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Archive for ottobre 2010

L’altra sera al Tg La7 lo zio Tibia Sallusti spiegava che la Repubblica del Bunga Bunga vanta illustri precedenti: tutti i grandi della storia, da Napoleone a Mitterrand, da Kennedy a Clinton, amavano le donne. Invano Padellaro tentava di spiegargli che qui le donne c’entrano come i cavoli a merenda. Ieri Belpietro ripeteva a pappagallo su Libero che “la storia è piena di capi di Stato puttanieri. Il più noto è Kennedy” e poi Mitterrand, Clinton e tutti gli altri: “Se Kennedy fosse ancora vivo, le sue abitudini sessuali indurrebbero Bersani a chiederne le dimissioni?”. Tutt’intorno, titoli inneggianti all’“elisir di bunga vita” (battutona), a B. che “la sa più bunga dei suoi avversari tetri e bigotti” (ri-battutona), all’“orgoglio etero di Silvio” (mica come i culattoni della sinistra), al suo “stile di vita liberale ma poco borghese” (tipo Einaudi, per dire). Sotto, la lingua vellutata di Mario Giordano, la vocina del padrone, informava che “la gnocca fa bene, è ufficiale”, “è bastato un po’ di bunga bunga e via: eccolo lì di nuovo in pista, cazzuto e grintoso come da qualche settimana non si vedeva”, e via con una serie di eleganti metafore sul ritrovato vigore del Cavaliere di Hardcore: “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare… Più lo attaccano con la gnocca, più lui si galvanizza”, “in Europa ottiene un risultato storico”, a Napoli “annuncia l’accordo coi sindaci”, senza dimenticare “le parole quantomai equilibrate e misurate sulla giustizia”, ergo “se tanto mi dà tanto, un’altra lenzuolata di D’Avanzo e riprende slancio la riforma dell’Università, un paio di articoli di Travaglio e riusciremo ad accelerare l’avvio del nucleare… la riduzione delle imposte e il quoziente familiare”, “gli insulti a base di gnocca, lungi dal prostrarlo, provocano a B. la stessa reazione delle arachidi a Superpippo: lo riattizzano. Più cercano di tirarlo giù, più lo tirano su. Sia detto senza allusioni, ma a lui il bunga bunga fa quell’effetto lì”. (altro…)

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Report: bonifiche fantasma e pesci ripuliti dal catrame per essere venduti. Sui fondali davanti a Genova giacciono ancora cinquantamila tonnellate di greggio. Che non fermano i pescatori.

pescatori,Altro che Louisiana, la marea nera di petrolio abita qui. Davanti alle coste tra Genova e Savona più di 50mila tonnellate di greggio giacciono sui fondali. Dimenticate da chi avrebbe dovuto bonificare la zona, inquinano l’acqua, intossicano e ricoprono di una melma grigiastra i pesci che si ammalano di cancro. Solidificato dal tempo fino ad apparire come massi lunari, il petrolio affolla le reti dei pescatori liguri nonostante vadano a gettarle lontano dalla zona off limits. Eppure, secondo le autorità, qui non dovrebbe esserci traccia del più grande disastro ecologico del Mediterraneo. Quello della superpetroliera Haven, inabissatasi davanti ad Arenzano con 144mila tonnellate di greggio dopo un esplosione che provocò la morte di cinque marinari l’11 aprile del 1991.

Da allora sono passati quasi vent’anni ma gli effetti di incuria o disattenzione, burocrazia o superficialità che denuncia Report in un documentario di Sigfrido Ranucci in onda questa sera, sono evidenti tra quei pesci morenti incatramati dai fondali. Un disastro senza colpevoli visto che la compagnia greco-cipriota è uscita assolta dopo aver addossato le responsabilità al capitano, morto nell’incidente. Un disastro che continua nell’indifferenza, nonostante ricercatori, pagati dallo Stato, abbiamo messo in allerta governo e ministeri della gravità della situazione.
Ma andiamo con ordine. Bastano pochi numeri a raccontare questa storia italiana. All’indomani dell’incidente, gli esperti stimano il danno ecologico in duemila miliardi di lire. L’Italia ne riceve 117 come risarcimento che decide di impiegare così: 32 per bonificare il mare e 60 ai Comuni del litorale come risarcimento. In realtà, di miliardi ne sono stati spesi solo 16 (circa 8 milioni di euro) ma per bonificare parte della Haven – dopo che il governo Berlusconi li aveva affidati nel 2005 alla Protezione civile – certificando poi che le acque erano pulite. Così non era, evidentemente, ma tanto fa e così gli altri 8 milioni di euro destinati a disinquinare il mare – e attribuiti di nuovo alla Protezione civile nel 2009 – sono stati impiegati per mettere in sicurezza la Stoppani, un’azienda che aveva inquinato di cromo e rame le acque, e in parte per la mobilità dei lavoratori. (altro…)

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La Corte di Cassazione ad aprile del 2008 lo ha condannato a un anno e sei mesi per violenza sessuale aggravata dall’abuso d’ufficio. A giugno di quest’anno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, ha firmato l’ordinanza che lo nomina vicedirettore generale. E sulla vicenda nove consiglieri provinciali del Pdl mercoledì hanno presentato un’interrogazione scritta a Zingaretti. Ma proprio quel giorno lo stesso Zingaretti ha firmato un’altra ordinanza nella quale accoglie le dimissioni dall’incarico (non dall’amministrazione provinciale) presentate dal dirigente. Una storia che merita di essere raccontata.

Se tu dai una cosa a me. I fatti risalgono a molti anni fa quando il dirigente, R.D.S, lavorava al Comune di Roma. Secondo i giudici l’uomo avrebbe preteso “giochini erotici” dalle organizzatrici delle manifestazioni culturali che bussavano alla sua porta in cambio di permessi per l’Estate Romana. E per questo è stato condannato in primo grado e in appello. Lui nel frattempo ha partecipato a un concorso per dirigenti alla Provincia, lo ha vinto ed è stato assunto.

La sentenza definitiva. Ad aprile scorso, però, la Corte di Cassazione ha confermato la condanna: un anno e sei mesi di reclusione per violenza sessuale aggravata dall’abuso di ufficio (pena sospesa con la condizionale). A questo punto gli uomini di Palazzo Valentini si pongono il problema: «Abbiamo aperto un procedimento disciplinare – spiega il direttore generale Antonio Calicchia – Ma dopo mesi di confronti con il dirigente e il suo avvocato abbiamo stabilito che non ci fossero gli estremi per il licenziamento».

Dalle stalle alle stelle. Dall’eventuale licenziamento si è passati alla “promozione”. Il 21 giugno di quest’anno il presidente Zingaretti, su proposta proprio di Calicchia che lo ha scelto tra vari dirigenti, ha firmato l’ordinanza numero 137 con la quale nomina R.D.S. vicedirettore generale della Provincia di Roma. «Nessun aumento di stipendio, nessun premio» assicura Calicchia, ma sicuramente un ruolo di maggior responsabilità e potere.

La fuga di notizie. La nomina resta quasi sotto silenzio. Fino ai giorni scorsi quando i consiglieri Simonelli, Tomaino, Bertucci, Lancianese, Scotto Lavinia, Petrella, Indicco, De Angelis e Stefani hanno cominciato a muoversi per vederci chiaro. E mercoledì 27, quando finalmente hanno avuto in mano un po’ di carte, hanno presentato un’interrogazione scritta a Zingaretti. Il caso ha voluto che proprio due giorni prima R.D.S avesse dato le dimissioni dall’incarico per “troppe competenze”. Dimissioni che il presidente della Provincia ha accolto proprio mercoledì 27. Zingaretti, ieri, non ha commentato. «Quel dirigente è un validissimo professionista – conclude Calicchia – Ho la massima fiducia in lui. E poi bisogna leggere bene la sentenza. Non ha violentato nessuno. Ha solo tentato di dare un bacetto sul collo ad una signorina».

solleviamoci.wordpress.com

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Sette nuovi scatti, mai esposti al pubblico, e sei gia’ noti realizzati in Italia. Questo il nucleo centrale della rassegna Hiding in Italy dell’artista cinese Liu Bolin, in mostra da oggi fino al 14 novembre alla Fondazione Forma. La mostra e’ supportata da Fondazione Italia Cina, Boxart Galleria d’Arte, Asian Studies Group, Veneranda Fabbrica del Duomo e Mazen, con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia e Comune di Milano.La rassegna offre la possibilita’ di ricostruire il percorso finora svolto da Liu Bolin, attraverso una ventina di opere della serie Hiding in the city, realizzate in Cina e nel resto del mondo tra il 2006 e il 2010, oltre agli inediti che hanno come soggetto Verona, Milano e Venezia. Nelle intenzioni di Liu Bolin la minaccia dello sprofondamento del capoluogo veneto si fa simbolo del surriscaldamento globale. Mentre Milano e’ per l’artista la capitale del made in Italy culturale e produttivo, gemellata idealmente con la Shanghai dell’Expo, che nel 2015 passera’ il testimone proprio alla citta’ lombarda. Dopo l’apertura milanese, il lavoro di Liu Bolin fara’ tappa a Verona, alla galleria Boxart, dove restera’ dal 16 novembre al 4 dicembre.

Adnkronos

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«Ho imparato da Borsellino la resistenza: andare avanti nonostante gli attacchi e le diffamazioni». È un Robeto Saviano emozionato quello che oggi a Roseto a ricevuto il “Premio nazionale Paolo Borsellino: 10 giorni per la legalità”. Il giornalista ha ricevuto il riconoscimento da Antonio Ingroia, ora procuratore distrettuale antimafia a Palermo e in passato nel pool guidato da Falcone e Borsellino.

FOTO Saviano riceve il premio Borsellino

«Parlare di Borsellino è complicato», ha detto Saviano, «io mi sento inadatto. Quello che faccio è studiare la sua vicenda. Ci ha dato un metodo di vita e di lavoro contro la mafia. Per me, ricevere un premio intitolato a lui è una grande emozione».  Parlando dei giudici trucidati da Cosa nostra, ha affermato che “il loro talento mette paura non solo ai poteri del passato ma anche ai poteri di oggi, che mai come adesso sentono di scricchiolare, avviati come sono verso la fine”. Il giornalista ha anche salutato l’Abruzzo: «Amo questa regione: è stata la prima ad assegnarmi la cittadinanza onoraria».

Oltre al giornalista oggi sono stati premiati Andrea Riccardi, presidente della Comunità di Sant’Egidio (premio per la pace, la giustizia e la solidarietà), Alfredo Rossini, procuratore della Repubblica all’Aquila (premio per l’Abruzzo), Ascanio Celestini, attore e scrittore, don Aniello Manganiello, del Centro don Guanella a Scampia, Salvatore Di Landro, procuratore generale a Reggio Calabria.

Quella di oggi è stata l’ultima giornata dedicata al Premio, iniziato il 21 ottobre, che si è svolto a Roseto, Pineto, Giulianova e Teramo. Il tema: «Cultura della legalità e senso dello Stato». Presidente della 15ª edizione del Premio è il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia. La giuria è composta dai giornalisti Sandro Ruotolo, Maurizio De Luca, Francesco La Licata, Sandro Palazzolo e Lirio Abbate.

ilcentro

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Ormai i depistaggi arrivano rapidissimi, in contemporanea con le piste. Lasciamo da parte Minzolingua, che è un professionista (il Tg1 è tutto un “presunto”: manca soltanto che B. diventi il presunto premier e quella di Arcore la sua presunta villa). A scavalcarlo han provveduto persino Emilio Fede, che al suo confronto è Ted Turner e lo stesso B., che ha confessato quasi tutto: conosce Ruby e le ha aperto il suo cuore, al punto di attaccarsi al telefono per salvarla dai poliziotti rossi che avevano osato fermarla per furto. Lasciamo pure da parte i giornali della ditta che, non potendo negare la storia, riattaccano le lagne del “gossip” e della persecuzione, come se la Procura di Milano avesse braccato la ragazza per incastrare B., e non se la fosse invece trovata fra i piedi per caso. Il Giornale titola: “Otto procure a caccia di Berlusconi. Neanche fosse Al Capone”. E Libero: “Ci risiamo con la gnocca. Trappolone per il Cav”. Se passa l’idea che lo perseguitano perché gli piacciono le donne, come riuscì a far credere un anno fa per Noemi, le veline candidate, la D’Addario e i festini nelle ville, B. vincerà anche stavolta. E nei bar si risentirà l’orrendo ritornello italiota: “Lui almeno ama le donne, a sinistra invece sono gay o vanno a trans”. Proprio a questo – dirottare l’attenzione dal vero oggetto dello scandalo verso le sue abitudini sessuali – mirano le dichiarazioni rilasciate ieri da B., dopo l’improvvida confessione del primo giorno: “Amo la vita e amo le donne. Nessuno potrà mai farmi cambiare stile di vita, faccio degli sforzi massacranti, nessuno mi può impedire di passare ogni tanto qualche serata distensiva. Mi sono adoperato per trovare un affidamento per questa ragazza: mi sembrava in una situazione drammatica, le ho mandato una persona (Nicole Minetti, ndr) ad aiutarla”. E così, in un incrocio fra la parabola evangelica e la fiaba, ecco il buon samaritano che si ferma sulla strada fra Gerusalemme e Gerico a soccorrere la piccola fiammiferaia marocchina. Poi, si capisce, siccome si sacrifica per noi, avrà pur diritto a un po’ di svago. La vita è breve e la carne è debole. Casomai, una volta tanto, le opposizioni volessero approfittare dell’ennesimo scandalo (non solo è un loro interesse, ma un preciso dovere), dovrebbero evitare dichiarazioni moralistiche sullo stile di vita, la concezione della donna, la volgarità e i gusti sessuali del premier (fatti suoi, di chi lo vota e frequenta). E inchiodarlo non al bunga bunga, ma agli aspetti pubblici della vicenda. (altro…)

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Trovato cinque anni fa e rimesso a posto in cassaforte. Tutto “per ordini superiori”. Ma l’ufficiale dei carabinieri che se lo ritrovò tra le mani lo fotocopiò trattenendone la copia. Sono le clamorose rivelazioni di due militari acquisite agli atti del processo Mori.

Protagonista è il capitano dei carabinieri Antonello Angeli che il 17 febbraio del 2005 diresse la perquisizione nella villa di Massimo Ciancimino, sul lungomare dell’Addaura, lasciandosi sfuggire il “papello” di Totò Riina.

L’ufficiale si sarebbe reso perfettamente conto che stava trascurando carte scottanti sulla trattativa tra Stato e mafia, ma avrebbe agito per “ordini superiori”. A rivelarlo ai pm di Palermo è un maresciallo, Saverio Masi, che dice di aver raccolto le confidenze dello stesso capitano poco dopo l’“anomala” perquisizione. Presentatosi spontaneamente ai pm di Palermo Nino Di Matteo e Paolo Guido, che indagano sulla “trattativa” tra Stato e mafia, il sottufficiale ha raccontato che fu lo stesso Angeli a rivelargli come avesse rinvenuto in un soppalco di quella villa dell’Addaura, “la documentazione relativa ai rapporti tra le istituzioni e Cosa Nostra” e in particolare il “papello redatto da Totò Riina”.

Secondo il maresciallo, il papello non fu toccato perché “dai superiori arrivò l’ordine di non procedere al sequestro”, in quanto si sarebbe trattato di “documentazione già acquisita”. Ma al maresciallo, Angeli avrebbe riferito infatti di aver fotocopiato di nascosto la documentazione ufficialmente sfuggita al suo controllo grazie all’aiuto di un collaboratore. Qualche tempo dopo, allo stesso maresciallo, Angeli avrebbe chiesto di contattare un giornalista per denunciare pubblicamente la storia del mancato sequestro. Obbedendo al suo capitano, il sottufficiale, in compagnia di un collega, incontrò l’inviato di un quotidiano nazionale che però rifiutò di pubblicare la notizia. Il giornalista, chiamato dai pm, ha confermato tutto, consegnando persino un biglietto su cui i carabinieri avevano scritto i propri nomi e recapiti. Di quella “strana” perquisizione nella villa all’Addaura da parte di carabinieri incredibilmente “distratti” che avevano messo la casa sottosopra, ma si erano lasciati sfuggire il documento di Totò Riina, aveva già parlato Massimo Ciancimino, sostenendo però che la cassaforte non era stata neppure aperta. (altro…)

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Proteste contro cava Sari e la riapertura del sito di Taverna Re
Il premier: non saranno aperte discariche a Terzigno e Serre.

 

Dopo l’intesa raggiunta ieri sera tra governo e sindaci dell’area vesuviana e l’assicurazione del premier che non saranno aperte le discariche a Terzigno e Serre, in mattinata ci sono stati nuovi momenti di tensione tra forze dell’ordine e manifestanti che hanno cercato in mattinata di impedire l’accesso degli autocompattatori all’interno del sito di stoccaggio delle ecoballe di Taverna del Re a Giugliano (Napoli). Il sito è stato riaperto a seguito di un’ordinanza del presidente della Provincia e dovrebbe accogliere oltre diecimila tonnellate di rifiuti “tal quale”. A scatenare la rivolta è stato il fatto che c’era un preciso impegno sancito in passato che il sito, che accoglie oltre 6 milioni di tonnellate di spazzatura, non avrebbe più riaperto i cancelli.

Intesa bocciata dai manifestanti.
Ai manifestanti presenti questa notte alla rotonda di via Panoramica, la strada di accesso alla discarica di Terzigno (Napoli), l’intesa raggiunta tra i sindaci e il premier Berlusconi non è piaciuta. Il documento, sottoscritto in Prefettura a Napoli, è stato letto al megafono e accompagnato da dissensi, in particolare per quanto riguarda la cava Sari, la discarica fonte di gravi disagi per le popolazioni a causa dei miasmi che si sentono anche in queste ore e per l’inquinamento ambientale che, sostengono i manifestanti, sarebbe stato prodotto in maniera irreversibile. Secondo i rappresentanti dei comitati in lotta non ci sarebbero le garanzie chieste per la non riapertura e la bonifica della discarica. I manifestanti annunciano che il presidio continuerà. La manifestazione in programma nel pomeriggio, con la confluenza di cortei da varie città del Vesuviano non è stata organizzata «per festeggiare quello che non c’è da festeggiare, ma un momento di lutto per le popolazioni del territorio».

Movimento vesuviano: la lotta va avanti. «Non possiamo fermare la mobilitazione fino a risultati concreti e davvero rispettosi del bene pubblico»: è quanto sostiene il Movimento per la difesa del territorio dell’area vesuviana in un documento in merito all’accordo tra il premier Silvio Berlusconi e i sindaci dell’area vesuviana. «Noi – sottolinea il movimento – vogliamo che l’esclusione della discarica dalla cava Vitiello diventi legge senza se e senza ma, ma pretendiamo anche il blocco immediato e la bonifica della discarica in cava Sari. Esistono già analisi sulle falde acquifere della zona della cava fatte dalle autorità sanitarie che dicono che sotto quello sversatoio pluridecennale le acque sono perfino più inquinate che il percolato stesso della discarica. Quindi nessun sindaco può prendere impegni a nome nostro sull’interruzione della lotta».

ilmessaggero.

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E’ venuto il momento di fondare un comitato di solidarietà per Angelino Al Fano e Niccolò Ghedini. Due giorni fa, già molto provati dalle ottanta versioni del processo breve e dalle novantacinque della legge bavaglio (peraltro finite nel cesso), erano usciti esausti ma felici dalle segrete di Palazzo Grazioli, dopo mesi di duro lavoro, con l’ultima formula magica del cosiddetto Lodo: un algoritmo complicatissimo che non si capiva bene se fosse reiterabile ma non retroattivo, o retroattivo ma non reiterabile, o reiattivo e retroterabile, tenendo presenti la variante Mills, l’equazione Mediaset, la prescrizione Mediatrade, la radice quadra di Fini costruita sull’ipotenusa di Napolitano che produce una spinta dal basso verso Casini diviso Cuffaro moltiplicato Bersani fratto Di Pietro meno Bossi. I due poveracci stavano per esultare con il classico “eureka!”, ma l’urlo liberatorio gli s’è strozzato in gola. Mentre quelli lavoravano, l’Utilizzatore Finale ci era ricascato con una minorenne, riuscendo a infilarsi in una storia di prostituzione e abusi di potere (vedi telefonata alla questura per far rilasciare la ragazza fermata per furto senza documenti). Tutto da rifare. Ogni volta che gli fabbricano uno scudo su misura e glielo provano addosso, quello si sposta di lato e ne combina un’altra delle sue. Provate voi a scudare un nano in movimento. Aveva ragione B.: non è lui a volere lo scudo, sono Alfano e Ghedini che, non potendone più, sono disposti a tutto pur di tornare a uno straccio di vita normale. Che so, rivedere ogni tanto la luce del sole, riabbracciare i familiari un paio di volte l’anno e soprattutto evitare che mogli e figli li guardino con due occhi così: “Caro, ma davvero hai detto che la storia di Ruby è assolutamente infondata, quando l’ha confermata persino Fede? Sicuro di star bene?”. Ora Angelino Jolie e Niccolò Pitagorico sono ripiombati in laboratorio per apportare alcuni emendamenti al Lodo Al Nano: la maggiore età è abbassata retroattivamente a 12 anni; proibito ex post trattenere in questura le ladre carine nel raggio di 100 km da Arcore; depenalizzato lo sfruttamento della prostituzione quando appaia chiaro, come nel caso B., che non è lui a sfruttare la prostituzione: è la prostituzione a sfruttare lui. L’importante è che lui si cucia la bocca, altrimenti poi persino Minzolini capisce che non è perseguitato. Ieri invece lo sventurato ha spiegato la telefonata in questura con un meraviglioso “lo sanno tutti che sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ne ha bisogno”. Ecco, è fatto così: come possono testimoniare migliaia di ladri, non appena ne finisce uno in questura, B. chiama da Palazzo Chigi per farlo rilasciare. Soprattutto se è di origini marocchine e balla sul cubo. (altro…)

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Un patto segreto con il social network. Che consente alle forze dell’ordine di entrare arbitrariamente e senza mandato della magistratura in tutti i profili degli utenti italiani. Lo hanno appena firmato in California.

Negli Stati Uniti, tra mille polemiche,
è allo studio un disegno di legge che, se sarà approvato dal Congresso, permetterà alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nelle piattaforme tecnologiche tipo Facebook e acquisire tutti i loro dati riservati. In Italia, senza clamore, lo hanno già fatto. I dirigenti della Polizia postale due settimane fa si sono recati a Palo Alto, in California, e hanno strappato, primi in Europa, un patto di collaborazione che prevede la possibilità di attivare una serie infinita di controlli sulle pagine del social network senza dover presentare una richiesta della magistratura e attendere i tempi necessari per una rogatoria internazionale. Questo perché, spiegano alla Polizia Postale, la tempestività di intervento è fondamentale per reprimere certi reati che proprio per la velocità di diffusione su Internet evolvono in tempo reale.
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Una corsia preferenziale, insomma, che potranno percorrere i detective digitali italiani impegnati soprattutto nella lotta alla pedopornografia, al phishing e alle truffe telematiche, ma anche per evitare inconvenienti ai personaggi pubblici i cui profili vengono creati a loro insaputa. Intenti forse condivisibili, ma che di fatto consegnano alle forze dell’ordine il passepartout per aprire le porte delle nostre case virtuali senza che sia necessaria l’autorizzazione di un pubblico ministero. In concreto, i 400 agenti della Direzione investigativa della Polizia postale e delle comunicazioni potranno sbirciare e registrare i quasi 17 milioni di profili italiani di Facebook.
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Ma siamo certi che tutto ciò avverrà nel rispetto della nostra privacy? In realtà, ormai da un paio d’anni, gli sceriffi italiani cavalcano sulle praterie di bit. Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e persino i vigili urbani scandagliano le comunità di Internet per ricavare informazioni sensibili, ricostruire la loro rete di relazioni, confermare o smentire alibi e incriminare gli autori di reati. Sempre più persone conducono in Rete una vita parallela e questo spiega perché alle indagini tradizionali da tempo si affianchino pedinamenti virtuali. Con la differenza che proprio per l’enorme potenzialità del Web e per la facilità con cui si viola riservatezza altrui è molto facile finire nel mirino dei cybercop: non è necessario macchiarsi di reati ma basta aver concesso l’amicizia a qualcuno che graviti in ambienti “interessanti” per le forze dell’ordine. (altro…)

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C’è una cornetta che passa di mano e una voce che cambia, sulla linea telefonica che corre da Roma a Milano. E che restituisce Ruby all’abbraccio delle sue amiche, Nicole Minetti e le due bellezze da urlo di Mediaset, Marysthell Polanco e Barbara Faggioli, che alle due di notte la aspettavano sul marciapiede davanti alla Questura di via Fatebenefratelli 11. È questo il nocciolo dell’indagine sulle presunte notti brave della diciassettenne marocchina che rischia di turbare la stabilità di almeno un paio di palazzi del potere romani, il Viminale e la Presidenza del Consiglio.

Perché è questa la più delicata delle ipotesi di lavoro che seguono i magistrati di Milano. I quali, secondo indiscrezioni, avrebbero già trovato alcuni puntelli investigativi sulla circostanza che la notte del 27 maggio scorso, a chiamare il capo di gabinetto della questura meneghina, Pietro Ostuni, sia stato un uomo della scorta del premier, che si sarebbe qualificato come ”caposcorta”. Ruby, alias Karima, era in stato di fermo da poche ore e quella voce al telefono ne avrebbe sollecitato l’immediato rilascio per non creare un imbarazzante caso diplomatico, dal momento che la ragazza era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak.

L’ipotesi ancora tutta da verificare, ma che tuttavia i magistrati hanno deciso di prendere in considerazione, è che di fronte alle prevedibili resistenze del funzionario milanese, il caposcorta (se davvero era lui) avrebbe passato la cornetta del telefono al presidente Berlusconi in persona, che avrebbe confermato la richiesta appena avanzata dal primo interlocutore.

Ieri sera la Questura di Milano ha confermato di aver ricevuto il sollecito da Palazzo Chigi, senza chiarire chi fosse stato a chiamare. E ha spiegato che comunque, prima di rilasciare la ragazza, sono stati compiuti gli accertamenti del caso. In realtà, Ruby era in stato di fermo per un presunto furto commesso nell’appartamento di un’amica che le aveva dato ospitalità e fiducia. Qualche mattina prima, diceva la denuncia, la giovane marocchina si era svegliata sola in casa, aveva fatto le valige e se n’era andata, portandosi appresso anche un paio di Rolex e qualche migliaio di euro. Poi, quel 27 maggio, la padrona di casa aveva riconosciuto Ruby in un centro benessere, aveva chiamato il 113 e la ragazza, in prima serata era già in Questura, senza documenti e con la stampata del pc della Polizia che raccontava la sua precedente fuga dalla casa famiglia di Messina. C’è da ritenere, dunque, che se fosse stata una ragazza qualsiasi probabilmente sarebbe stata trattenuta almeno fino al giorno dopo, oppure fino al parere del pubblico ministero minorile di turno. (altro…)

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Il nuovo “talento” arriva dalla Cina ed è sicuramete tra i più impressionanti finora conosciuti. China’s got talent, la versione orientale dell’ormai strapopolarissimo talent show partito dall’Inghilterra e diffuso in oltre trenta paesi, ha appena incoronato il suo vincitore, il ventitreenne Liu Wei, davvero un pianista d’eccezione. Infatti dopo un drammatico incidente all’età di 10 anni gli furono amputate entrambe le braccia dopo aver toccato involontariamente dei cavi ad alta tensione mentre giocava a nascondino.

Dopo un iniziale momento di sconforto, fu provvidenziale l’incontro con il presidente dell’associazione cinese delle persone con disabilità di questo genere che insegnò a Liu ad usare tutto il suo corpo per compensare la mancanza delle braccia. Così il giovane è riuscito a condurre una vita normale, praticando sport come il nuoto e decidendo a diciotto anni di dedicarsi più da vicino anche ad una delle sue passioni preferite, la musica.

In soli cinque anni Liu è riuscito ad arrivare ad un livello molto alto, e questo lo ha dimostrato nella sua esibizione del talent show, dove ha interpretato una versione di “You’re beautiful” di James Blunt. Le sua mani sono in realtà le dita dei piedi che muove con una scioltezza impressionante. Di seguito l’interpretazione che gli ha portato la vittoria dello show; da notare nella versione cinese l’atteggiamento senza lacrime dei giudici che in molti altri paesi si sarebebro sciolti in valli di lacrime.

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L’artista JR ha vinto il TED Prize 2011 per le sue fotografie nelle strade di Cambogia, Brasile e Kenya
«Sono sbalordito. Non sapevo nemmeno di essere stato nominato»

L’artista francese JR ha vinto il TED Prize 2011 per le sue enormi fotografie attaccate sui muri delle zone più povere e oppresse del mondo.

TED (Technology Entertainment Design) è un progetto, nato nel 1984 da Richard Saul Wurman e Harry Marks, che ha l’obiettivo di dare risalto a “idee degne di essere diffuse”, come recita il suo motto. Ogni autunno, centinaia di pensatori da tutto il mondo si radunano per la conferenza annuale di TED ed esprimono le loro idee innovative in campi diversissimi tra loro, dall’economia ai videogiochi, dalla tecnologia alla letteratura; buona parte delle conferenze si possono vedere online, sottotitolate grazie all’aiuto degli utenti di tutto il mondo. Il TED Prize, fondato nel 2005 e già vinto da figure come Bill Clinton e Bono, consiste in 100mila dollari e, soprattutto, nella possibilità di esprimere un “desiderio che cambi il mondo”, ideando insieme a TED un progetto umanitario.

TED ha motivato così la scelta di conferire il premio a JR:

JR espone le sue fotografie nella più grande galleria d’arte del pianeta. Il suo lavoro si trova, gratis, nelle strade del mondo, e cattura l’attenzione di persone che di solito nei musei non ci vanno. Il suo lavoro parla di impegno, libertà, identità e limiti.

La direttore di TED Prize, Amy Novogratz, ha detto che «JR mette il volto di un essere umano su molti dei problemi sociali più gravi, mentre ridefinisce il modo in cui vediamo, facciamo ed esponiamo l’arte. JR ha convinto tutti noi del Ted Prize. Non c’è alcun dubbio che il suo talento — insieme alle risorse di questa meravigliosa comunità — porteranno a un desiderio che cambi il mondo.»

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CBM Italia Onlus chiude con il concerto di musica classica “Musica per gli occhi” un ottobre ricco di appuntamenti: per ricordare che la cecità si può sconfiggere. Appuntamento al circolo “Alessandro Volta” di Milano.

CBM Italia Onlus in ottobre ha festeggiato l’XI Giornata Mondiale della Vista sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per ricordare all’opinione pubblica mondiale che la cecità molto spesso può essere prevenuta e curata con interventi mirati. Per la prima volta negli ultimi 20 anni il numero delle persone cieche e ipovedenti è diminuito: sono 40 milioni le persone cieche e 246 milioni quelle ipovedenti. Numeri ancora alti, che però riflettono un miglioramento circa del 10% rispetto all’ultima indagine dell’OMS del 2004. Un risultato che è frutto del lavoro congiunto realizzato da Organizzazioni Non Governative, Governi e istituzioni locali nei Paesi in Via di Sviluppo. Purtroppo la cecità è una piaga che toglie la speranza ancora a troppi bambini, famiglie e intere comunità nelle aree più povere al mondo. Basti pensare che con una diagnosi precoce, spesso è possibile curare le principali cause della cecità evitabile.

 Nel Mese della Vista CBM Italia chiude la propria serie di appuntamenti giovedì 28 ottobre alle ore 21 con il concerto “Musica per gli occhi”, in cui la musica classica sarà la protagonista.

Sei affermati artisti (Maurizio Carnelli, Silvia Cignoli, Michele Fedrigotti, Luca Schieppati, Irene Veneziano, Patrizia Zanardi) si esibiranno sulle note di Chopin, Liszt, Britten, Mertz. Finale a sorpresa, con un suggestivo ascolto che permetterà di sviluppare i sensi in una nuova dimensione emotiva.

 L’ingresso al concerto è gratuito.

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Il pentito indica Lorenzo Narracci
ex agente del Sisde adesso all’Aisi
La Procura: “La sicurezza non c’è”
Palermo, indagato il generale Mori
“I padrini li ho sempre combattuti”.

 

A dividerli c’era un vetro. Da un lato il pentito Gaspare Spatuzza. Dall’altro l’ex agente del Sisde, ora all’Aisi, Lorenzo Narracci. All’ex mafioso i pm di Caltanissetta, che hanno riaperto le indagini sulle stragi del ’92, hanno chiesto se lo 007 fosse «la persona esterna alla mafia» che, secondo il collaboratore, avrebbe partecipato ai preparativi dell’eccidio di via D’Amelio. «È lo stesso che mi avevate mostrato in foto», ha risposto. Tra Narracci e l’uomo visto mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata per uccidere Borsellino ci sarebbe una somiglianza. Spatuzza, però, non è stato in grado di andare oltre e dare risposte certe.

Mentre a Caltanissetta si torna a parlare dei misteri sulle stragi del ’92, a Palermo, l’ex generale dell’Arma Mario Mori torna protagonista della cronaca giudiziaria ritrovandosi iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Un capitolo che si intreccia con quello degli eccidi del ’92: la trattativa, secondo i pm, sarebbe stata intrapresa da apparati istituzionali proprio per fermare la stagione di sangue inaugurata da Cosa nostra con l’assassinio del giudice Giovanni Falcone. (altro…)

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Scoppia il caso a Pont-Saint-Martin, in Val d’Aosta.

Nomi di genitori e bambini inadempienti sul sito del Comune. Il sindaco: «Procedura prevista».

Una gogna pubblica, anche se virtuale. Genitori e bimbi nel mirino. La colpa: i ritardi nel pagamento delle rette della mensa scolastica. La pubblicazione sul sito istituzionale del comune dell’elenco dei cittadini morosi per mancato pagamento delle rette per il servizio ha scatenato la polemica a Pont-Saint-Martin (Aosta), piccolo centro di 4mila abitanti al confine con il Piemonte. L’amministrazione comunale ha infatti deciso di inserire su web i nomi di chi non ha versato il canone, aggiungendo nella lista anche i nomi dei figli che hanno usufruito del servizio, il periodo di mancato pagamento e la cifra dovuta all’ente pubblico. Le ingiunzioni variano da un minimo di 144,13 ad un massimo di 1.624,35 euro.

IL SINDACO: «PROCEDURA PREVISTA» – «Abbiamo espletato la procedura prevista dal regolamento comunale – spiega il sindaco, Guido Yeuillaz, alla guida di una Giunta composta da Union Valdotaine e indipendenti – inviando vari messaggi e convocando i diretti interessati. Abbiamo invitato le famiglie a chiedere l’esenzione dal pagamento, prevista per chi è in difficoltà economica, ma non lo hanno fatto». «I dati inseriti su Internet non sono sensibili – ha proseguito – e quindi non c’è violazione della privacy, anche se sono il primo ad ammettere che era meglio non aggiungere i nomi dei minori». «Qualcuno ha paragonato questa vicenda a quella di Adro – conclude il sindaco – ma ci tengo a precisare che non abbiamo mai interrotto la somministrazione dei pasti ad alcun bambino anche se la retta non era stata pagata».

L’OPPOSIZIONE: «VIOLAZIONE DELLA PRIVACY» – La vicenda è stata sollevata in Consiglio comunale da un’interpellanza della minoranza di centro-sinistra. «Secondo noi – commenta la consigliere Cleta Yeuillaz – c’è un’evidente violazione della privacy. Le persone che non hanno pagato, tra cui alcuni immigrati stranieri, sono state messe alla berlina, con il rischio di discriminazione all’interno di un piccolo paese come il nostro».

solleviamoci.wordpress.com

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Lodo.

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Al posto di B. cominceremmo seriamente a preoccuparci. Da qualche settimana stanno crollando l’una dopo l’altra tutte le fondamenta del suo strepitoso successo: le balle. Nel dorato mondo berlusconiano, le bugie hanno sempre avuto gambe lunghissime. Ultimamente invece durano lo spazio di un mattino. Anche perché lui stesso, complice l’arteriosclerosi, contribuisce a strozzarle sul nascere, nella culla. Non riesce più a coordinarsi con se stesso. Aveva appena convinto i suoi fans che non è lui a volere lo scudo Alfano, ma i suoi alleati che glielo impongono a sua insaputa. Intanto che ti fa? Rilascia un’intervista per il nuovo (si fa per dire) libro (si fa per dire) di Vespa e dice l’esatto contrario: lo scudo “è indispensabile contro certi pm”, quindi è lui che lo vuole. Come dice Vergassola, “mente sapendo di smentire”. Il bello delle sue autosmentite è che è falsa sia la prima affermazione, sia la seconda che la contraddice. Infatti lo scudo non riguarda i pm: non blocca le indagini, ma i processi dopo il rinvio a giudizio, quindi gli serve contro “certi giudici”, non contro “certi pm”, che con o senza scudo continueranno a fare quel che fanno oggi. A proposito di pm: quelli di Roma, che avevano generosamente aperto un’inchiesta per truffa a gentile richiesta di Storace (loro affezionato cliente) sulla casetta di Montecarlo, hanno chiesto l’archiviazione per Fini e Pontone in quanto non è emersa alcuna truffa. Chiunque abbia letto anche distrattamente il codice penale, lo sapeva fin dall’inizio: la vicenda investe al massimo il costume, o il malcostume, di favorire un parente acquisito vendendo a prezzi modici un alloggio a una società estera da lui segnalata e chiudendo poi un occhio sul fatto che lui l’ha presa in affitto. L’idea di trasformarla in un reato poteva venire solo al Giornale e a Libero, che comprensibilmente non possono sottilizzare sulla questione morale in casa Fini, avendo sempre sorvolato su quelle criminali in casa B. Così ora l’affaire Montecarlo è un caso chiuso. (altro…)

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