Precedenti, Schede stampate in soprannumero o tornate “votate” ai Consolati senza che gli elettori le avessero viste. Le frodi in Sudamerica. Il ruolo di associazioni e patronati.
Innanzitutto c’è il problema dei plichi con la scheda elettorale. Che arrivano a casa per posta, ma in realtà è impossibile certificare chi vota. In alcune zone, specie in Sudamerica, i plichi vengono smistati in maniera del tutto irregolare. Per non parlare delle schede stampate in numero superiore ai votanti…”. Rodolfo Ricci, coordinatore di Filef (Federazione italiana lavoratori emigranti e famiglie), dall’alto della sua esperienza racconta ciò che ha visto nelle precedenti elezioni estere, introdotte dalla legge Tremaglia del 2001.
Una platea, quella degli italiani oltre confine, che al momento è composta da circa quattro milioni di elettori, di cui 2,1 in Europa e 1,3 in Sudamerica. Considerando che alle ultime Politiche ha votato circa il 30% degli aventi diritto, parliamo di circa 1 milione e 200 mila persone. Che al referendum costituzionale potrebbero essere di più visto che quest’anno voteranno anche i residenti temporanei all’estero (chi è fuori per almeno tre mesi).
Insomma, a grandi linee, i votanti “esteri” al referendum potrebbero raggiungere il milione e mezzo: una bella fetta elettorale che fa gola alle forze in campo, specialmente alla luce dei sondaggi che danno il Sì e il No quasi appaiati. Così, da almeno un mese, i comitati per il Sì e per il No si danno battaglia anche in confronti all’estero, in Europa e non solo.
Il governo ha dato vita addirittura a tour promozionali, come quello di Maria Elena Boschi in Sudamerica, che ha scatenato polemiche per la presenza di consoli e ambasciatori italiani. Anche il referente politico del comitato BastaunSì, Roberto Cociancich, da settimane gira come una trottola ed è stato attaccato per l’invito, a un incontro elettorale a Toronto, all’ambasciatore italiano in Canada (che poi non è andato).
Il problema, però, è che sul voto all’estero il rischio di frodi o brogli è molto alto. Soprattutto in luoghi lontani, come il Sudamerica, dove in passato si è assistito a scene da mercato delle vacche, con i plichi che venivano acquistati da personaggi locali e poi rispediti ai consolati con le schede votate. Oppure è capitato che siano state stampate più schede degli aventi diritto. O casi in cui i plichi non sono mai arrivati al destinatario, ma risultavano regolarmente consegnati al consolato, con tanto di voto. Insomma, se si vuole imbrogliare, le maglie larghe di certe zone del mondo lo consentono. E questo può andare a scapito di tutti. “In passato in Argentina e Venezuela si sono verificate delle vere frodi elettorali, con voti falsificati. Uno dei problemi è il recapito delle schede, perché si usano operatori privati che non sempre consegnano i plichi agli elettori”, racconta Ricci.
Oltre alle possibilità irregolarità, c’è poi il ruolo che giocano le associazioni e i patronati. Specialmente questi ultimi (che fanno capo a Cgil, Cisl, Uil e Acli) svolgono una funzione essenziale perché spesso si sostituiscono ai consolati per le questioni burocratiche e amministrative.
La loro capacità d’influenza – racconta Aldo Di Biagio, senatore di Ap eletto in Svizzera – “è enorme, specialmente in questo referendum dove gli italiani all’estero si rivolgono a loro per farsi spiegare i contenuti della riforma di cui sanno poco o nulla”. Di Biagio ammette anche che “il quesito sulla scheda, così com’è posto, spingerà molti nostri connazionali a votare Sì”.
Per ingraziarsi ancora di più le associazioni di italiani all’estero, il governo ha annunciato pure lo stanziamento nella legge di Stabilità di 50 milioni di euro “per la promozione e lo sviluppo della cultura e della scienza italiana nel mondo”, un piano di promozione del brand “Italia” di cui non si sa nulla, se non la cifra messa sul tavolo.
Denaro che andrebbe a sovvenzionare anche il mondo dell’associazionismo, parte del quale si sta spendendo per il Sì. “Il voto all’estero è tutto fuorché trasparente. E il problema maggiore, a mio avviso, è la mancanza di garanzia sul voto personale certificato. Quando arriva il plico a casa è impossibile sapere chi davvero segna la scheda…”, osserva Mario Mauro, senatore di Gal ed ex ministro della Difesa.
I plichi elettorali arriveranno entro il 14 novembre (c’è stato uno slittamento per consentire il voto ai “temporanei”): entro il 24 i nostri connazionali dovranno rispedirlo con il proprio voto al consolato di competenza.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 25/10/2016.
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