SI RITIRANO GABANELLI E STRADA, IN CORSA L’EX PRESIDENTE PDS.
Mandate un messaggino a Vito, lo deve sapere!!!”. Nella stanza dello staff comunicazione del Senato, appena il blog pubblica quelle tre righe che segnano lo “scacco matto”, scatta la corsa a chiamare il capogruppo. È là, riunito con i presidenti degli altri parlamentari, stanno decidendo il calendario dei lavori di oggi, non può non sapere che nel frattempo Milena Gabanelli ha rinunciato, Gino Strada ha preferito Rodotà e la classifica delle Quirinarie è scorsa giù, fino al nome che incastra il Pd. Eppure, un minuto dopo Vito Crimi compare al secondo piano di palazzo Madama. Cammina svelto sul velluto rosso, abbraccia le persone che incrocia, è raggiante. E con il Pd ci ha già parlato. Prima che la notizia finisse sul blog, è stato avvertito del nuovo nome. E così, di fronte a Luigi Zanda che gli chiedeva lumi, ha potuto sfoggiare l’asso nella manica: noi, come Capo dello Stato, scegliamo il primo presidente del Pds. Una bomba, un miracolo. Che oggi, oltre ai 163 voti dei grillini eletti, ne dovrebbe prendere quasi un altro centinaio: i 47 di SeL, altrettanti “dissidenti” del Pd. Non basteranno, però.
I CINQUE STELLE lo capiscono quando nel cortile di Montecitorio sta scendendo il tramonto. Il nome di Franco Marini comincia a passare di telefonino in telefonino. Beppe Grillo a quell’ora è a Pordenone, davanti a una piazza piena: “Quando mi hanno detto Marini, ho pensato: Valeria? Non pensavo avesse fatto la sindacalista”. Scherza, si scatena. Poi si fa serio: “Vi rendete conto che hanno scelto un nome chiusi in una stanza? Lo propone il Pd, lo voteranno quelli del Pdl. Sono spacciati”. Era entusiasta, fino a pochi minuti prima, quando descriveva il candidato dei Cinque Stelle, “un signore di 80 anni, capace di emozionarsi come un ragazzino”. Qualcuno, da sotto il palco, gli urla che è troppo vecchio. Lui risponde: “Arriveremo anche a un giovane. Sì è vero. Forse è troppo vecchio, ma ci arriveremo. Forse era presto per qualcuno di più giovane. Ci stiamo lavorando. Dateci tempo”. Poi si interrompe un attimo, ci ripensa, e rivolto al pubblico: “Se è per questo anch’io sono troppo vecchio, non dovrei essere qui a parlare su questo palco, dovrebbe esserci un ragazzo di vent’anni. Ma succederà. Fidatevi succederà, ma da qualche parte dovevamo pur cominciare”.
Dalle parti dei democratici sembravano aver apprezzato. Tutti a balbettare, di fronte a quel nome così vicino a loro. Tutti a sgranare gli occhi, di fronte alle centinaia di mail che hanno inondato le caselle di posta dei parlamentari Pd chiedendo di votare Rodotà. Qualcuno sospetta che dietro il mail bombing ci sia la mano di Gianroberto Casaleggio. Pippo Civati sbrocca: “Ma non l’avete ancora capito che sono i nostri elettori?!”. Il pressing è stato insistente per tutto il giorno. Lo stesso Ci-vati ha parlato con i grillini Tommaso Currò e Alessandro Di Battista. Il Cinque Stelle Roberto Fico, invece, si è rivolto ai giovani del Pd e di Sel: “Non esiste un solo motivo valido per non votarlo, se non i giochi di palazzo, gli inciuci, gli equilibri, insomma la vecchia politica che ha caratterizzato gli ultimi vent’anni”. Grillo, dal Friuli, intanto sta dicendo raccontando di quando è andato al Quirinale per le consultazioni: “I corazzieri mi strizzavano l’occhio, stavano dalla mia parte. Quello che abbiamo iniziato non lo fermano più, sono gli ultimi colpi che sparano”.
SE SARÀ davvero Marini, lo scopriremo solo oggi. Non è ancora detto che i Cinque Stelle non si trovino davanti al dilemma più duro. Quello di un nome che non è Rodotà, ma che non è nemmeno quello dell’inciucio. Un Romano Prodi, per esempio. Due sere fa, in assemblea, gli eletti del Movimento hanno discusso anche di questa eventualità. Non si sono contati, ma si sono già divisi. Dare al Paese un presidente di alto profilo o rimanere fedeli al codice di comportamento firmato prima delle elezioni? È più grave la responsabilità di mandare al Colle per sette anni l’uomo “sbagliato” o pesa di più il tradimento dell’accordo fatto con il popolo delle Quirinarie? Se mai si dovesse arrivare a rispondere a queste domande, il verdetto verrà affidato a una riunione tra la terza e la quarta votazione. Se a qualcuno restano dubbi, in Aula, c’è sempre il voto segreto.
Da Il Fatto Quotidiano del 18/04/2013.
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