NESSUNO saprà mai se la decisione di celebrare i funerali di Pino Daniele prima a Roma e poi a Napoli (e solo dopo, diciamo così, le pressioni popolari) rispecchi veramente la sua volontà. Comunque sia, colpisce il piccolo incidente diplomatico post mortem tra un napoletano compassato e silenzioso (silenzioso e musicista: l’ossimoro è solo apparente) e la sua meravigliosa, difficile città. Senza la quale la musica di Daniele sarebbe stata impensabile; ma dentro la quale ribollono umori e atteggiamenti in grado di triturare, ingoiare e infine digerire qualunque differenza e qualunque distanza, e figurarsi la delicata, ammirevole misura che aveva quel bluesman pallido, dalla voce danzante e femminea.
Serbiamo ancora memoria — purtroppo — dei funerali del povero Mario Merola, una bolgia atroce, sguaiata, che pareva confezionata dagli odiatori di Napoli con un perfido montaggio dei luoghi comuni che la imprigionano. L’augurio di chi ama Napoli è che la difficile gestione dei funerali di Pino Daniele, quali siano le ragioni che l’hanno motivata, serva a ragionare un poco su certe sregolatezze emotive, i decibel di troppo, le lacrime in eccesso. Pino era napoletano fino al midollo e il suo sostanziale e ricercato esilio, in vita come in morte, è l’ultimo regalo fatto a Napoli. Non un’offesa, un dono. Un invito al silenzio, quel silenzio che ai funerali — non solo a Napoli — non esiste più.
Da La Repubblica del 07/01/2015.
è triste leggere il velato disprezzo di michele serra sul modo di essere napoletani.siamo esagerati colorati rumorosi.è il nostro modo di essere, è la nostra cultura. in un momento in cui si sbandiera tanto il rispetto delle culture altre è davvero triste- a tratti squallido- denigrare un modo di essere. chi ama e apprezza la napoletanità vive qui e condivide tutta la sua cultura.chi non ama questa cultura viva pure altrove.noi siamo un popolo tollerante e accettiamo le decisioni e le libertà di tutti.
Chiunque abbia preso parte o visto i funerali di Pino a Napoli si sarà presto reso conto di quanto questo suo commento sia stato superficiale e fuori luogo.
Con le sue parole dimostra di non avere occhio e di non saper riconoscere le situazioni. Pino Daniele ha avuto l’amore, il calore e il rispetto che meritava stasera.
Sarebbe il caso a volte di stare zitti quando si hanno da dire solo ovvietà e da tramandare solo stereotipi.
Se questo è giornalismo…
concordo perfettamente con Irene. Semplicemente Michele Serra (che seguo da anni con grande stima) non conosce bene le varie facce della nostra città.
E stavolta non ci ha preso.
Assolutamente superfluo il consiglio preventivo, che alla luce di quanto accaduto (e non poteva succedere niente di diverso ma questo Michele Serra non lo immaginava) è risultato pleonastico.
Ma non è cattiveria, è solo ignoranza, quindi lo perdoniamo…
Invito le due commentatrici qui sopra a rileggere quello che ha scritto Serra, cercando di capire quello che vuol dire lui è non quello che vogliono capire loro. Un ulteriore appunto per Irene: il commento Serra l’ha scritto PRIMA del funerale…
Appunto perchè è stato scritto prima ha per me ancora meno valore, ed è da qui che si muove la mia critica-quindi forse è lei che capisce ciò che vuole.
Essere giornalisti ed intellettuali dovrebbe significare comprendere le situazioni dapprima che si verifichino considerando il contesto. Nelle parole di Serra si leggeva – e non è quindi ciò che io volevo capire- la paura che i funerali di Pino Daniele divenissero una farsa, una paura che pareva quasi una certezza, dato il “modo di essere dei napoletani”.
Eppure la sua analisi è stata smentita dai fatti, mostrando quanto poco Serra evidentemente sappia della Napoletanità, che fondamentalmente è molto più che casino o rumore, ed è forse un concetto così difficile da comprendere per alcuni che non la vivono, che sarebbe meglio non parlarne se non la si può cogliere nella sua interezza.
Poi le opinioni si rispettano tutte sempre, ma sono stanca di sentire parlare di Napoli appigliandosi sempre alle stesse ragioni, agli stessi luoghi comuni. Napoli è troppo, nel bene e nel male, per essere ridotta a questo.
Ed è troppo facile aggrapparsi ai suoi eccessi e non andare a vedere a fondo nelle cose. Ma d’altronde è questo forse l’atteggiamento che oggi va più di moda e funziona meglio mediaticamente, e a tutti piace il proprio posto al sole, anche se raggiunto con tanta superficialità.
Oltretutto, quel Pino Daniele tanto riservato e silenzioso è nato e cresciuto a Napoli, nei vicoli di un quartiere popolare, ed ha scritto a Napoli la sua migliore musica. Aveva questa città nelle vene, gli scorreva dentro. Per cui non capisco come non si arrivi a comprendere che se Pino, col suo modo di essere, era figlio di Napoli, evidentemente non c’è un solo modo di essere napoletani, e ,quindi, non sempre quella napoletanità rumorosa e fastidiosa descritta da Serra è la napoletanità che prevale né l’unica napoletanità possibile.
egregio dott Serra il suo errore più grave nei confronti di Napoli e del suo popolo è quello di voler vedere questo fazzoletto di terra in maniera stereotipata e monocromatica, eppure il maestro Daniele lo ha spiegato a tutti che Napoli è mille colori, mille sfumature, mille contrasti.
noi siamo un popolo che è l’insieme di mille popoli, noi siamo un popolo dove alla morte diamo del tu e che onoriamo i nostri uomini illustri secondo il loro vissuto.
quindi gentilmente le sarei grata se la smettesse di scrivere a vanvera su di noi e accettasse un mio invito qui a Napoli, in modo da poterle far vivere da vicino cosa vuol dire essere napoletani
Non bisognerebbe parlare delle cose che non si conoscono e non si vivono…. lei c’era ieri sera al funarale ??? Se parla cosi…Non credo proprio… se vuole glielo descrivo io… c’erano 100.000 persone piene di amore che non volevano altro che salutare Pino… c’era silenzio, compostezza, amore, dolore… se voi non napoletani non siete capaci di comprendere la semplicità dell’amore è un problema soltanto vostro…
e infine di quale voce femminea va cianciando? sicuro che non abbia sbagliato artista? mah
Io mi domando: ma la gente è ancora capace di capire quello che legge ???
Direi di no.
E il popolo napoletano in piazza del plebiscito ha partecipato in comosso silenzio al saluto al proprio figlio