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Posts Tagged ‘società’

I coniugi Trump hanno avuto l’ardire di chiedere in prestito al Guggenheim un quadro di Van Gogh per appenderlo alla Casa Bianca. Se l’idea fosse venuta agli Obama, tra i gourmet dell’intelligenza progressista si sprecherebbero le lodi per la sensibilità artistica della coppia presidenziale. Invece la curatrice del museo newyorchese ha perfidamente rilanciato, proponendo al posto del Van Goghun’altra opera presente nelle sue sale: America, water d’oro massiccio «simbolo degli eccessi e della ricchezza americana», come ama definirlo il suo creatore, l’eccessivo e ricchissimo Maurizio Cattelan.

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Cappato e dj Fabo.

Se il valore cardine della nostra Costituzione è la dignità umana, allora Marco Cappato non ha fatto altro che incarnare alla lettera lo spirito del nostro Paese. Che difende la vita e la dignità del vivere, certo — è il cuore stesso della Costituzione. Ma che, proprio per questo, non chiede a nessuno di giudicare cosa possa essere o meno degno per un’altra persona. Al contrario. Pretende che nessuno si permetta di farlo, privando così la persona in questione dei suoi diritti individuali. Cosa sarebbe d’altronde la dignità umana se non ci fosse poi anche la libertà di esercitarla, e quindi senza la possibilità, per ciascuno di noi, di autodeterminarsi e di decidere sempre e comunque, dall’inizio della propria esistenza fino alla fine, come vivere e come morire?

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Una modella italiana di diciotto anni — racconta il giornale britannico «Sun» — ha messo all’asta la sua prima notte d’amore su un sito internazionale di escort di lusso per potersi pagare gli studi a Cambridge. Siamo in presenza della notizia perfetta, a tasso garantito di perbenismo. Impossibile criticarla senza passare per bacchettoni, moralisti e nemici del libero mercato, che per qualsiasi merce si limita a incrociare domanda e offerta senza altri scrupoli che la fissazione del prezzo (un milione di euro, per ora). La ragazza è maggiorenne e libera di disporre del proprio corpo a suo piacimento, anche per soddisfare la fantasia erotica di qualche riccone.

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A che cosa serve ancora la scuola? Il signor Nayak lo sa. Fa il fruttivendolo in un villaggio sperduto dell’India Orientale, è analfabeta e desidera che i tre figli possano frequentare quel mondo di segni e di sogni per il quale gli è sempre mancato il biglietto di ingresso. Ogni mattina i ragazzi impiegano tre ore per andare in classe e tre per tornare a casa. Quel che è peggio, l’unico cammino praticabile è una trappola infinita di rocce acuminate. Così Nayak prende la zappa, il piccone, lo scalpello e decide di costruirne un altro. (altro…)

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Quand’è che un approccio si trasforma in molestia? Juliana Corrales è un’adolescente californiana in gita scolastica a Parigi e scommette con le compagne che bacerà uno sconosciuto sulla Tour Eiffel. Lo individua, lo abborda e lo bacia con il suo pieno consenso. Fin qui nessuna molestia, solo molta faccia tosta (ma noi timidi siamo brontosauri destinati all’estinzione). Tornata a casa, Juliana si strugge. Quel bacio le è rimasto impigliato alle labbra, ma di lui conserva soltanto il nome, Gavin, e il volto immortalato sul telefonino. Munita di quei due indizi, si affaccia al balcone di Twitter e chiede aiuto alla comunità globale: «Aiutatemi a trovare questo ragazzo». Sarà romantica, però è invadente.

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Ho visto un adulto. Ne esistono ancora, lo giuro. Sta dentro un video amatoriale, ma giustamente gli hanno oscurato la faccia per evitare che la gente lo riconosca e lo porti in trionfo, affidandogli la presidenza del Consiglio e della Federcalcio, la «reunion» degli Oasis e quella, assai più complicata, della sinistra. Questo panda dell’ umanità fa l’autista di scuolabus e dall’ accento si direbbe cuneese. Dopo che uno studente è rimasto sordo ai suoi richiami di abbassare la musica, ferma il pulmino e si fa consegnare lo stereo con la forza tranquilla di un educatore che non ha bisogno di dare in escandescenze per farsi obbedire: «Devo tutelare gli altri passeggeri, oltre ai miei timpani». (altro…)

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SE L’ITALIA si fosse qualificata, Carlo Tavecchio sarebbe ancora al suo posto. Sarebbe la stessa persona, con le stesse idee, la stessa mentalità, lo stesso modo di esprimersi. Ma gli sarebbe bastato un gol — come agli azzurri — per rimanere a galla.
L’incidentalità delle sue dimissioni rischia di farne il classico capro espiatorio, ovvero di assolvere, grazie alla sua cacciata, il famoso “movimento” che lo ha eletto capo, a immagine e somiglianza dei dirigenti e dei presidenti del calcio italiano.

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Il «Caffè» di ieri sul parroco bolognese che non prova pietà per l’adolescente ubriaca di piazza Verdi stuprata alla stazione ha ricevuto le critiche di alcuni lettori. Li ringrazio per la partecipazione al dibattito, pur respingendo l’accusa di mirare al facile consenso con i buoni sentimenti. Semmai è vero il contrario: oggi per ottenere consenso è consigliabile essere cinici e il conformismo maggioritario è quello della cattiveria, come si sono incaricati di dimostrare gli interventi pro-parroco di Salvini e Giovanardi. Riconosco di avere espresso in sole tre righe, dandola per scontata, la necessità di suggerire ai ragazzi comportamenti prudenti che non li espongano a rischi facilmente prevedibili.

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IL MINISTRO della Giustizia Andrea Orlando ha sollecitato il governo tedesco ad eseguire la sentenza nei confronti dei vertici Thyssen responsabili del rogo di Torino del 6 dicembre 2007, della morte di sette dipendenti tra atroci sofferenze e della loro agonia durata settimane. Il fatto che anche Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz scontino la pena in carcere, come stanno facendo i loro colleghi italiani condannati in via definitiva diciassette mesi fa, è un principio di civiltà. Un atto di giustizia non solo nei confronti dei familiari delle vittime ma anche, e forse soprattutto, nei riguardi degli italiani e dell’idea stessa che esista un’Europa unica, uniforme nei diritti e nei doveri.

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In un suo racconto Dino Buzzati immagina l’inferno come una enorme sala d’aspetto in cui i defunti attendono una decisione sul loro destino, senza sapere se e quando arriverà. Approssimata per difetto, è la situazione della giustizia italiana. In queste ore tiene banco il caso di Roberto Saviano e Rosaria Capacchione. Quando l’avvocato del clan dei Casalesi li minacciò nel bel mezzo di un processo, anche un pessimista avrebbe scommesso sulla rapida conclusione della vicenda. Il reato era stato commesso sotto gli occhi di tutti, addirittura in un’aula di tribunale, non richiedeva indagini o interrogatori particolari. E invece la macchina dell’imbroglio si è messa inesorabilmente in moto. (altro…)

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Nobel 2017.

Premiati Hall, Rosbash e Young. Cronobiologi e genetisti. Hanno scoperto i meccanismi che controllano l’orologio biologico comune a tutti gli esseri viventi. Che batte al tempo della rotazione terrestre.

PUÒ SEMBRARE evidente come la luce del Sole: la vita sulla Terra segue il ritmo del giorno e della notte. Ma al trio di scienziati che ha spiegato il meccanismo del nostro orologio biologico è andato ieri il Nobel per la medicina. Sono tre americani: Jeffrey Hall e Michael Rosbash hanno lavorato da grandi amici in un’università periferica come la Brandeis, vicino Boston, condividendo le idee scientifiche nello spogliatoio del basket e lanciando aspre critiche al sistema dei finanziamenti alla scienza. Michael Young, il loro rivale, è invece vicepresidente di un’università prestigiosa come la Rockefeller a New York.

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Un pendolare in pensione si è autodenunciato alle Ferrovie, confessando di avere timbrato più volte – due, tre, forse addirittura quattro – un biglietto scaduto. Il crimine risalirebbe al 1967, appena cinquant’anni fa, quando il pendolare era un adolescente sensibile al richiamo della trasgressione. Nella sua lettera rivela di avere pagato quel breve momento di follia con una vita di rimorsi: «Sono tormentato dai sensi di colpa e vorrei rimediare al danno che vi ho causato». La cifra sottratta alla società si aggirerebbe sui settanta euro, meno di un bonus di Renzi, e le Ferrovie gliel’hanno benignamente condonata. Ma è con orgoglio patriottico che qui si segnala questa storia esemplare di onestà civica.  (altro…)

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CHE rapporto c’è tra una identità nazionale inventata, sprovvista di lingua unitaria e storia unitaria, malvista dalla grande maggioranza della popolazione locale (la Padania); e una identità nazionale vera, fondata su una secolare unità storica e linguistica, fortemente voluta dalla grande maggioranza della popolazione (la Catalogna)? La risposta è facile: nessun rapporto. Eppure vedrete che spunteranno come i funghi, gli accostamenti e gli apparentamenti propagandistici, e sulla scia dei gravi e importanti avvenimenti iberici ci sarà chi cerca di cavarne qualcosa anche nel proprio orticello, per esempio dare più lustro ai poco significanti “referendum per l’autonomia” convocati in Lombardia e Veneto.

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Lo vide per la prima volta sul treno dei pendolari, mentre leggeva un libro che lei aveva amato. Zoe cominciò a sbirciarlo ogni giorno, per un anno. Rimpiazzò i jeans con abiti eleganti, ma lui non staccava gli occhi dalla pagina. Una mattina lei gli si sedette davanti e lasciò cadere il biglietto del treno. Lui si chinò a raccoglierlo e glielo porse, senza smettere di leggere. Zoe era cocciuta e il giorno del suo compleanno, al momento di scendere alla stazione londinese di King’s Cross, si festeggiò mettendogli in mano una lettera in cui lo invitava a prendere un drink e gli lasciava la sua mail. Lui rispose soltanto la sera. Si chiamava Mark e si complimentava per il coraggio, ma rimbalzava l’invito perché non era certo che la sua fidanzata lo avrebbe gradito. (altro…)

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L’indagine sulle abilitazioni partita da Firenze: sette professori agli arresti, 22 interdetti Tra gli indagati anche Fantozzi. Le frasi: “Vince la logica del baratto, è un mondo di m…”.

FIRENZE – «Anche io mi son piegato a certi baratti per poter mandare avanti i miei allievi… La logica universitaria è questa: è un mondo di m… Purtroppo è un do ut des». Il professor Pasquale Russo, già ordinario di diritto tributario, fotografa così la situazione dell’Università italiana, forse non a caso tagliata fuori da tutte le classifiche globali sulla qualità degli atenei.

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L’assurda pretesa di licenziare un dipendente che ruba ha trovato finalmente un argine nella storica sentenza emessa dalla giudice Ilaria Pozzo del tribunale di Chieti. Si tratta del caso lacrimevole di un impiegato delle Poste che aveva sottratto quasi 15.000 euro dalla cassaforte dell’ufficio per devolverli in opere di beneficenza a se stesso. A tradirne gli slanci vitali era stata una sordida intercettazione telefonica, durante la quale il brav’uomo, ferito dalle allusioni malevole dei colleghi, manifestava a un amico la nobile intenzione di ricollocare i bigliettoni nel loro precedente alloggio.  (altro…)

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Complimenti alle forze dell’ordine per la brillante operazione con cui, certamente dopo un lungo appostamento, hanno sorpreso in piena notte due ragazzi delle Cinque Terre nell’atto di estrarre l’arma di ordinanza per liberare in mare le eccedenze liquide della giornata. Colti in fallo, i debosciati si sono arrampicati sui muri del vittimismo. Dicono di avere invano cercato un bar aperto, prima di arrendersi alle ragioni della prostata, e di avere scelto l’angolo più buio del molo. Si sono quasi vantati di averla dispersa in mare, dove sarebbe andata a confondersi con quella depositata durante il giorno da migliaia di bagnanti. (altro…)

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Ci sono crimini che mi tolgono (quasi) ogni certezza, persino le più radicate, a partire dal mio rifiuto per la pena di morte. Sarà che più passa il tempo e più l’unico eroe credibile mi pare sia l’ispettore Callaghan – ma se preferite Tex o lo Straniero senza nome, tutta gente che non bada al sottile quando trova un criminale -, ma troppe cose mirano a togliermi ogni anelito alla pietà. Perché la pietà devi meritartela: mica è gratis. E non la meriti se violenti una donna, crimine tra i più abietti e mai (mai) perdonabili. Solo una carogna può farlo, e quasi sempre queste carogne operano in branco perché da sole non ce la farebbero. (altro…)

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Al culmine della crisi atomica il senatore Razzi si offre come mediatore tra Kim e Trump. Perché no? In fondo ha il cognome adatto e dei tre non è neppure il più ignorante. Spende per truccatori e parrucchieri la metà di Macron senza averne l’insopportabile prosopopea. E conosce venti parole di inglese: cinque meno di Trump, ma tre più del ministro Alfano. Inoltre è un grandissimo esperto di calcio nordcoreano, l’unico argomento capace di distrarre Kim dalla sua passione per i missili intercontinentali e gli sgozzamenti dei parenti prossimi. In attesa di salire sul volo Pescara-Pyongyang — o di trasformarsi in un Razzi missile con circuiti di mille valvole, come nella sigla di Ufo Robot — ha già colto il punto debole del bombarolo asiatico. (altro…)

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«Lo stupro è un atto peggio, ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale». Ad avere scritto queste parole allucinanti che fanno violenza anzitutto alla lingua italiana è stato un mediatore culturale. Si chiama Abid Jee e vive a Bologna, dove studia Giurisprudenza a dispetto della medesima, ma percepisce regolare stipendio da una cooperativa per svolgere la nobile professione che, secondo la Treccani, consiste nel «mediare tra due o più culture, talora molto distanti l’una dall’altra, al fine di favorire l’inserimento di persone immigrate». (altro…)

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