L’ex segretario di Stato dà l’annuncio in un video dedicato alle famiglie e alla classe media multiculturale Obama: “Sarà un ottimo presidente”.
NEW YORK – «Sono candidata per fare il presidente ». Hillary Clinton dà l’annuncio attraverso un video di pochi minuti. Atteso, e tuttavia “storico”: nel 2016 l’America potrebbe avere una donna presidente. Il lancio è un brillante prodotto di marketing, mix di professionismo e umiltà: la faccia di Hillary arriva solo alla fine. Prima sfila una carrellata di personaggi dall’America media. Una foto di famiglia della middle class, aggiornata al nostro tempo. Donne, neri, ispanici, asiatici, giovani, gay: tutte le constituency che Hillary deve ri-mobilitare e galvanizzare, per ripetere gli exploit di Barack Obama nel 2008 e 2012. I maschi bianchi tendono a votare repubblicano, lei in questo video dà voce e visibilità soprattutto agli altri. Una coppia di neri in attesa di un bambino. Una giovane neolaureata asiatica. Una mamma che dopo cinque passati ad allevare i figli vuole tornare a lavorare.
Due coppie di gay. Una donna alla soglia della pensione che dice di “volersi reinventare” (allusione alla 67enne Hillary?…) e poi operai, piccoli imprenditori. Immigrati: un occhiolino alle etnìe in crescita che la destra rischia di alienarsi con le posizioni xenofobe.
Solo alla fine di questo viaggio tra tanti personaggi compare lei, Hillary. E si mette sullo stesso piano: gli altri caratteri che l’hanno preceduta nel video hanno raccontato i progetti a cui lavorano, le speranze concrete sul loro futuro. «Anch’io — dice Hillary sorridendo — mi sto preparando per qualcosa. In gara per fare il presidente. Ogni giorno gli americani hanno bisogno di un campione e IO voglio essere quel campione». Poi parla alla preoccupazione più diffusa, quella del lavoro e del tenore di vita: «L’America si è risollevata da una dura crisi. Ma siamo ancora su un piano inclinato». È il piano inclinato delle diseguaglianze sociali, di una nazione molto diversa dall’immagine tradizionale dell’American Dream, un paese dove la mobilità verso l’alto è peggiorata. Hillary non lo declina in negativo: si presenta come una donna concreta, piena di empatia, che difenderà la middle class, le sue opportunità di lavoro e di benessere. Il video è importante per quello che mostra e per quello che non dice. Zero politica estera, nessun accenno a problemi come il terrorismo, la Clinton farà dunque una campagna molto basata sui temi economici e sociali. Parla di un’America che «è più forte quando le nostre famiglie sono forti», ma vi include le coppie gay. Per scrollarsi l’immagine “dinastica”, annuncia che si mette in giro per le strade del paese «a meritarmi il vostro voto».
Da ieri pomeriggio e con questo video, Hillary diventa l’avversario da battere. Barack Obama le ha dato un vistoso endorsement: «Sarà un ottimo presidente». I repubblicani concentrano su di lei il fuoco degli attacchi. E in campo democratico chiunque volesse sfidarla deve decidersi in fretta. La sua forza è superiore a quella del 2008, quando venne (a sorpresa) eliminata da Barack Obama. Oggi parte da livelli tali di popolarità in campo democratico, che non si può escludere uno scenario da “incoronazione”, in cui le primarie diventano un’investitura plebiscitaria. Il suo livello di notorietà fa sì che l’elezione 2016 rischia di trasformarsi in un referendum pro o contro Hillary. Il che significa, anche, un referendum su… un terzo mandato di Obama.
La storia insegna che dopo due mandati di un presidente, per votare un candidato dello stesso partito gli elettori devono essere molto soddisfatti del presidente uscente. Eleggendo un suo seguace è come se dicessero: stiamo bene così, un terzo mandato ci starebbe pure. Questo è avvenuto due volte soltanto. Truman fu rieletto, ed era il successore di Roosevelt: cioè un presidente vittorioso sia contro la Grande Depressione sia contro i nazifascismi. L’altro caso fu Bush padre, dopo i due mandati di Ronald Reagan. Eleggendo Bush una maggioranza dei cittadini votanti volle un “terzo mandato Reagan”, ovvero una prosecuzione di quelle stesse politiche. D’ora in avanti le chance di Hillary si possono leggere, in parte, attraverso i sondaggi sulla popolarità di Obama. Il resto, se lo deve conquistare lei, alla sua seconda e ultima chance.
Da La Repubblica del 13/04/2015.
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