Migliaia di persone ne hanno esperienza diretta: la procedura per adottare un bambino è micidiale. Analisi dello stato sociale e patrimoniale della coppia, visite psichiatriche, indagini di assistenti sociali, controllo sull’idoneità dell’abitazione nella quale vivrà il bambino; la durata dell’istruttoria non è mai inferiore all’anno e spesso arriva a due. La serietà dell’intento dei futuri genitori è alla fine provata dalla loro resistenza a questa ossessiva burocrazia ben più che dai risultati eventualmente favorevoli dell’indagine. E tuttavia sono pochi quelli che criticano questa procedura; la si ritiene necessaria per garantire al bambino la famiglia migliore possibile, quella che, tra più che lo vorrebbero, sembra essere certamente idonea.
L’interesse del minore lo esige, questa la spiegazione corrente. Ed è probabilmente giusta, anche se un po’ di sano realismo e conseguente semplificazione della procedura non guasterebbero. Q u e s t a p r i o r i t à sembra inspiegabilmente v a n i f i c a r s i quando si tratta di decidere il destino del bambino irresponsabilmente concepito dalla“coppia dell’acido”, Levato e Boettcher che, da dietro le sbarre, protestando sviscerato amore, ne richiedono accoratamente l’affidamento l’una e la possibilità di riconoscere il bambino l’altro. Si tirano in ballo i diritti genitoriali, il legame indissolubile madre-figlio, l’essenzialità della figura paterna, retorica sparsa a piene mani. E c’è anche chi la sostiene. L’AGENTE BETULLA, sul Corriere della Sera dove scrive con il nome di Renato Farina, che straparla di ciò che non sa, tipo una dissennata teoria su leggi non scritte che vengono prima dei codici. E don Mazzi che si candida come ospite della madre e del bambino, che accusa il pm di essersene “lavato le mani e di aver applicato le normali procedure” e che non chiarisce quali avrebbe dovuto applicare (magari quelle suggerite per l’occasione appunto dall’agente Betulla). Che questi sproloqui da fuori di testa (l’espressione è dello stesso don Mazzi che si attribuisce tale qualità, sia pure dubitativamente) arrivino da persone che della responsabilità e della prudenza non hanno necessità di farsi carico infastidisce ma non sgomenta.Farina scriverebbe qualsiasi cosa pur di delegittimare la magistratura; e don Mazzi sottomette logica ed esperienza a una convinzione cocciuta – “non credo nella cattiveria” – che nemmeno la fede può giustificare.Ma che posizioni del genere vengano fatte proprie – sia pure parzialmente – da chi ha il dovere di valutare tutti – tutti – gli interessi in gioco sgomenta non poco. Questa la storia. Il pm Fiorillo chiede al Tribunale dei minori di aprire una procedura per dichiarare lo stato d i a b b a n d o n o d e l bambino nato dalla coppia Levato-Boettcher. Questi sono stati condannati a 14 anni di reclusione (con rito abbreviato; sarebbero stati 21) per aver cagionato gravi lesioni a tre persone. La storia è nota, caratterizzata da perversioni inimmaginabili. Sussistendo la rilevante probabilità che vengano dichiarati inidonei alla genitorialità, il pm dispone che il bambino venga, immediatamente dopo il parto, allontanato dalla madre onde impedire fin dall’inizio il formarsi di un legame che sarebbe di obiettivo ostacolo alla futura adozione. Ma la decisione spetta al Tribunale dei minori. Che apre il procedimento (non potrebbe farne a meno) ma dispone che la Levato possa vedere il bambino una volta al giorno. Le cautele considerate indispensabili dal pm tali non sono sembrate al Tribunale. Più di una critica argomentata, valgono le seguenti domande. Persone della levatura morale e intellettuale quali Levato e Boettcher danno un minimo di ragionevoli aspettative quanto a ravvedimento e maturazione?
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 19/08/2015.
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