Oggi ok al decreto che consente di ridurre ogni anno le “spese fiscali” per alimentare il Fondo taglia-tasse: una partita di giro.
Da oggi il contribuente italiano può cominciare a preoccuparsi per le sue detrazioni, deduzioni e agevolazioni fiscali. Torna, infatti, in Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva-dopo il parere delle commissioni parlamentari – il decreto legislativo che attua la delega fiscale al governo intitolato a“stima e monitoraggio dell’evasione fiscale” e “monitoraggio e riordino delle disposizioni in materia di erosione fiscale”. ECCO QUESTA seconda parte (“erosione fiscale”) sono detrazioni, deduzioni e agevolazioni varie, anche dette “spese fiscali”(taxexpenditure). L’ossessione per questo capitolo del bilancio pubblico data ai tempi di Giulio Tremonti, che voleva ricavarne almeno venti miliardi.
Per censirle, il ministro dell’Economia di Silvio Berlusconi nominò un’apposita commissione presieduta da Vieri Ceriani, esperto fiscale di Banca d’Italia,per tagliarle di 20 miliardi. Le conclusioni furono presentate a fine novembre 2011: ci sono in tutto 720 tipi di detrazioni, deduzioni e agevolazioni per un mancato introito per l’erario di 253 miliardi di euro. Piatto ricco a cui Ceriani – nel frattempo diventato sottosegretario di Mario Monti–ha sempre guardato con estrema attenzione. Ora, il nostro è il principale consigliere del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in materia fiscale, quello che ha in mano tutti i dossier che contano. Gli ci sono voluti quattro anni, ma da oggi Vieri Ceriani ha in mano la pistola per colpire le tax expenditure. La bozza di decreto legislativo che entra oggi in Consiglio dei ministri, infatti, prevede che“le spese fiscali per le quali sono trascorsi cinque anni dalla entrata in vigore sono oggetto di specifiche proposte di eliminazione, riduzione, modifica o conferma”da allegare alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) votato dal Parlamento durante la sessione di bilancio. I CRITERI SONO due: intanto “dare priorità”(cioè cercare di non decurtare)alle spesi fiscali per lavoro, pensioni, salute, istruzione e famiglia; poi – ma l’ordine andrebbe forse invertito – tener conto delle procedure rafforzate di bilancio introdotte dal nuovo articolo 81 della Costituzione, quello sul pareggio di bilancio.
Articolo intero su IL Fatto Quotidiano del 04/09/2015.
L’ha ribloggato su Elena.