Al telefono Il marito della relatrice Scognamiglio: “Intervento dall’alto verso il basso su uno dei tre componenti” del tribunale.
Qualcuno provò ad avvicinare un altro giudice del collegio chiamato a pronunciarsi sul ricorso anti-Severino del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Ci fu “un intervento dall’alto verso il basso”. Lo rivela in codice al telefono Guglielmo Manna, l’avvocato degli affari legali dell’ospedale Santobono di Napoli che puntava a diventare direttore di una Asl utilizzando come merce di scambio la sentenza della moglie, il giudice relatore Anna Scognamiglio. Al cellulare, Manna e l’avvocato Gianfranco Brancaccio smascherano questa circostanza lasciandosi sfuggire una metafora che serve a veicolare un messaggio, ovvero che l’asso nella manica sarebbe un altro: “In sala operatoria il primario si affaccia, ma poi è il chirurgo che esegue l’operazione”.
E il chirurgo della sentenza De Luca sarebbe la moglie. “Manna successivamente avrebbe avuto, per altre vie, conferma dell’accaduto e della presunta replica del membro ‘riferirò ma io non sono il relatore’”,scrive la Squadra Mobile di Napoli in una informativa trasmessa allaProcura di Roma. È AGLI ATTI del fascicolo con sette indagati di concussione per induzione, tra i quali De Luca, il suo ex segretario Nello Mastursi, i coniugi Manna-Scognamiglio e altri tre personaggi che a vario titolo avrebbero seguito la trattativa della vergogna. Gli investigatori mettono nero su bianco l’ipotesi del contatto con un altro magistrato – che potrebbe anche essere una millanteria dei faccendieri di questa storia dai contorni oscuri – incrociandoduedati .Il primo è un incontro del 13 luglio al Ramada di Napoli tra Manna,Brancaccio (solo omonimo del difensore di De Luca, ndr), l’infermiere capo del Santobono Giorgio Poziello e l’avvocato Giuseppe Vetrano, coordinatore delle liste di De Luca in Irpinia.Vetrano,uno dei mediatori della presunta “trattativa”,arriva da Avellino per discutere con i napoletani e poi si trattiene a dormire lì vicino. Mancano quattro giorni al 17 luglio, data di discussione della prima sezione del Tribunale Civile di Napoli sul ricorso dei legali di De Luca. Il secondo dato è la telefonata tra Manna e Brancaccio intercettata il giorno dopo, 14 luglio. I due criptano la conversazione con termini medici . Il colloquio sarebbe collegato all’incontro del giorno prima con Vetrano. Ecco un estratto. Manna:…quellochetihodetto ieri, oggi… Brancaccio: Eh? Manna: Il passaggio… dall’alto verso il basso, tramite uno dei trecomponenti,ilqualehadetto riferirò ma io non sono il relatore…(…). I due discutono di come far arrivare un messaggio a una persona, “sul modo di raggiungerlo”. Brancaccio chiede “qualche idea da suggerirmi sulle modalità”. Nasce la metafora. Manna: Ah… io direi… in camera operatoria l’ortopedico entra parlando… con tutta l’equipe poi però sul tavolo c’è l’unico ortopedico, è quello che taglia e cuce ed è uno solo (…) Brancaccio: Se ho capito bene… per trasferire bene il messaggio… il primario si affaccerà solamente in sala operatoria ma a operare non sarà il primario… Manna: Esatto! Esattamente . Più o meno con lo stesso linguaggio, nello stesso giorno Manna parla al cellulare con Poziello. Che è infermiere operatorio e quindi con lui è ancora più “tecnico”. Della presunta trattativa parallela con un altro giudice non si fa più menzione nei giorni successivi. Manna li trascorre moltiplicando i contatti, cullando le speranze, non trattenendo la preoccupazione di portare a casa il risultato al più presto perché, come si ascolta in un’altra telefonata “se questo partorisce il 31 stiamo che cazzi”, ovvero il 31 luglio De Luca dovrebbe firmare le nomine dei commissari Asl (e non le farà).
Articolo intero su il Fatto Quotidiano del 15/11/2015.
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