SI capisce che l’imperdonabile successo di certe cricche e certe caste culturali, ovviamente di sinistra, possa far saltare la mosca al naso a onesti amministratori di destra, arcistufi di vedere piazze e sale piene zeppe di gente (anche di loro elettori), così come avviene a Padova per la rassegna Fiera delle parole, una delle più frequentate e frequentabili d’Italia. Vorrà dire che si sposteranno, quelle popolose cricche, in altra sede, favorendo alberghi e ristoranti di altre città.
Preoccupa, piuttosto, che a parità di costo — dunque, fortunatamente, non per angustie di bilancio — il sindaco leghista di Padova abbia incaricato Vittorio Sgarbi di rimpiazzare i comunisti ai quali ha dato ostracismo.
È una scelta che conferma il magistero culturale di Sgarbi; ma conferma, al tempo stesso, l’abuso scellerato che di quel magistero viene fatto, perché quasi non esiste politico di destra che, alle prese con qualsivoglia problema di carattere culturale, non dica: «Chiamiamo Sgarbi». Dalle Alpi alla Sicilia. Va bene che il lavoro che altri più umili e indegni organizzatori facevano in un anno, lui saprà farlo (molto meglio!) in una settimana. Ma dargli un po’ di requie? Farlo sentire, per sua maggiore serenità, sostituibile? Istituire, soprattutto a beneficio dei sindaci leghisti, un piccolo albo degli intellettuali di destra, completo di indirizzo mail e cellulare?
Da La Repubblica del 23/01/2016.
[…] „Haben die keinen anderen?“ spottete der natürlich „linke“ Journalist und Schriftsteller Michele Serra in der Repubblica über Sgarbis neues Engagement in Padua. Der möchte jetzt als Ersatz für die „Fiera delle […]