A maggio 51 mila posti in meno, il tasso dei senza impiego risale all’11,3%, giovani al 37% Nuova ipotesi per la manovra: una riduzione delle aliquote oltre agli sgravi per neoassunti.
ROMA – L’occupazione segna il passo e il governo accelera per mettere in campo la «contromossa ». Primo obiettivo: sostituire i bonus-assunzioni da oltre 8.000 euro, nati nel gennaio del 2015, che esauriranno la durata triennale dal 1° gennaio del prossimo anno. Secondo obiettivo: evitare che l’aggancio alla ripresa europea, già visibile quest’anno con quota 1,3 per cento di crescita del Pil, si trasformi in quella che i tecnici definiscono “jobless recovery”, un recupero senza lavoro, a danno soprattutto dei giovani.
L’ennesimo campanello d’allarme è giunto ieri con la pubblicazione da parte dell’Istat dei dati sull’occupazione di maggio: ci sono 51 mila occupati in meno rispetto ad aprile e il tasso di disoccupazione è risalito all’11,3 per cento, in aumento di 0,2 punti. Soprattutto peggiora il quadro per i giovani, con la quota di senza lavoro che sale al 37 per cento con un incremento di 1,8 punti su aprile.
Così in vista della prossima legge di Bilancio il governo è al lavoro per aumentare i margini di competitività delle imprese, agendo sul costo del lavoro e riducendo il cosiddetto cuneo fiscale, cioè l’entità di tasse e contributi che dividono il salario lordo da quello netto. Il dossier non è ancora definito: le due variabili da fissare sono la platea («under 35» o solo «under 25») e l’entità dello sconto contributivo. Un progetto allo studio prevede una contribuzione «zero» per tre anni per l’assunzione a tempo indeterminato dei giovani sotto i 25 anni: una operazione che costerebbe 2-3 miliardi che peserebbero sulla fiscalità generale. Successivamente, per trasformare il provvedimento in strutturale, ogni lavoratore così assunto porterebbe in dote uno sconto di un paio di punti sui contributi (oggi circa 9 per cento) che si sommerebbe ad una eguale percentuale sul carico di contributi dell’impresa (oggi 24 per cento circa).
Negli ultimi giorni ha tuttavia guadagnato terreno un’altra ipotesi: dimezzare, cioè portare intorno al 15 per cento, la quota contributiva complessiva di imprese e lavoratori, per la platea sotto i 35 anni. Naturalmente anche in questo caso il contratto sarà a tempo indeterminato e sarà portabile (se si cambia lavoro) e consentirà all’impresa di risparmiare 3-4 mila euro all’anno per ogni nuovo assunto. Per i primi due anni il costo è circa un miliardo, mentre a regime si ragiona su una cifra che va da 1,5 a 2,5 miliardi.
Negli ambiti governativi, tuttavia, sta circolando una cifra più ampia, soprattutto dopo le due mosse che stanno consentendo di ridurre il costo della sterilizzazione dell’Iva ad una cifra assai più ridotta. Anche se c’è da tenere conto del contratto per gli statali, lo sforzo che il governo vorrebbe fare si aggirerebbe sui 6 miliardi. Dove andrebbero i 3 miliardi in più? Non ad allargare la platea, perché le statistiche dicono che gli over 50 hanno già beneficiato degli interventi in essere, e neanche ad incrementare il bonus. L’idea è quella di intervenire con una operazione 80 euro-bis, stavolta tuttavia fatta tagliando direttamente l’Irpef e non con una erogazione monetaria che aveva portato Bruxelles a calcolare la precedente operazione come spesa anziché come riduzione di tasse.
Articolo intero su La Repubblica del 04/07/2017.
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