Centinaia, migliaia di militanti leghisti sisentono traditi dai loro capi. Molto spesso si tratta (vedi la lettera a lCorriere del sindaco di Macherio) di persone perbene, che si sono buttate in politica per servire la loro comunità. È un sollievo vederli reagire alla squallida agonia del governo di cui fanno parte. Non è un sollievo, però, sapere che a metterli in allarme, prima di adesso, non sono bastati quel linguaggio da trivio,quegli slogan razzisti,quella violenza verbale, quel dito medio divenuto il misero scettro del capo. Non è una questione di forma. Nessuna cosa davvero buona, davvero utile può nascondersi dentro un involucro così torbido e così sciatto. Il più onesto dei politici, il più virtuoso dei programmi non può usare a lungo parole volgari, battute infami, senza esserne intaccato, sporcato. Senza distruggere, per prima, la sua politica. Il linguaggio ben temperato e la cultura non sono vezzi da fichetti, come credono le camicie verdi (e come credevano gli squadristi). La cultura è ciò che dà dignità al popolo, lo libera dalla sottomissione, lo trasforma in classe dirigente. È facile, adesso che il vassallaggio di Bossi verso Berlusconi è così palese, sentirsi traditi. Peccato non essersi sentiti traditi prima, quando la rivoluzione leghista si annunciava, ancora in culla, con parole rasoterra, meschine, prive di nobiltà. Senza nobiltà (di intenzioni e di parole) la politica non può che tradire.
da La Repubblica del 30/09/2011.
grande, Serra !
ernie longo
La cultura è ciò che dà dignità al popolo:
qual’è la cultura che dà dignità al popolo?
La cultura lo libera dalla sottomissione:
qual’è la cultura che lo libera dalla sottomissione?
lo trasforma in classe dirigente:
che cultura bisogna avere per trasformarsi in una casta dirigente?
grazie
L’amaca di Michele Serra, pubblicata su La Repubblica del 30/09/2011, mi trova in parziale disaccordo.
Non perché non ne condivida il pensiero ma perché mi sembra che Serra dimentichi nella penna (o nel PC, più probabilmente) la riflessione più amara intorno a questo argomento.
Voglio dire che compiacersi del distacco dei leghisti dai vertici del partito ha senso solo per ragioni meramente elettorali e perché, fatalmente, una Lega debole garantisce una non rielezione di Berlusconi e il suo confinamento ai margini della scena politica.
Oltre a questo, che, intendiamoci, non è affatto un risultato da buttare, resta il fatto che, a mio parere, i dirigenti leghisti sono, e sono stati, esattamente ciò che la loro base elettorale voleva che fossero.
Ne sono stati lo specchio fedele, lo specchio di un’ampia fetta di popolazione che ha in animo solo ed esclusivamente di preservare o, potendo, amplificare i propri privilegi.
La mancanza di cultura, cui Serra fa riferimento, è la conditio sine qua non per attrarre consensi tra gli elettori leghisti, l’ostentazione della volgarità e della violenza (Borghezio docet!) è il concime indispensabile con cui il politico leghista deve irrorare il proprio terreno di caccia al voto.
Voglio dire che, in questo caso, ritengo che la classe dirigente della Lega sia migliore del proprio elettorato e che il fatto che adesso, per pura convenienza, potrebbero far cadere Berlusconi, non ci mette al riparo da situazioni altrettanto tremende in futuro.
Tanta parte di coloro che votano Lega farebbero volentieri un falò di tutti coloro che hanno un colore, una cultura, una religione diversa, tanto più se hanno l’ardire di venire a vivere in quello che ritengono il loro personalissimo orticello.
Per questo vorrei che i pochi, pochissimi, politici di buonsenso smettessero di inseguire consensi anche in quella parte dell’elettorato.
Il giorno in cui vedremo soddisfatti coloro che votano Lega vivremo in un paese forse più ricco dal punto di vista economico ma infinitamente più povero per quanto riguarda cultura e civiltà.
[…] del movimento dal suo leader carismatico, se non altro in termini di scelte retoriche. In un’altra Amaca, in perfetta continuità col pezzo più recente, parlando della retorica leghista, Serra afferma che […]