La sera del 12 novembre, prima che la città di Roma iniziasse, sotto il Quirinale e davanti a Palazzo Grazioli, il suo festoso commiato dal presidente del Consiglio dimissionario, un deputato pdl, molto laborioso (sempre presente) ma poco noto, Roberto Antonione, ha chiesto la parola alla Camera, per fatto personale. Il regolamento impone che ciò avvenga a fine seduta, perciò Antonione ha cominciato a parlare mentre tutti stavano uscendo. Non tutti. Una buona parte di deputati della Casa della libertà sono restati in aula, raccolti in modo non proprio amichevole sotto il punto da cui Antonione parlava. Un urlo poderoso e compatto si è levato alla prima frase, anzi alla prima parola, che non si è sentita o capita. Antonione si è fermato, rendendosi conto del progetto dei suoi ex colleghi e amici di tanti anni (ho conosciuto Antonione nella legislatura del 1996, ho ritrovato in Senato nel 2006, e poi alla Camera nel 2008, sempre vicino a Berlusconi) era di fare in modo che non si sentissero le sue parole.
La democrazia riattivata (Furio Colombo).
20/11/2011 di triskel182
Vi prego di fare attenzione a questa vicenda: il deputato Antonione, prima della seduta in cui Berlusconi ha finito la sua corsa (e Fabrizio Cicchitto, con un lapsus, ha addirittura annunciato le dimissioni del premier con il verbo al passato, molto prima che il suo capo salisse al Quirinale) aveva dichiarato subito che non avrebbe in nessun caso votato, quel giorno o mai più, a sostegno di Berlusconi.
Antonione se ne è andato dal Pdl senza essere parte di un gruppo, senza aderire ad alcun gruppo, senza difendersi, come politico e come persona, in alcun modo. Per questo, durante tutti gli interventi precedenti dei suoi ex amici, era stato (da tutti) chiamato “traditore”. Intendeva rispondere alla gravità dell’offesa, ma anche raccontare, spiegare. Questo i suoi colleghi non volevano che accadesse e per questo hanno organizzato una barriera compatta di urla, in modo che non restasse traccia della sua voce. Di solito tutti i non interessati vanno via in fretta alla fine di una seduta. Non in questo caso. Ci siamo fermati in molti, se non altro a difesa del deputato che non riusciva a parlare e per costringere il presidente di turno a difendere il diritto violato (ciò che non sempre avviene).
E allora Roberto Antonione ha potuto spiegare che i suoi anni con Berlusconi sono stati anni di umiliazione, di forzata ubbidienza, di ordini trasmessi dal caporalato lungo linee di comando che non hanno nulla di parlamentare, perché sono arbitrariamente costituite dentro la corte del sultano, non rispecchiano nulla delle competenze o dei ruoli effettivamente assegnati in Parlamento, ma solo decisioni, anche improvvisate o inventate sul momento, dal partito di plastica. Qualche volta sono istruzioni degli avvocati, qualche volta rappresentano iniziative dirette a piacere o compiacere, ma senza nessun senso politico. A volte sono eventi assurdi o umilianti come la vicenda di Karima El Mahroug (Ruby Rubacuori), la prostituta minorenne, già frequentatrice di Arcore che era stata fermata dalla Questura di Milano, e che Berlusconi ha fatto consegnare alla sua amica e consigliera regionale Minetti contro la decisione del giudice di sorveglianza. Ma l’incredibile evento non è bastato a Berlusconi. Ha preteso un voto di fiducia del Parlamento per confermare ciò che il presidente del Consiglio si era preso la responsabilità di affermare con la sua autorità istituzionale: che la ragazzina marocchina Ruby era in realtà la nipote egiziana del presidente Mubarak. Lo ripeto qui perché questo è stato l’argomento più importante e drammatico del discorso, continuamente disturbato da urla, del deputato Antonione, ex pdl. “Traditore io? Ma se ho persino votato che Ruby era la nipote di Mubarak! Ora non posso più umiliarmi a questo punto, non posso più accettare questo gioco di sottomissione assoluta”. In quel giorno di fine regime che, a parere di chi scrive, non avrà ritorno, due eventi importanti sono dunque passati inosservati: il primo è la confessione pubblica di Antonione, che è una lunga lista di eventi umilianti e assurdi, non solo la storia di Ruby. Il secondo è il tentativo di molti membri del Parlamento di non lasciar parlare, o almeno di non lasciar sentire la voce del collega che vuole far sapere che cosa accade dietro le mura del più strano e anomalo partito del mondo, dove non esistono congressi, non ci sono elezioni e valgono solo nomine e ordini del padrone. Dire che “la democrazia è sospesa” dopo l’uscita di scena di Berlusconi, quando gli eventi sono quelli narrati dal deputato Antonione, che ha dovuto lottare e ha avuto bisogno di solidarietà e di aiuto per poter farsi ascoltare in Parlamento è un’iniziativa piuttosto stravagante.
Diciamo invece che la democrazia – che è stata sospesa in tutti questi anni, se pensate alla vicenda Santoro e al ferreo controllo della Rai e del suo Tg1 – è tornata alla vita in Italia.Propongo, sia ai cortei dei giovani sia ai critici più che mai legittimi di ciò che fa o farà il governo Monti, di non accettare confronti, come se si trattasse di due diversi governi democratici. Uno, come ci ha raccontato Antonione, che Berlusconi lo ha visto da vicino, è stata una lunga assenza della Costituzione e del diritto. L’altra è un governo che ha avuto la fiducia di un Parlamento disperato e che da oggi giudicheremo in libertà.
Da Il Fatto Quotidiano del 20/11/2011.
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