In rete è nata una discussione sulla mia Amaca dell’altro giorno, nella quale mi chiedevo se le edizioni online dei quotidiani fanno bene a ospitare qualunque commento, anche di bassissima qualità, sugli articoli pubblicati. Un’ottima sintesi del dibattito su/contro quell’Amaca è leggibile su http://www.valigiablu.it. L’argomento è enorme (enorme come il web) e questo spazio minuscolo. Provo ad aggiungere un paio di cose che possono aiutare a discutere nel merito, e non d’altro. Non sono affatto “contro il web”, sarebbe ridicolo. Sono contro — questo sì — l’idea fatalista che il web sia “strutturalmente” ingovernabile. Sull’edizione online di un quotidiano io cerco le notizie, non una gragnuola di commenti generalmente sciatti o livorosi o ininfluenti. Per quelli c’è l’intero web a disposizione. La libertà di leggere è anche libertà di non leggere: senza scelta, non esiste libertà. La tracimazione costante, onnipresente delle opinioni (l’opinione obbligatoria) non mi fa venire in mente la libertà, ma la sua parodia. Più vivo, più capisco di avere bisogno di imparare. E più ho bisogno di imparare più ho bisogno di selezionare le parole che mi circondano. Sbaglia chi pensa sia snobismo. Al contrario: è che ho bisogno degli altri. Ma non TUTTI gli altri.
Da La Repubblica del 14/07/2012.
È come prendersela con l’invenzione degli amplificatori: probabilmente, oggi non avremmo il rock per come lo conosciamo. La mia risposta in questo post:
Premesso che i commenti sono sempre ben separati dal testo degli articoli proprio per evitare che qualcuno si infastidisca della pochezza delle persone, la rete ha effettivamente dato la possibilità a tutti di esprimere le proprie opinioni, ma, ed è molto peggio, ha fatto credere a tutti che per il solo fatto di essere “personali” debbano essere rispettabili. Per lo stesso principio è lecito lamentarsi della stupidità delle persone, è troppo evidente per far finta di niente.
Un commento idiota per lei, signor Serra:
Sono d’accordo con serra. Non se ne puo’ piu’di certe idiozie. Io adesso leggo prevalentemente forum che hanno un moderatore. Il fatto quotidiano, secon do me, e’ uno dei peggiori. e poi c’e’ grillo naturalmente.
Non è che il web può o non può essere ingovernabile: il web è ingovernabile per come è concepito (per fortuna!). Per quanto riguarda i commenti, non c’è soluzione: a meno di avere qualcuno che li modera. Anche a me danno fastidio i commenti da bar, gli insulti etc (di solito leggo Il Fatto, è una bolgia), ma non posso che accettarli, come prezzo da pagare per poter leggere anche quelli interessanti.
Mi trovi d’accordo su tutta la linea. Riguardo la moderazione: terreno molto scivoloso. Fino a quando si tratta di rimuovere contenuti violenti, inneggianti all’odio razziale, insulti, oscenità, etc. sono d’accordo. Ma nello specifico esempio evidenziato da Serra, chi può arrogarsi il diritto di stabilire se un commento è “gretto e mediocre” e di conseguenza moderarlo? L’editore? Il giornalista? Quanto è sottile il confine tra moderazione e censura preventiva?
Ma in fondo, Serra fa il giornalista e quando scrive un pezzo lo scrive per TUTTI i lettori: non può pretendere di selezionarli a piacimento sulla base della affinità intellettuale (e qui emerge lo snobismo che inutilmente cerca di nascondere). Anzi, dovrebbe essere nel suo interesse avere uno spaccato il più possibile reale e trasparente dell’opinione dei suoi lettori, buoni o cattivi, belli o brutti, brillanti o mediocri che siano.
Se al bar voglio commentare pubblicamente e a voce alta un articolo, so di poterlo fare senza dover chiedere prima il permesso al barista. Si chiama “libertà di espressione del pensiero” ed è sancita dalla Costituzione (e i giornali in primis ne fanno spesso un uso gretto e mediocre). E il barista può sempre decidere di farmi uscire dal bar, ma solo DOPO che mi sono espresso.
Certo, un giornale online è libero di impedire i commenti alle notizie. Mi chiedo però cosa ci stia a fare online…
[…] ha scritto di nuovo, per precisare ciò che tutti avevano capito […]