Il fiammeggiante dramma egiziano conferma che c’è grande confusione sotto il sole. Perfino alla voce, un tempo indiscutibile, “democrazia”. Il partito islamista aveva vinto democraticamente le elezioni: il Cairo è una metropoli quasi moderna, quasi laica, ma le campagne sono “in mano ai preti”, come avremmo detto noi italiani parecchi anni fa, e l’Egitto povero e rurale ha dato il suo voto ai Fratelli Musulmani. Alzi la mano, però, chi non è contento della messa in mora di quel voto e di quel consenso, alzi la mano chi non fa il tifo per il Cairo, per la capitale, contro il contado reazionario. Ma basta a giustificare un colpo di Stato, questa difesa disperata della “modernità” – qualsiasi cosa essa significhi – contro l’arcaismo? Si vedono certe barbe fanatiche, in giro per il mondo arabo, che fanno venir voglia non di uno, ma di dieci eserciti che (come in Algeria, al prezzo di molto sangue) impediscano con ogni mezzo all’integralismo islamista di prevalere. Ma che legittimità ha un potere non eletto dal popolo che contraddice e annulla un potere eletto dal popolo? L’esercito ha prestigio, spiegano gli analisti, e rappresenta l’unità del Paese. Ma della democrazia, quando è d’impiccio, che ne facciamo? Facciamo finta di niente?
Da La Repubblica del 07/04/2013.
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La rivoluzione russa venne fatta da operai ed esercito in una situazione di crisi dello Stato ma al contempo durante il tentativo di tentare la strada costituzionale. Quello che va compreso è il senso e il ruolo dell’avanguardia nello Stato, non il termine democrazia: esso è un concetto relativo e pertanto non necessariamente un valore morale “assoluto”.
Democrazia non significa solo eleggere democraticamente i rappresentanti di un popolo, ma governarlo secondo leggi democratiche.
La ribellione è legittima se intende ripristinare le libertà e i mezzi democratici che un governo diventato dispotico, tradendo i suoi rappresentati, non aveva intenzione di garantire più.
Non c’è nessuna confusione sotto il sole,se l’intervento dell’esercito è funzionale a garantire i diritti persi. Il valore della democrazia non è mai relativo, ma assoluto se è il fine a cui tendere.
I mezzi possono essere non democratici se non c’è libertà di esercitare quelli previsti dalla democrazia (le dimissioni di un leader non più rappresentativo del popolo in Siria, come in Libia, e nuove elezioni )
[…] non eletto dal popolo che contraddice e annulla un potere eletto dal popolo?». Con questa domanda apparsa sull’Amaca il giornalista Michele Serra pone una domanda che cancella cent’anni di pensiero politico, […]