Nei palazzi della politica romana circola insistente la voce che a Milano il tribunale di Sorveglianza rinvierà a dopo le elezioni europee di fine maggio la decisione su che tipo di pena far scontare a Silvio Berlusconi.
È la politica che parla e al momento su questo punto sembra farlo a vanvera, anche se il leader di Forza Italia agogna quel rinvio, tanto da essere andato al Quirinale a battere cassa.
Ma al momento le cose stanno diversamente: c’è un’udienza, quella del 10 aprile, e potrebbe essere l’unica prima che il collegio si ritiri per decidere se affidare Berlusconi ai servizi sociali, quali fargli fare e in che modo. Oppure se mandarlo agli arresti domiciliari.
Il Cavaliere deve scontare una pena per frode fiscale a 4 anni ma, come è arcinoto, 3 anni sono stati indultati.
La difesa, per ottenere un rinvio, non può sicuramente giocarsi la carta del ricorso a Strasburgo: è stato presentato a dicembre ma non è stata ancora fissata una data per la sua discussione e di solito, per questo tipo di cause, passa un anno.
Ma gli avvocati di Berlusconi ci hanno abituato a conigli tirati fuori dal cilindro pur di guadagnare tempo. Potrebbero farlo anche in questo caso, complice Pasqua, il 25 aprile e il primo maggio di mezzo.
Ma anche alla luce di questa considerazione puramente ipotetica, appare difficile che la decisione arrivi dopo le elezioni europee del 25-26 maggio. Per quanto sia un caso “politico”, la sentenza del tribunale di sorveglianza, verosimilmente , dovrebbe arrivare non oltre una decina di giorni dalla fine delle discussione, anche perché da codice andrebbe presa entro 5 giorni.
QUANDO TOCCÒ AL TRIBUNALE di sorveglianza di Roma dover decidere su Cesare Previti, impiegò esattamente 5 giorni: udienza il 14 febbraio del 2007 e sentenza il 19 febbraio. Previti fu affidato alla Ceis di don Picchi e poteva star fuori dalle 7 alle 23. Che cosa succederà a Berlusconi, ovviamente non si può prevedere. L’unica cosa che sembra impossibile, anche se l’ipotesi di scuola rimane, è che finisca in carcere. Non tanto per il fattore età, quanto per la cosiddetta doppia sospensiva indicata, contro il parere dei suoi pm, dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, e accolta dal giudice di soverglianza per il direttore del Giornale Alessandro Sallusti: anche senza domanda del condannato, arresti domiciliari e non cella, in base alla legge “svuota carceri”. Se si dovesse ripetere il copione e se Berlusconi volesse il dramma mediatico può cercare di “evadere” per farsi portare in carcere.
Ma può drammatizzare anche in caso gli vengano accordati i servizi sociali perché se scatteranno in campagna elettorale per le Europee non è difficile immaginare innumerevoli dichiarazioni sue e dei suoi alleati per dire che i giudici gli vogliono impedire di fare politica. Anche se da interdetto dai pubblici uffici per due anni non può nemmeno votare mentre non è più candidabile per i prossimi 6, in base alla legge Severino, la stessa che gli è costata la decadenza dal Senato.
Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.
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