Il provvedimento per 3 agenti e 9 sanitari. La condanna a 2 anni per un funzionario.
Dodici rinvii a giudizio e una condanna a 2 anni. Così ha deciso il gup Rosalba Liso a conclusione dell’indagine preliminare per la morte di Stefano Cucchi*, il giovane di 31 anni arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 e deceduto 7 giorni dopo nel reparto penitenziario dell’ospedale Pertini di Roma.
I rinvii a giudizio sono per 3 agenti della polizia penitenziaria e 9 persone tra medici e infermieri dell’ospedale Sandro Pertini. Mentre la condanna a 2 anni è stata emessa – con rito abbreviato – nei confronti del funzionario del Prap (Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria) Claudio Marchiandi.
Lesioni aggravate, abuso di autorità nei confronti di arrestato, falso ideologico, abuso d’ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto in atti d’ufficio, favoreggiamento, omissione di referto, sono i reati contestati a seconda delle singole posizioni processuali.
Il processo prenderà il via il 24 marzo prossimo davanti alla terza corte d’assise di Roma.
Rinviati a giudizio: i reati contestati
Le tre guardie carcerarie rinviate a giudizio sono: Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici. Imputati di lesioni personali. I sei sanitari dell’ospedale Sandro Pertini, oltre il primario della struttura Aldo Fierro, sono Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo. Tutti – tranne la Caponetti – sono stati rinviati a giudizio per abbandono di persona incapace. La Caponetti, dirigente medico del Pertini è stata rinviata a giudizio per abuso d’ufficio e falso.
Per abbandono di persona incapace sono stati rinviati a giudizio anche tre infermieri: Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.
Ilaria Cucchi: “Il gup la pensa come noi, Stefano è morto per le botte”
“Il gup la pensa come noi…e cioè che Stefano è morto per le botte”: così, a caldo, ha commetato la notizia Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano.
“Mi auguro – ha proseguito – che i pubblici ministeri abbiano il coraggio di portare avanti la verità e abbiano l’umiltà di tornare sui propri passi”.
Il legale della famiglia, l’avvocato Fabio Anselmo, ha aggiunto: “Siamo soddisfatti perchè il Gip con questa decisione ha sostanzialmente ammesso essere fondate le nostre critiche alla consulenza della controparte, e quindi abbiamo un problema di imputazione”.
*Le tappe della vicenda:
Stefano Cucchi è stato arrestato la notte tra il 15 e il 16 ottobre. Il 22 ottobre la madre viene a sapere che il figlio è morto all’ospedale Pertini di Roma.
Nei giorni precedenti alla notizia, i genitori e la sorella di Stefano hanno cercato in tutti i modi di vederlo, ma in base al protocollo dell’ospedale (in seguito abolito) non è stato possibile.
Il 4 novembre il Ministro della Giustizia Angelino Alfano riferisce sulla sua morte alla Camera. Tra le cause della morte, si parla di “caduta dalle scale”.
Il 17 giugno di quest’anno la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per 13 persone. Si tratta di un dirigente del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e tre guardie carcerarie. Tra i sanitari del Pertini: 3 infermieri e 6 medici, tra cui il primario della struttura detentiva Aldo Fierro.
I reati contestati, a seconda delle posizioni, vanno dalle lesioni aggravate all’abuso di autorità, dal falso ideologico all’abuso d’ufficio, dall’abbandono di persona incapace al rifiuto in atti d’ufficio, fino al favoreggiamento e all’omissione di referto.
Dal capo di imputazione dei pm romani (Vincenzo Barba e Francesca Loi) che indagano sulla morte del giovane è emerso che sarebbe bastato somministrare un semplice cucchiaino di zucchero a Cucchi per evitargli la morte.
ilsalvagente.it del 25 gennaio 2011
Ho letto la citazione di Martin Luther King e quindi ti allego il blog di mia moglie, Flaminia Bruno, dove appare la sua lettera aperta. Quanto più gravi le accuse, quanto più importante controllare che siano vere o no.
http://letteraapertacucchi.blogspot.com/
Nelle accuse contro il personale medico di Pertini ci sono molte cose OVVIAMENTE false. Non è una posizione politica, è un fatto (vabbè, non dire cazzate è una posizione politica in se).