Cosa impedisce al Parlamento di funzionare? Nulla”. Per Lorenzo Cuocolo, professore di diritto costituzionale all’università Bocconi di Milano, Camera e Senato sono (formalmente) nel pieno esercizio delle loro funzioni: “Volendo, potrebbero eleggere le commissioni permanenti domani mattina”. È quello che chiedono i grillini in coro. Qual è allora il problema? Non c’è nessun ostacolo tecnico, perchè i regolamenti di Camera e Senato prevedono che uno dei primi adempimenti sia proprio quello di eleggere le commissioni. La questione qui è politico-istituzionale: bisogna individuare i presidenti delle commissioni, scelti normalmente in base a un principio di equilibrio tra forze di maggioranza e di opposizione. Per esempio, il presidente della commissione di controllo sulla Rai, dice la prassi consolidata, non deve provenire dallo stesso partito cui appartiene il ministro delle Comunicazioni. Solo così possono controllarsi a vicenda. I Cinque Stelle però insistono sul fatto che un governo c’è ancora: quello di Monti. È vero, ma bisogna tenere conto che si tratta di un esecutivo tecnico, che si è dimesso senza più chiedere la fiducia alle Camere. Piuttosto, ci si potrebbe basare sui risultati delle ultime elezioni. Cosa dice la Costituzione in proposito? L’articolo 72 sostiene che le commissioni devono rispecchiare la proporzione dei gruppi parlamentari. Tradotto, basterebbe prevedere in ogni commissione circa il 30 per cento di presenza di Grillini, Pd e Pdl e il 10 per cento di Montiani. Così si garantisce l’equilibrio politico, ma resta il nodo delle presidenze. Come sceglierle? Una norma esplicita manca. Ma una soluzione, se solo ci fosse la volontà politica di trovarla, ci sarebbe. Per esempio assegnare le presidenze in via transitoria – e in maniera equilibrata – tra i partiti. Ovviamente, l’accordo dovrebbe prevedere una rielaborazione nel momento in cui si formasse il nuovo governo. Il presidente del Senato Piero Grasso ha detto che se Pd e Pdl non vogliono le commissioni permanenti, lui non può obbligarli a eleggerle. È vero parzialmente. I regolamenti di Camera e Senato in effetti prevedono che siano i gruppi, cioè i partiti, a designare i loro rappresentanti nelle commissioni. E avrebbero dovuto farlo entro 5 giorni dalla formazione dei gruppi stessi, quindi c’è già un ampio ritardo. Ma l’articolo 21 del regolamento di Palazzo Madama sostiene che sia proprio il presidente a comunicare la composizione delle commissioni al Senato. In un caso di inerzia come questo, anche se è eccessivo chiedere a Grasso di agire autonomamente, il presidente potrebbe esercitare il suo potere di impulso e richiamare i gruppi al rispetto del regolamento. Invece, per ora, il Parlamento si è affidato alle commissioni speciali. Prassi? No, anomalia. Consentono al Parlamento di funzionare almeno un po’, e permettono di analizzare gli atti provenienti dal governo. Così però il Parlamento si priva della sua funzione originaria, che è quella di legiferare. Vero, ma per farlo ha comunque bisogno di un indirizzo politico. E bastano, le commissioni speciali, ad affrontare le emergenze del Paese? Sono solo una sponda, basti pensare che quella della Camera è costituita da 40 persone su 630, e quella del Senato da soli 27 membri. Il che significa che il 90 per cento di deputati e senatori, in questo momento, nella migliore delle ipotesi si annoia. E non c’è proprio ragione per cui non debba tornare al lavoro. Subito.
Da Il Fatto Quotidiano del 09/04/2013.
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