Troppe domande dal Sud, incertezza sulle materie, in arrivo una circolare.
Al Nord temono la carica dei nuovi “terroni”.AlSudpensanoai piccoli drammi familiari di chi rischia di dover lasciare casa e parenti per trasferirsi in scuole lontane. L’effetto meno previsto, e più temuto, della riforma della scuola si sta facendo sempre più concreto man mano che si avvicina il momento della verità. Che non sarà quello in cui, fra pochi giorni, gli Uffici scolastici regionali (Usr) assegneranno gli incarichi di supplenze al 30 giugno come tutti gli anni. E nemmeno riguardano le assegnazioni di ruolo previste dalla fase Zero e A del piano di immissioni predisposto dal ministero e già esaurite.
IN QUEI CASI la procedura ha ricalcato quella prevista negli scorsi anni e i neo-assunti sono stati chiamati nelle province in cui si erano iscritti alle Graduatorie di merito o a esaurimento. La novità riguarda coloro che saranno chiamati in servizio con le fasi B e C,quelle che mettono a disposizione i nuovi posti aggiuntivi, “i posti per il potenziamento dell’offerta formativa”, rispetto alla normalità tradizionale. In questo caso, i docenti si trovano immessi in una sistema non più provinciale ma nazionale e la loro assegnazione sarà decisa in base al punteggio più alto nella prima provincia scelta.Poi,a scorrere,si verrà assegnati in base all’ordine assegnato alle 100 province italiane (sono state escluse quelle di nuova creazione), indicate dai docenti al momento della presentazione della domanda il 14 agosto. Qui cominciano i guai. Per capirli basta confrontare la suddivisione delle domande a livello regionale con i posti per il potenziamento disponibili in base alla legge 107 (la Buona scuola). In Sicilia ci sono state 11.864 domande ma i posti disponibili sono 5.043: ne mancano 6.821. Analoga situazione in Campania: 11.142 domande ma solo 6.015 posti disponibili. In Calabria: 4.314 contro 2.093 e in Puglia 6.040 richieste contro 4.037 posti disponibili. Situazione simile nel Lazio dove alle 7.125 domande corrispondono 5.600 posti per il potenziamento. Il contrario, invece, nelle regioni del nord dove la Lombardia ha 8.031 posti per il potenziamento e 6.630 domande effettuate; il Veneto ha 4.268 posti e 3.694 domande, il Piemonte 3.660 posti e 2.623 domande. Lo squilibrio produrrà un trasferimento obbligato dal sud al nord, “almeno 15 mila” secondo il sindacato Anief, che ha già determinato l’allarme degli amministratori di centrodestra. Come l’assessore all’istruzione della Lombardia, Valentina Aprea, di Forza Italia, che lamenta la mancata regolarizzazione di tanti precari del nord – iscritti alle graduatorie di Istituto o abilitati Pas e Tfa che non rientrano nel piano assunzioni – che verrebbero scavalcati dagli insegnanti del sud. Comunque la si giri,la coperta resta corta e la programmazione complicata.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 18/08/2015.
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