Le due facce della crisi del lavoro: meno rapporti a tempo indeterminato (-7,6%), più macchinari sofisticati.
ROMA – Crollano i posti stabili. Si impennano i macchinari super evoluti. Colpa degli incentivi che vanno e vengono, dal lavoro a Industria 4.0. Con una conseguenza paradossale: le imprese cambiano pelle, ma automatizzando non creano lavoro aggiuntivo. Questo ci dicono i nuovi dati Inps e Ucima (Confindustria) relativi al primo trimestre dell’anno.
Tre mesi, d’altro canto, ancora fiacchi per crescita (il Pil avanza di uno 0,2%, quando la media Ue è a +0,5) e produzione (cala dello 0,3%).
E questo spiega perché le nuove assunzioni a tempo indeterminato tra gennaio e marzo non solo scendono, ma finiscono pure sotto il livello del 2014: 310 mila contro 370 mila. Allorquando, tra governo Letta e Renzi, il mercato del lavoro non era stato ancora inondato di 16,4 miliardi di incentivi. Non solo dunque è finito l’effetto traino dei bonus: -7,6% i contratti stabili sul 2016 e -35% sul 2015, dice l’Inps. Ma la situazione arretra anche rispetto a tre anni fa. Regalando una rivincita ai contratti a tempo determinato, che volano vicini a quota un milione, 20% in più sul 2014. E anche all’apprendistato, ora più conveniente: 65mila nuove assunzioni nel trimestre contro le 60mila del 2014 e le 50mila circa sia del 2015 che del 2016.
Così, mentre il lavoro torna a precarizzarsi, l’industria evolve. Iper e super ammortamento, previsti nella finanziaria 2017, convincono gli imprenditori a prenotare nuovi macchinari. Specie quelli “connessi”, in grado di dialogare per via digitale sia a monte che a valle del processo produttivo. Le vendite conoscono un boom inedito: +6,5% in Italia, +12,8% all’estero, rivela Ucima.
Articolo intero su La Repubblica del 19/05/2017.
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