L’ospite più atteso al vertice dei ministri dell’ambiente era proprio lo statunitense Scott Pruitt, dopo le dichiarazioni del presidente Donald Trump che dieci giorni fa aveva detto di voler rigettare l’accordo di Parigi sul clima, ritenuto dannoso per l’economia del Paese. E Pruitt in effetti è arrivato, ha posato per la “foto di gruppo”, ha anche fatto la sfoglia insieme al ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ringraziandolo poi per l’ospitalità con un tweet («il prosciutto e la pasta erano deliziosi»), ma è rimasto fermo sulle sue posizioni. E poi è ripartito a vertice ancora in corso, lasciando i suoi referenti a completare l’opera.
Ai restanti membri di quello che in pratica è diventato il G6 dell’ambiente non è rimasto che tenere la posizione. Già in mattinata Galletti aveva sintetizzato la situazione dichiarando: «A parte il clima, siamo d’accordo su tutto». E in serata si è confermata la linea. «Per quanto riguarda l’Italia e la stragrande maggioranza dei Paesi del G7 che sono qui l’accordo di Parigi resta irreversibile e non negoziabile – ha detto Galletti prima della cena di gala -. Abbiamo preso atto della posizione degli Stati Uniti che hanno dichiarato di voler continuare la loro politica di riduzione della CO2 anche al di fuori dell’accordo. Un accordo che per noi è imprescindibile, ma comunque i Paesi del G7 devono mantenere il filo del dialogo. Una continuazione del dibattito, ognuno sulle sue posizioni». Il tempo del dibattito gioca questa volta a favore dell’ambiente. L’uscita dall’accordo di Parigi infatti non può essere “istantanea”, come ha ricordato qualche giorno fa anche il presidente della commissione europea Juncker, l’accordo vale 3 anni dall’entrata in vigore nel 2016 e poi serve un altro anno per la procedura di uscita. Nel frattempo alcuni ministri presenti al G7 auspicano che Trump riveda le sue decisioni. La negoziazione quindi si gioca su un confine sottile: anche gli Stati Uniti dicono di voler ridurre le emissioni, come ha chiarito Carlo Carraro del gruppo di ricerca dell’Onu sul cambiamento climatico, in sostanza vogliono «introdurre nuove misure che pur non rientrando nell’accordo, vanno nella stessa direzione». Per Galletti fuori dall’accordo non ci sono però «gli strumenti per raggiungere gli obiettivi» perché quello è «un accordo multilaterale globale con interventi coordinati », ben diverso dalle «azioni volontarie».
Articolo intero su La Repubblica del 12/06/2017.
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