Doveva diventare un decreto, per rendere subito operativo lo svuotamento del reato di scambio politico mafioso (416 ter) riscritto (da Alessia Morani del Pd su ordine di Renzi) per non disturbare il garantismo peloso di Forza Italia che minacciava sfracelli alla vigilia delle Europee. Poi ieri, nel giorno dell’arresto di Nicola Cosentino, Denis Verdini e Matteo Renzi si sono trovati d’accordo a Palazzo Chigi anche sul contenuto di questo provvedimento. E sono giunti subito applausi e approvazione lampo del ddl con una maggioranza bulgara: 310 sì, solo 61 contrari (i Cinque Stelle). Il momento di maggiore tensione in aula è stato registrato quando i grillini hanno lanciato accuse di contiguità con le mafie ai parlamentari del Pd e di Forza Italia.
ORA IL DDL RIPASSA al Senato dove arriverà blindatissimo (l’accordo prevede l’approvazione definitiva la settimana prossima) perché ieri, durante il Comitato dei Nove alla Camera, hanno dato il loro placet al testo finale Forza Italia, Lega e anche Sel. Unici contrari quell di M5s.
Il testo è un capolavoro d’ingegneria linguistica, con l’emendamento salvifico (e finale) del relatore Davide Mattiello (Pd), che abbassa le pene del carcere ed elimina il principio della punibilità del politico che si mette a disposizione “dell’organizzazione mafiosa”. Mattiello ha anche sottolineato che l’intesa Verdini-Renzi prevede che il governo possa intervenire comunque per decreto qualora a Palazzo Madama qualcuno non tenesse fede ai patti; più che testo blindato, dunque, un’intesa a prova di sabotaggio. Le modifiche più rilevanti sono l’abbassamento della pena, come si diceva: per il reato di scambio politico mafioso il carcere sarà non più, come previsto dal Senato, da 7 a 12 anni, ma passerà da 4 a 10 anni, articolo che l’aula della Camera ha approvato con 293 sì, 83 no e 2 astenuti. Quanto al ruolo del politico, è stato così riscritto: “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-ter in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”. C’è poi una terza modifica: nel testo Senato si parlava di “qualunque altra utilità” mentre ora si torna a “altra utilità”. Soppresse le parole “ovvero in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione mafiosa”. L’articolo è stato approvato con 305 sì e 71 no. Anche qui, voto bulgaro, suggellato dalle parole di giubilo di Donatella Ferranti del Pd, presidente della Commissione Giustizia della Camera: “È una norma di grande rigore, che permetterà di stroncare qualunque patto tra politica e mafia, le modifiche approvate tengono conto delle criticità segnalate dall’Anm e da diversi pm antimafia”. Furibondi, invece, i 5 Stelle: “Un politico può essere a disposizione della mafia: non è reato. Renzi e Verdini hanno ammazzato il 416 ter. Questo è tutto il punto e non ci resta che appellarci ai cittadini e lanciare il grido d’allarme su quanto sta succedendo”.
“È STATO FATTO un grande regalo alla mafia – si unisce al coro d’indignazione il senatore Michele Gianrusso dell’M5s
– per il governo Renzusconi un politico che si mette a disposizione dei mafiosi non commette reato. Vergogna! I traditori mentono, i cittadini traditi non ve lo perdoneranno mai”. Giubilo, invece, per Cosimo Ferri, sottosegretario Ncd alla Giustizia: “È pacifico che sia una norma davvero incisiva nella lotta contro la mafia, mi auguro che venga approvata all’unanimità perché è una cosa forte e giusta, ma anche giuridicamente forte”. La mafia ringrazia?
Da Il Fatto Quotidiano del 04/04/2014.
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