Ricordate i profeti della fine di Berlusconi e della “pacificazione” dopo la “guerra dei vent’anni”? Noi l’abbiamo sempre saputo, e scritto, che erano tutte balle. L’Italia politica, quella del Palazzo e quella dell’indotto, è talmente impregnata di berlusconismo che Berlusconi continuerà a comandarla anche da morto. Figurarsi ora che è ancora vivo e vegeto, anche se momentaneamente ristretto ai servizi sociali. Forse non tornerà più a Palazzo Chigi, ma chi sta meglio di lui? Al governo c’è il suo pupillo, fra l’altro suo fervente ammiratore, che gliele dà tutte vinte e riesce a fare anche quello che a lui non riuscì, meglio di come l’avrebbe fatto lui, nel silenzio tombale di chi strillerebbe se a farlo fosse lui. Non gli resta che assistere compiaciuto allo spettacolo dalle finestre di Cesano Boscone, senza neppure pagare il prezzo di logoramento che consuma chi governa.
Tanto il governo sta in piedi grazie a lui, ma lui formalmente è all’opposizione, anche se vota sempre con la maggioranza. Comanda per interposto Renzi. Geniale. Prendete quel che è successo ieri: dopo mesi di fumate nere, il partito unico renziano Pd&FI&frattaglie varie ha deciso che il vicepresidente del Csm sarà Giovanni Legnini, 55 anni, in politica da 38, avvocato e docente in aspettativa, ex Pci, ex Pds, ex Ds, ora Pd, già sindaco di Roccamontepiano (Chieti), senatore dal 2004, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del governo Letta e all’Economia nel governo Renzi. Cioè: per la prima volta un membro del governo in carica passa, senza soluzione di continuità, a vicepresiedere il Csm. Così il governo mette il cappello e le mani sulla più alta carica elettiva dell’organo costituzionale che dovrebbe garantire l’autonomia e l’indipendenza dei magistrati (seconda solo al capo dello Stato, membro di diritto). Con tanti saluti a quel che resta della divisione dei poteri. Nemmeno B. era arrivato a tanto, anzi sotto i suoi governi si erano sempre alternati vicepresidenti dell’area di opposizione (Capotosti nel ‘94, Rognoni nel 2002, Vietti nel 2010), in nome di quella democrazia dei contrappesi ora archiviata. Renzi piazza al vertice operativo del fu organo di autogoverno dei magistrati un membro del suo stesso governo, con il via libera di B. che ottiene due posti nel nuovo Csm, mentre i 5Stelle – che hanno molti più voti di lui – dovranno accontentarsi di uno. Cose da pazzi, mai accadute neppure nella nostra repubblichetta delle banane. Si spera che, al momento di votarlo, i membri togati del nuovo Csm abbiano un sussulto di dignità e oppongano un netto rifiuto al vicepresidente Legnini, commissario politico del governo, ma c’è da dubitarne. Basti pensare che due togati hanno goduto della sfacciata propaganda elettorale del sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, che in un paese normale sarebbe stato cacciato a pedate dal governo, invece è sempre lì per conto di B. che lo designò quando ancora sosteneva il governo Letta. Ora, quando sarà insediato, il Csm più governativo della storia dovrà nominare circa 300 capi degli uffici giudiziari, decapitati da Renzi con la dissennata norma che prepensiona i magistrati a 70 anziché a 75 anni. Completa il quadro dell’immonda spartizione l’accordo Renzusconi per mandare alla Corte costituzionale due vecchi politicanti come Luciano Violante (noto participio presente, molto gradito al Colle che lo promosse “saggio”) e Donato Bruno (noto amico di Previti). Il primo è in politica dal ‘79, il secondo dal ’96: ora andranno a giudicare le leggi che hanno contribuito a scrivere e ad approvare. L’apoteosi del conflitto d’interessi. Chi pensasse a un cedimento di Renzi al berlusconismo declinante non avrebbe capito nulla: Renzi non cede a B., Renzi la pensa esattamente come B. Perché ha le stesse urgenze di B. La sua classe dirigente (si fa sempre per dire) è lo stesso frittomisto di incompetenti e di inquisiti, come dimostrano i casi di Richetti & Bonaccini. Con l’unica differenza dell’età. Se non si sbriga a mettere sotto controllo i giudici, finisce come B. Ma, diversamente da B., ce la può fare. Quod non fecerunt berluscones, fecerunt renzini.
Da Il Fatto Quotidiano del 11/09/2014.
La vicenda Richetti e Bonacini durerà il tempo d’un caffè, seppur lungo: la magistratura dovrà incrociare le fatture dei noleggi auto con le agende degli indagati e verificare o meno la congruità dei costi messi a bilancio. Robetta da ragionieri di primo pelo, o poco più.
[…] che si sono candidati alle primarie del PD, vale a dire Richetti e Bonaccini, ed ovviamente i soliti si sono già buttati strumentalmente sulla questione, resta il fatto che al di là delle ovvie considerazioni di rito sembrerebbe che di sordido non […]
renzi è il degno erede di b, ma questo ormai si sa da molti mesi…
Erede? Ma di quale defunto corruttore per interposta persona e diretto frodatore stiamo parlando? Chi lo dà per morto pecca di sbadataggine ed é anche un tantino sprovveduto…egli vive e regna ancora fra noi.
parlo di erede politico, ovviamente. b vive ed è amico di renzi, appunto.
1) Il vicepresidente CSM non è eletto da nessuno, bensì nominato. E sinché non sarà al completo, meglio star zitti
2) Ex che cosa? Carriera politica iniziata e continuata in un partito solo
3) Fate una ricerchina, prima di sparare minchiate: Giacinto Boschi fu vicepresidente CSM dal 1972 al 1976 dopo essere stato Ministro delle Poste e Tlc dal 1970 al 1972.
giacinto bosco…e vedremo chi sarà il prossimo…