IL SENATO PASSA IL TESTO ALLA CAMERA. RESTANO LE NORME DURE.
Stiamo approvando un testo mostruoso, anche con dei refusi; mi vergogno profondamente, stiamo facendo un provvedimento incredibile in cui si dice tutto e il contrario di tutto. Ma per quale motivo, per evitare la carcerazione di una persona che non vuole essere nemmeno perdonato, un Parlamento deve avere tanta fretta?”. Queste parole sono state pronunciate ieri dall’ex pm Gerardo D’Ambrosio, senatore del Pd, quando ormai era chiaro che nulla poteva più fermare il ddl diffamazione da una sua rapida approvazione a Palazzo Madama. Oggi, nel pomeriggio, i giochi saranno fatti. Il testo passerà alla Camera dove altri parlamentari tenteranno di fermarlo per evitare che venga varata una legge che peggiora la situazione esistente. Costringendo i giornalisti italiani a lavorare come se avessero una pistola puntata alla tempia. A meno che non intervenga il governo, con un decreto ad hoc, per eliminare solo la parte del carcere per i giornalisti contenuta nella vecchia legge sulla diffamazione del 1948, quella che è stata applicata per portare il direttore del Giornale Alessandro Sallusti a un passo dalle porte di San Vittore. Pressioni su Monti sono state fatte, lungo tutta la giornata di ieri, da alcuni senatori del Pd, in vista soprattutto del Consiglio dei ministri di questa mattina. CON IL DECRETO, Sallusti sarebbe salvo e non ci sarebbe più bisogno di andare avanti con questa legge, che si è trasformata in una vendetta della casta nei confronti dei giornalisti e dei giornali. Ma il premier preferisce non esporsi su una questione che riguarda un’iniziativa parlamentare. Anche perché un fatto del genere costringerebbe senza dubbio l’esecutivo a un’ennesima fiducia nel momento della conversione in legge. Un terreno senz’altro scivoloso, anche perché si tratterebbe di un decreto “ad personam”, su cui i moderati del Pdl (che detestano Sallusti e il “falco” Daniela Santanchè, sua compagna di vita) potrebbero fare un passo indietro. Il ddl, dunque, proseguirà il suo iter. Anche se ieri a Palazzo Madama i senatori del Pd e dell’Idv hanno tentato di tutto perché il testo fosse rimandato in commissione e lì definitivamente sepolto. La richiesta del Pd è stata affossata da un ritrovato (o mai defunto?) asse Lega-Pdl, i più decisi ad avere vendetta contro la stampa. Nella giornata di ieri sono state approvate alcune modifiche al testo uscito dalla commissione Giustizia, alcune leggermente migliorative. É stato dato il via libera alla riduzione delle multe per i giornalisti da 100 mila a 50 mila euro, è stato cancellato il raddoppio della multa in caso di recidiva ed è stato eliminato il nuovo reato di “dossieraggio” detto anche “emendamento anti-macchina del fango”. Via libera, però, anche all’interdizione dalla professione in caso di recidiva e all’obbligo di rettifica per i siti Internet. Le speranze sono ora riposte nel voto finale all’articolo 1, “cuore” della legge. Se venisse bocciato, il ddl verrebbe affossato, ma l’asse Pdl-Lega rema contro. Solo per vendetta.
Da Il Fatto Quotidiano del 30/10/2012.
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