Sorbole ragassi noi vogliamo il cambiamento, sono stato chiaro???”: da sei mesi almeno il Bersani-Crozza ci rompe i timpani con il cambiamento qua e il cambiamento là, salvo poi barricarsi nel fortino della conservazione sua e dei suoi cari. Nelle primarie pd si autodefinisce l’“usato sicuro” come unico argomento per battere Matteo Renzi, che da parte sua non ha la forza di buttare all’aria le polverose liturgie di partito e se ne torna a Firenze con la coda tra le gambe. E che dire della propaganda elettorale condotta sull’antiberlusconismo di maniera (con l’agghiacciante giaguaro da smacchiare), ventennale espediente per abbindolare gli ingenui, sempre di meno visto il desolante esito finale. Poi, dopo averlo insultato su tutte le piazze d’Italia, Bersani avvia lo sfibrante corteggiamento del movimento 5Stelle. E fa finta di non capire che con un altro candidato premier, Grillo potrebbe anche ragionare: e infatti il leader di Bettola resta piantato lì. Segue la pantomima dal titolo: con Berlusconi giammai le grandi intese, perché, ci mancherebbe altro, “noi vogliamo il cambiamento”. Il popolo democratico non fa in tempo ad apprezzare ed ecco la “bella sorpresa”: concorda a quattr’occhi con l’ex nemico pubblico B. il nome del nuovo capo dello Stato, distogliendo l’ottuagenario Franco Marini da un giusto e meritato riposo. Risultato: il Pd a pezzi, i militanti in rivolta, gli elettori in fuga. Più che un errore politico quello di Bersani è la caporetto di un metodo ormai insopportabile, intriso di vecchiume e supponenza. Solo poche settimane fa astenendosi o votando Grillo più della metà del popolo italiano ha dato un segnale di rivolta così forte e sonoro che solo una politica imbecille o in malafede poteva non sentire. Infatti, tutto continua come prima e peggio di prima. Le inutili consultazioni al Quirinale. Le inutili pause di riflessione. Gli inutili saggi nominati per espettorare inutili documenti programmatici. E adesso anche le inutili tre prime votazioni alla Camera, in un tripudio di schede bianche e ridanciani omaggi a Marini (Valeria) e al conte Mascetti di Amici miei mentre l’uomo del cambiamento abbraccia con trasporto Angelino Alfano, e vai. Seguiranno altri inutili voti in attesa che dal carrello dei bolliti venga estratta qualche altra bella sorpresa. A un Paese che avrebbe bisogno come il pane di energie fresche e di teste abituate a ragionare con la velocità di Internet e l’acume di Obama si vogliono somministrare delle cariatidi condivise che già brigavano ai tempi di Craxi, o vispi nipotini di Togliatti o giuristi emeriti, campioni mondiali di consulenze e arbitrati. Chi ci salverà?
Da Il Fatto Quotidiano del 19/04/2013.
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