SPERANZA EVOCA L’“INTERESSE NAZIONALE”, CIVATI ESCE DALL’AULA, MATTIELLO DICE NO E SI DIMETTE DAL GRUPPO.
Non potrei iniziare questo discorso, in un passaggio così impegnativo, senza un accenno personale ed esprimere un senso di gratitudine profonda verso chi, con generosità e senso antico della parola lealtà, mi ha sostenuto anche in questo difficile passaggio: Pierluigi Bersani”. Enrico Letta parla da Presidente del Consiglio. L’altro, che era il candidato elettorale, è seduto tra i banchi del Pd. I due si erano presentati in ticket alle primarie del 2009. Insieme hanno gestito questa fase politica. Il vice è diventato premier. L’ex segretario, deputato semplice, sorride, fa il segno di vittoria. Applaude tutta l’Aula (eccettuati i grillini). Passaggio di consegne storico: il Pd ha non vinto le elezioni, l’ex comunista Bersani non è andato a Palazzo Chigi a fare il governo col Pdl, ma ha assicurato “sostegno leale” all’ex Dc con il quale ha lavorato fino all’altroieri. Un Pd che per 60 giorni non ha fatto che litigare, sabotarsi, impallinare i suoi vertici, e in una parola autodistruggersi, cede la sua sovranità, rinuncia alla sua alterità, si rassegna all’inciucio finale. Senza uno strappo ufficiale, se non quello di Pippo Civati (che alla fine, piuttosto che dire no alla fiducia e di fatto mettersi fuori dal partito sceglie di uscire dall’Aula). E del neo eletto piemontese Davide Mattiello, proveniente da Libera, che si dimette dal gruppo.
QUALCHE distinguo c’è. Interviene in Aula Stefano Fassina, responsabile Economico del Pd (e ancora in corsa per un posto da vice Ministro): “I 4 miliardi di euro necessari a cancellare l’Imu, premesso che li abbiamo trovati, possiamo utilizzarli per evitare l’aumento dell’I-va?”, chiede. “Oppure abbiamo trovato, oltre ai 7-8 miliardi per affrontare i provvedimenti urgenti lasciati scoperti da Monti, altri 8 miliardi all’anno per cancellare l’Imu e per cancellare l’aumento dell’Iva? E come li finanziamo? Con ulteriori ticket sulla sanità? Con ulteriori tagli alla scuola pubblica e all’università? Con ulteriore deindicizzazione delle pensioni basse?”.
Un intervento da opposizione lo fa Rosy Bindi: “Per molti di noi non è giusto sospendere l’Imu sulla prima casa”. Perché “le priorità sono la riforma delle pensioni, gli esodati. Per l’Imu c’è una data certa, per questi altri temi caldi no”. Mettono il dito nella piaga Fassina e Bindi e preannunciano problemi: Letta è andato incontro al Pdl. E il Pd? Per ora il Pd nel complesso sorride e ingoia. Gozi (fino all’ultimo dissidente) inneggia all’europeismo di Letta, i più critici, come Orfini e Zampa, si allineano. Nel frattempo, qualcuno s’interroga. Mineo: “Ma come si fa a preservare la sinistra? Quando facciamo il congresso?”, chiede a Orfini. La risposta è un’altra domanda: “Facciamo l’Assemblea. Se no, chi lo convoca il congresso?”. L’Assemblea prevista per sabato è stata rimandata all’11. Meglio finire la partita dei sottosegretari prima, per sedare qualche malumore. E poi si brancola nel buio. Segretario dimissionario, vicesegretario premier. Si parla di un reggente, Guglielmo Epifani, che dovrebbe traghettare il partito fino al congresso (che è a ottobre e probabilmente non si anticiperà: il tempo serve a tutti). Ieri applauditissimo all’assemblea del gruppo mentre invitava a metterci la faccia, sull’operazione larghe intese e non a subirla. È in pole position. Oppure un Triumvirato, con un renziano, un Giovane turco e un rappresentante di un’altra area.
POCO entusiasmo generale per la leadership del partito. Matteo Renzi si dichiara non interessato. “Può fare tutti i capricci che vuole, ma ora c’è una sola cosa da fare, ed è questa: impegnarsi nel partito”, dice uno dei suoi. L’ultima vittima del governo Letta sembra proprio lui: rottamati i big, il governo dei giovani, moderato e post ideologico, l’ha fatto un altro. Se dura, per Matteo rischiano di diventare guai definitivi. Nell’intervento a nome del Pd il capogruppo, Roberto Speranza ripete il nuovo mantra democratico. Facciamo questa scelta “eccezionale, in un tempo eccezionale”, “nell’interesse nazionale”. Il Pd “farà la sua parte fino in fondo”. E ringraziando il “faro Napolitano” cita Don Milani: “A che serve avere le mani pulite se poi le tieni in tasca?”. Tutti in piedi ad applaudire. L’era del post Pd è iniziata.
Da Il Fatto Quotidiano del 30/04/2013.
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