PER EFFETTO DELLA RIFORMA FORNERO SU 25 MILA POSTI VACANTI AUTORIZZATE SOLO 11.268 IMMISSIONI IN RUOLO.
La ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha comunicato ieri ai sindacati il numero dei nuovi docenti che saranno immessi in ruolo nell’anno scolastico 2013-1014. Sono 11.268 molto al di sotto dei 21.112 che furono assunti lo scorso anno e meno della metà dei 25.367 che, sempre secondo il ministero, sarebbero necessari a completare le piante organiche. Ma per il ministero dell’Economia, il numero è il frutto della riforma Fornero delle pensioni che ha quasi dimezzato i pensionamenti e quindi ridotto i nuovi accessi. Così, mentre la scuola sta per cominciare si avvicina il tradizionale caos.
La scarsità delle nuove immissioni in ruolo – 1274 posti sono nell’infanzia, 2.161 nella primaria, 2.919 nella secondaria di primo grado, 3.136 nella secondaria di secondo grado e 1.648 posti nel sostegno – lascia nell’incertezza i 160 mila precari ma anche coloro che hanno partecipato al “concorsone” indetto dall’ex ministro Profumo e che, a dieci giorni dall’inizio dell’anno scolastico, è completato solo al 73% dei casi. Per legge, però, degli 11.268 nuovi posti disponibili, la metà, 5.634, è riservata ai vincitori del concorso, un quarto dei quali sarà così nominato solo dopo l’inizio dell’anno.
LA CONFUSIONE è alimentata anche dalla moltiplicazione dei contenziosi. Grazie a una legislazione che, nel tempo, si è ingarbugliata, ogni anno si verificano migliaia di ricorsi per le cause più diverse: dai nuovi tirocinanti esclusi dalle graduatorie a esaurimento a chi, avendo controllato i risultati del concorso, ha scoperto errori madornali, come, ad esempio a Roma, sufficienze piene trascritte come bocciature.
Eppure, intervenendo a Radio1 Rai, la ministra Carrozza ha assicurato che “la situazione è sotto controllo”: “Bisogna anche accettare gli esiti dei concorsi. Bisogna fare un salto di qualità. Purtroppo noi siamo abituati al ministero dell’Istruzione a ogni provvedimento ad avere sempre dei ricorsi e questa è la cosa che vorrei cambiare di più”. “Il problema vero – ha aggiunto la ministra – è di quanti insegnanti abbiamo bisogno, come li distribuiamo sul territorio nazionale. Bisogna riuscire ad avere un sistema più equo e anche più basato sui dati per distribuire gli insegnanti. Dovremmo arrivare a regime a una riforma complessiva di questo sistema”.
La riforma, però, è promessa almeno da 15 anni e nessuno finora è riuscito a mettere ordine in un ginepraio che rende dura la vita a migliaia di precari e a centinaia di migliaia di famiglie. Anzi, da indiscrezioni ministeriali sembra ormai che si vada a un nuovo decreto, agli inizi di settembre, per “aggiustare” le varie situazioni come la stabilizzazione dei precari, il ruolo degli insegnanti di sostegno e la collocazione dei cosiddetti inidonei. Sempre che si trovino le coperture adeguate.
TRA I SINDACATI convocati ieri dal governo a non apprezzare i numeri del ministro è la Cgil. “Siamo a un ricatto evidente da parte del ministero dell’Economia” spiega Annamaria Santoro, esponente della Flc-Cgil. Che punta il dito anche contro la non risposta data sull’assunzione dei 3.730 Ata (gli assistenti tecnici e amministrativi) non autorizzati dal Mef prima di un controllo sulla possibilità di impiegare in compiti di amministrazione quei docenti nel frattempo dichiarati “inidonei”. Allo stesso tempo, il ministero non ha nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di allargare al personale della scuola i termini del “decreto D’Alia”, che punta a pre-pensionare una quota del personale pubblico per far posto a nuove assunzioni. Decreto, però, dal quale gli insegnanti sono e saranno esclusi. Da qui l’ipotesi di un nuovo decreto a settembre. Il caos è appena cominciato.
Da Il Fatto Quotidiano del 21/08/2013.
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