Il sottosegretario Lotti attacca. Orfini: rompe le alleanze chi blocca le istituzioni.
ROMA – «La posizione di Sel sulle riforme preclude le alleanze future, soprattutto sul territorio». Il minaccioso avvertimento arriva da Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e rimbalza subito in Puglia, Emilia Romagna e Calabria, vicino al voto regionale. E getta qualche ombra anche sulla stabilità della giunta regionale del Lazio.
L’avvertimento di Lotti ha anche un destinatario diretto, fisico, nella persona del senatore Dario Stefano. Che è presidente della Giunta per le autorizzazioni, non è certo uno incline a fare le barricate nei confronti dei democratici. E soprattutto sarà candidato alle primarie del centrosinistra proprio per la candidatura a governatore della Puglia.
Lotti spiega le sue ragioni a Stefano, ma il punto di incontro non c’è. Anche perché lo stesso Lotti poco prima aveva detto: «Sel non può dire che usiamo parole irricevibili e poi governiamo insieme tutte le regioni… Eh, no. Non abbiamo mica l’anello al naso».
Arriva la risposta. «Lotti? È nervoso, ha avuto una reazione stizzita che ha poco a che fare con il dibattito in aula al Senato», dice Nicola Fratoianni. Secondo il coordinatore nazionale di Sel «le alleanze future si faranno sui contenuti. Noi non facciamo ricatti al Pd, ma non siamo neanche ricattabili. Accordi sotto banco non se ne fanno e vorremmo che il patto del Nazareno fosse reso pubblico».
E pensare che poco più di un anno fa vendoliani e democratici correvano insieme all’insegna del progetto “Italia bene comune” per il governo del paese. Adesso sono ai ferri corti. Una battaglia senza esclusione di colpi, iniziata con la fuoriuscita da Sel di Gennaro Migliore e altri parlamentari. Manovra che i vendoliani hanno considerato una vera e propria opa ostile lanciata
da Renzi. Poi ci sono le divergenze profonde sull’Italicum. E adesso la battaglia che si combatte nelle austere sale di Palazzo Madama. Scontro che rischia di dilagare ovunque e getta ombre sinistre sulle future elezioni regionali. A Bologna i dirigenti democratici dicono che non si fanno alleanze e primarie insieme per le regionali se Sel non molla sulla riforma del Senato. Voci di scontri arrivano dalla Calabria. E che dire della tenuta del governo del Lazio. Anche se ieri il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini ha cercato di smorzare i toni e negare problemi per il governatore Nicola Zingaretti. A pacificare gli animi non giova certo lo scambio di cortesie via Twitter dei leader. «7 senatori Sel che non si piegano a ricatti sono un problema per’Italia? E i nuovi Padri della Patria sono Berlusconi e Verdini?» scrive Vendola. La replica arriva dal presidente del Pd, Matteo Orfini: «Caro Nichi, a rompere le alleanze è chi blocca le istituzioni».
Da La Repubblica del 30/07/2014.
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