Era il 29 marzo 2014 e i giornali e i tg italiani (all’insaputa di quelli americani) si stupirono molto per gli elogi di Obama, in visita a Roma, a Renzi e Napolitano, ma anche agli altri monumenti della Capitale, tipo il Colosseo. Corriere della sera: “L’incoraggiamento di Obama all’Italia. Elogio di Napolitano”, “Matteo, ti aiuto io”, “La fiducia sulle riforme di Renzi. E a Napolitano: con te Italia fortunata”. Repubblica : “L’intesa tra Obama e Renzi: ‘Giusto cambiare l’Eu – ropa’. ‘Che roccia Napolitano’”. La Stampa: “Obama scommette su Renzi. ‘Sangue fresco, farà bene all’Europa’”. “Barack-Mat – teo: ‘Yes we can’”. “L’energia del premier conquista il leader Usa”. Messaggero : “Obama a Roma: mi fido di Renzi”. Unità: “Cresci – ta e lavoro: yes we can. Obama promuove Renzi”.
Forse si aspettavano che Obama prendesse per i fondelli Renzi per la sua somiglianza con Mister Bean e Jerry Lewis, e magari Napolitano per la sua età giurassica. Quella di scambiare qualche sorriso, qualche pacca sulle spalle, qualche convenevole, qualche parola di circostanza, cioè l’ordinaria amministrazione dell’arte della diplomazia, per formidabili aperture di credito non è una novità, per la stampa più servile e provinciale del mondo. Basta cercare su Google le parole chiave “Obama”e“premier italiano” per scoprire che, da quando è presidente, secondo i giornali italiani Obama s’è innamorato di tutti i nostri premier. 19 gennaio e 9 febbraio 2012: “Obama promuove Monti”. 18 ottobre 2013: “Obama promuove Letta”. Pure Merkel, Hollande e tutti gli altri capataz mondiali non fanno che “promuovere” gli ometti che si succedono a Palazzo Chigi, immancabilmente “colpiti” e “impressionati” dalle loro “riforme”, ovviamente “strutturali” e all’insegna della “crescita”. Appena vide Monti, Obama proruppe: “Ho piena fiducia nella leadership di Monti e voglio solo dire quanto noi apprezziamo la poderosa partenza e le misure molto efficaci che sta promuovendo il suo governo”. Un anno e mezzo dopo, al cospetto di Letta, non riuscì a trattenersi: “Non potrei essere più colpito dall’integrità, dalla profondità di pensiero e dalla leadership di Enrico Letta”. L’altroieri toccava a Renzi, ultimo leader europeo ricevuto alla Casa Bianca dopo 14 mesi di anticamera punitiva per la sua politica estera filorussa, in perfetta continuità col putinismo berlusconiano. E Obama ha reinserito il pilota automatico: “Sono molto colpito dall’energia di Renzi e impressionato dalle sue riforme”, ovviamente per la “crescita”. Ancora una volta i giornali perdono la memoria, i freni inibitori e soprattutto le bave. La Stampa, pagina 1: Paolo Mastrolilli sottolinea “la chimica personale nata tra Barack e Matteo”. Anche perchè Matteo Zelig ha detto a Obama che “l’America è il mio modello”, esattamente come aveva detto alla Merkel “la Germania è il mio modello”. E meno male che non è ancora andato in Grecia. La Stampa, pagina 3: riecco “la buona ‘chimica’ emersa tra i due”, stavolta a firma di Paolo Baroni e Fabio Martini. Nel giornale della Fiat si gioca tutti al Piccolo Chimico, senza neppure sincronizzare i sostantivi e le lingue. E poi via, una profluvie di Renzi “Obama italiano”, anzi “Matteo l’Amerikano”: “usa lo stesso acronimo, Jobs Act, per restituire lavoro e spazio ai giovani” e pure “la deregulation” che cancella l’articolo 18, “un passo avanti verso la modernità, molto americana”. Con la differenza che Obama ha creato milioni di nuovi posti di lavoro, mentre il Jobs Act all’italiana solo 13 (non milioni: unità). Ma questo non si dice. Si va di turibolo, tra “il sogno americano”,“la forza di sfidare il futuro puntando sulla crescita”: pure il Quantitative Easing di Draghi e il Piano Junker li ha inventati Renzi. Su Repubblica , poi, Francesco Bei si bea: “‘Caro Matteo’, ‘Caro Barack’. Era dai tempi dell’idillio Bush-Berlusconi che non si vedeva tanto calore. La chimica è scattata”. E te pareva. Renzi scopre che Obama lo copia: “Ha usato le stesse parole che ripeto io a ogni Consiglio europeo”. Sarà l’Nsa che spia tutti? Ah saperlo. Poi c’è la perfetta “sintonia sulla crescita, quasi un atto di accusa alla Germania. Mentre a casa i Fassina e i Landini lo dipingono come servo della Merkel, Renzi viene apprezzato dagli americani come l’antagonista europeo del rigore”. Non dite a Bei che, sopra il suo articolo, c’è quello di Rampini che riporta le parole esatte di Obama: “Io non critico la Merkel, grande alleata. Renzi è sulla strada giusta avendo avviato le riforme che vi chiedeva la Merkel”. Quindi è Obama, non Landini e Fassina, a dargli del servo della Merkel. Bei però è troppo beato per accorgersene: “Il body language della conferenza stampa, i segni del linguaggio del corpo, il ‘tu’ confidenziale (you equivale anche a ‘lei’, ma lui non lo sa, ndr), puntano tutti nella stessa direzione”.E “la stretta di mano”?È“una presa amichevole, come fanno i ragazzi tra di loro, con l’avambraccio in verticale”. E la lingua in orizzontale, supportata da foto e didascalie: “Alcuni gesti con le mani di Obama e Renzi sono apparsi curiosamente simili”. “Kerry fa un gesto di approvazione alla delegazione italiana”. Poi “Obama cinge le spalle di Renzi”, finale chapliniano. Matteo ringrazia Barack nel suo impeccabile inglese oxfordiano: “Sei stato molto ispirational”. E Obama – gli legge nel pensiero Bei – si sente “un europeo travestito”, anzi un “italiano onorario” in America, come l’Alberto Sordi di Uozzameregaboys!, grazie ai vini che Renzi ha donato, “il top dei vitigni toscani”, e han fatto subito effetto. Soprattutto sul cronista: “Renzi ha trascorso le sue 36 ore washingtoniane a vivere per intero il film in cui il protagonista era lui stesso. Come una puntata di House of cards, la sua serie preferita. Non a caso, come Frank Underwood, la giornata di Renzi inizia con una corsa di un’ora lungo i prati che portano da Capitol Hill, passando sotto il grande obelisco, fino al Lincoln Memorial”. Praticamente, un ameregano del Kansas Sity.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/04/2015.
[…] che accompagna questo rito è sempre uguale (come documenta con la consueta precisione Marco Travaglio): attestati di stima e fiducia, il riconoscimento degli “straordinari sforzi” fatti per […]
Il signore leggermente abbronzato ne ha già promossi tre, tanto la lui che gli frega non sono mica allievi americani.
Però, detto fra noi, il più quotato senza dubbio è il Bischero Fiorentino, suvvia
Direttore non sia così pungente con il giovanotto pieno di energia dalla comunicazione fervida e convincente che tutta l’America e tutta la Germania ci
invidia. Ho tralasciato la Grecia perché farebbe bilanci falsi pur di averlo come
cantastorie. Il Bel Paese.
Li abbiamo sposati 70 anni fa per recuperare la vita che i nostri sciagurati predecessori svendettero per un pugno di personali quanto indecenti sogni di gloria, noi, che la gloria la vivevamo nelle pagine della nostra unica ed irrepetibile storia. Li abbiamo sposati, sí, ma in un matrimonio di convenienza, di ubbidienza, quindi anche un pò sudditanza. Ora, che tutto sta diventando global, sarebbe l’occasione per iniziare un lento, quanto necessario cammino di distacco. Ma, molti dei nostri pavidi eroi, e ancor prima connazionali, hanno paura. Ci dividevano, ci dividono, continueranno a comandarci.
questo pessimo governo italiota guidato da un buffone cazzaro incapace deve finire al + presto. amen.