LA “BELLA SORPRESA” SUBITO DISINTEGRATA DAL VOTO: SOLO 521 PREFERENZE. LONTANO DAL QUORUM, CHE OGGI SCENDE DA 672 A 504.
Ha la dimensione di uno spread ai massimi storici, quota 521, il disastro che ha sepolto ieri la classe dirigente che ha gestito il centrosinistra per vent’anni, a partire dal suo ultimo epigono, Pier Luigi Bersani. Il quale epigono, annientato dal suo autismo da “tortello magico” con i corregionali Errani, Migliavacca e Franceschini (l’immortale Togliatti diceva che nel Partito gli emiliani dovevano solo amministrare non fare fare politica), tenta di esorcizzare la paura prima incontrando e salutando il Cavaliere poi facendo il giro dell’emiciclo abbracciato ad Angelino Alfano, il maggiordomo di B. a capo del Pdl. I due ridono, ma i grandi elettori del Pd, quelli che preferiscono Franco Tiratore a Franco Marini, si divertono ancora di più nelle quattro pesanti urne che stanno sul “catafalco” davanti alla doppia presidenza di Piero Grasso e Laura Boldrini.
ILPRIMOSCRUTINIOinizia alle dieci di mattina. Sulla carta, ma solo sulla carta, l’ottantenne alpino marsicano Franco Marini vanta almeno 800 voti dei grandi elettori, mettendo insieme Pd (ma non Sel), i montiani, il centrodestra compresa la Lega. Il quorum è a 672, i due terzi previsti dalla Costituzione. A mezzogiorno gli exit poll dei democratici in ansia riferiscono: “Marini non ce la fa: è tra 600 e 620 voti, Se non scende sotto 600 si va avanti con lui”. Alle quattordici in punto, il verdetto pronunciato con voce solenne da Boldrini è macabro: “Presenti e votanti 999, Marini 521, Rodotà 240, Chiamparino 41, Prodi 14, Bonino 13, D’Alema 12, Napolitano 10, Finocchiaro 7, Franco Marino 3, Cancellieri 2, Monti 2, voti dispersi 18, bianche 104, nulle 15”. C’è un voto anche a Mara Carfagna. La Boldrini impassibile chiosa: “Non ha i requisiti”. Ilarità generale.
I numeri del disastro spaccano quel che resta del Pdl. Renziani e montezemoliani di Scelta Civica si sono buttati sull’ex sindaco di Torino, l’ultrariformista Sergio Chiamparino, mentre su Stefano Rodotà vanno Cinquestelle, i vendoliani di Sel, una nutrita pattuglia di dissidenti del Pd, almeno una trentina. I giovani turchi tipo Orfini e Orlando prediligono la scheda bianca, così come la bersaniana ortodossa Alessandra Moretti. Dicono soddisfatti: “Siamo stati stronzi ma bravini”. La Waterloo di Bersani è anche uno scontro tra generazioni.
NEL CORTILE di Montecitorio va subito in onda, in mezzo a telecamere e cronisti, la rivolta dei peones del Pd: “La nostra lealtà finisce qui”, si sfogano quelli che hanno votato per disciplina “Franco Marini” o “Marini Franco” oppure ancora “Marini Effe”, secondo la secca lettura dello scrutinio, che dura un’ora circa, dalle 13 alle 14. La seconda votazione è alle 15 e 30. In Transatlantico è l’ora dei siparietti extraterrestri, oltre la realtà: Gasparri e Fioroni appartati in un angolo; il “colonnello” barbuto Franceschini che spiega il disastro a Minzolini, Sacconi e Michaela Biancofiore. Alle tre del pomeriggio i grandi elettori ricevono l’ordine con il solito sms: “Si vota scheda bianca”. Marini fa sapere che non molla, in cambio chiede la testa di Prodi (e Renzi). È l’ora delle vendette e dei veti incrociati sulla cosidetta soluzione politica, che insieme al Professore di Bologna comprende anche Massimo D’Alema (in partenza per la Cina). Si fa largo pure la soluzione istituzionale, un papa straniero da scegliere tra Boldrini, Grasso e il tandem della Consulta, Gallo e Cassese. Alle sei del pomeriggio finalmente si fa vivo Bersani. Si nasconde in un corridoio a confabulare con il suo sherpa Errani. Gesticola. Poi va via, verso un ascensore. I giornalisti lo inseguono, l’ascensore non arriva. Con voce cavernosa dice: “La mia preoccupazione è per l’Italia”. Le porte si aprono ed esce Cicchitto. I due si salutano e il falco del Pdl ci ripensa e torna indietro. Risalgono su insieme. Il secondo scrutinio termina alle sette di sera. Sempre la Boldrini: “Presenti e votanti 948, Rodotà 230, Chiamparino 90, D’Alema 38, bianche 418, nulle 14, dispersi 41”. Prendono voti anche Marini, Mussolini, Prodi, Bonino. Si apre una notte di trattative. “La fase nuova” annunciata da Bersani. Il Pd prevede già altri guai travestite da “belle sorprese” e chiede di rinviare la quarta votazione di oggi, in programma alle 15 e 30. Il Pdl si oppone. La cerimonia funebre del Pd è uno spettacolo imperdibile per Berlusconi.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/04/2013.
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