DOPO LA CGIL ANCHE LA UIL PER IL BLOCCO. OGGI VERTICE PER CONVINCERE LA CISL.
La pratica dello sciopero generale non è più affare della sola Cgil. Ieri la Uil, che oggi avvia il proprio congresso nazionale ed eleggerà il nuovo segretario Carmelo Barbagallo, ha proclamato anch’essa lo sciopero generale. Una mossa in parte improvvisa, resa possibile dal cattivo esito dell’incontro avuto l’altroieri con la ministra Marianna Madia sul pubblico impiego. La sostanziale chiusura del governo sul contratto degli statali e l’indisponibilità della ministra a offrire sponde credibili ai sindacati, infatti, ha indotto non solo la mossa della Uil ma anche la Cisl, finora prudentissima sullo sciopero generale, a proclamare una mobilitazione nel solo settore del pubblico impiego.
L’incognita è se anche la Cisl aderirà alla fermata generale. Ipotesi poco probabile e che la Cgil ascrive alle “forti pressioni” che si stanno generando dal mondo politico. L’ACCELERAZIONE della conflittualità, in ogni caso, è evidente. Una novità che dipende sia dal clima che si respira nel Paese che dalle previsioni sempre più negative sul piano economico. I tre leader di Cgil, Cisl e Uil si vedranno questa mattina al congresso nazionale della Uil e proveranno a far quadrare esigenze al momento molto diverse. L’unica data certa, infatti, è il 5 dicembre, giorno in cui la Cgil ha indetto il “suo” sciopero generale. La Uil si dice disponibile a qualunque evenienza ma è chiaro che, se non dovesse convincere la Cisl a una mobilitazione unitaria, chiederebbe alla Cgil di modificare la data per sceglierne una congiuntamente. “Noi non dobbiamo escludere nulla” ha detto Barbagallo ai suoi, “ma continuare a insistere nella linea seguita finora: unità e dialogo con tutti”. L’ideale, spiegano in Uil, sarebbe uno sciopero di Cgil, Cisl e Uil, generale proprio il 12 dicembre. La Cisl, però, continua a frenare. Dice sì allo sciopero del pubblico impiego, anzi lo ha proclamato ieri, ma non è disponibile, spiega Annamaria Furlan, a uno sciopero generale di tutte le categorie “senza obiettivi precisi e con motivazioni confuse o di natura ideologica”. Inoltre, la Cisl intende confrontarsi con il governo sui decreti delegati relativi al Jobs Act e alla legge di Stabilità. Quindi, continuare a trattare. L’INDISPONIBILITÀ della Cisl rende la geometria degli sciopero di difficile decifrazione. Se Cgil e Uil, infatti, concordassero una data comune, comprensiva anche del pubblico impiego, la Cisl dovrebbe far scioperare i suoi Statali da sola. A meno di non far svolgere nello stesso giorno sia lo sciopero generale che quello del pubblico impiego comprensivo della Cisl. “Un’eventualità mai successa prima” dicono un po’ tutti. Un ginepraio, insomma, che sarà sciolto oggi. Quello che risalta, al momento, è una dimensione dello scontro sociale che non vede più la Cgil isolata. La dinamica di sciopero si è allargata e Susanna Camus-so segna il secondo punto in pochi giorni, dopo la riuscita della manifestazione del 25 ottobre. Merito di un assist non previsto da parte della Uil di Barbagallo che sta mostrando una capacità di movimento in grado di scuotere le relazioni sindacali per come si sono svolte finora. La Cisl rimane più in difficoltà sul piano confederale anche se le sue categorie del pubblico impiego si sono già distinte per una forte mobilitazione lo scorso 8 novembre e la dichiarazione sullo sciopero generale, rilasciata ieri dal segretario confederale coordinatore del Lavoro pubblico Francesco Scrima, dimostra che in quella categoria c’è voglia di farsi sentire. UNA VOGLIA EMERSAin particolare dopo l’incontro del 17 novembre con la ministra Madia che ha lasciato le sigle sindacali senza parole. “Ci aspettavamo delle novità, qualche disponibilità” ripetono tutti. “Altrimenti, perché convocarci alla presenza del sottosegretario Delrio?”. E invece niente. Lunedì sera, Madia, intervenendo al Tg3 Lineanotte, ha spiegato che il governo vuole discutere con i sindacati della riforma della pubblica amministrazione, assicurando il rinnovo del contratto a partire dal 2016 e garantendo la proroga dei contratti a tempo determinato fino al 2018. “Ma nell’incontro di questo non si è parlato” dicono sia la Cgil che la Uil, la quale rincara: “Ci aspettavamo un segnale di disponibilità che però non c’è stato”. Quindi sciopero. Che rende ancora più esplicita la difficoltà del governo Renzi, mai così accerchiato sul fronte sociale: dal mondo del lavoro alle periferie delle città fino ai disagi per il maltempo. E che evidenzia, allo stesso tempo, la debolezza dell’ultima mediazione sul Jobs Act fatta per accontentare la minoranza Pd. Appena siglata, lo sciopero generale si è allargato.
Da Il Fatto Quotidiano del 19/11/2014.
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