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Posts Tagged ‘Alessandro Robecchi’

L’abilità di Giuliano Pisapia come mediatore è ormai nota nel mondo e oggetto di grande ammirazione. Al termine di una complessa operazione di intelligenceil Fatto Quotidiano, in collaborazione con il mago Otelma e Belfagor, è in grado di anticipare le prossime mosse di Pisapia, volte a portare pace e stabilità sul pianeta.

13 ottobre. Pisapia riunisce Spagna e Catalogna. Trasportato in una località segreta con un furgone della Guardia Civil, Giuliano Pisapia ha messo in campo le sue doti di mediatore nella grave crisi spagnola. L’incontro è iniziato alle 14. Alle 15.30 l’Andalusia ha proclamato l’indipendenza, alle 16 le Asturie hanno fondato un impero e Alicante ha chiesto l’annessione all’Honduras. L’incontro si è concluso cordialmente, e Pisapia è stato subito riaccompagnato al confine e ringraziato del suo generoso tentativo. (altro…)

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Ce l’avete la macchina del tempo? Ma sì, quel marchingegno che vi fa andare su e giù sulla scala degli anni per vedere se si stava meglio prima, o meglio ora, per controllare cos’è cambiato, per osservare, fatti alla mano, come il lungo viaggio della fu sinistra italiana verso destra sia ormai completo e conclamato. Non ce l’avete? Peccato, dovrete accontentarvi della memoria e dei vecchi giornali. PER ESEMPIO quelli della torrida estate 2008, nove anni fa, quando le cronache riferivano ossessivamente degli esilaranti successi del decreto Maroni in materia di sicurezza urbana, decoro, poteri ai sindaci eccetera eccetera. (altro…)

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La questione, più che politica, si fa psichiatrica e dunque è bene avvicinarsi guardinghi, usando le dovute cautele. Si parla qui dell’antica questione di come scendere dal carro del vincitore, se sia meglio farlo sgomitando, oppure se sia preferibile darsi alla fuga senza clamori, con modi liftati, ostentando la pacata ragionevolezza dei delusi. La faccenda è complicata dal fatto che il vincitore alla guida del suddetto carro non è vincitore per niente e, a parte una tornata elettorale pagata in contanti, ha perso sempre, e quasi ovunque. (altro…)

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I sondaggi parlano chiaro: otto italiani su dieci vogliono l’uomo forte, il leader carismatico, il Capo. Uno che decide, uno così forte che se non sei d’accordo solleva una lavatrice e te la tira in testa, un mix tra Obelix, Zorro e Kim Jong-un, ma pettinato meglio. È un mito divertente, questo dell’uomo forte che comanda da solo, ogni tanto torna su come la peperonata, ma i risultati degli uomini forti sono lì da vedere: non proprio da vantarsi, ecco. (altro…)

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renzi-anonimiCome presentarsi a un convegno di alcolisti anonimi con un fiasco di vino, questa è stata l’intervista di Matteo Renzi, molto simile a quelle che danno i calciatori infortunati quando tornano in campo. Sia gli orfani di Matteo che i detrattori di Renzi hanno tirato un sospiro di sollievo: rieccolo in tutto il suo splendore, con le retoriche appena un po’ appannate dalla botta. Tra le tante, quella più mascelluta: il “metterci la faccia” e il dire sempre “io”. Ma insomma, si difende lui: l’Italia andava male, ci voleva una scossa, ho dovuto farlo. Forzando il suo carattere schivo, verrebbe da pensare, insomma si è sacrificato e ha “dato la scossa”. (altro…)

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il-4-dicembreSiccome non ha niente da fare – economia tutto bene, Paese in perfetto ordine, nessuna emergenza – il presidente del Consiglio annuncia il suo tour propagandistico per il Sì. Duecento incontri in sessanta giorni: significa che perdiamo uno che governa il Paese (poco male, nel caso specifico) e guadagniamo un piazzista in trance agonistica. Un po’ come se uno, impiegato all’anagrafe, andasse dal capoufficio a dirgli: ehi, capo, per due mesi vado a lavorare in banca.

La ricaduta di questo sforzo bellico sarà mostruosa. Ogni sera e ogni giorno i telegiornali ci diranno di Renzi di qui e di Renzi di là, sarà un bombardamento senza precedenti, una specie di pandemia del consenso obbligatorio. Il Fatto Quotidiano, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fornisce alcuni consigli, profilassi e modi per aumentare le difese immunitarie. (altro…)

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Con tutto il rispetto per i film del filone catastrofico – astronavi aliene, meteoriti giganti, onde anomale, glaciazioni – bisognerebbe avere più rispetto per le profezie di sventura. Un po’ perché i disastri sono una cosa seria, e un po’ per scaramanzia, perché disseminare paranoia a volte equivale a chiamarsela. In più, c’è un altro elemento notevole: se invochi il disastro, l’Apocalisse, “il nulla”, come disse Napolitano in una famosa intervista, poi è difficile tornare indietro e rassicurare la gente, è come dire “abbiamo scherzato”, non rassicura nessuno e ti fa sembrare fesso. (altro…)

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Poche cose al mondo hanno un effetto psicotropo potente come il dibattito sulla legalizzazione della cannabis. L’Organizzazione Mondiale della Sanità conferma: leggere gli emendamenti della signora Binetti o del signor Giovanardi causa nei giovani danni permanenti, distacco dalla realtà, vuoti di memoria e, nei casi più gravi, alopecia e gomito del tennista. La tesi è nota: chi si fa una canna è meglio che la compri da brutti ceffi, di nascosto, finanziando le mafie e rischiando una denuncia, piuttosto che annaffiare una piantina sul balcone. Non fa una piega: è come teorizzare che per fare il pieno alla macchina sia meglio bucare un oleodotto col trapano invece che andare al distributore. (altro…)

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Ho comprato una scatola di RiformaBoschi® e ho letto il bugiardino, quel foglietto scritto piccolo che ti dice come prenderla e cosa rischi. Vi faccio un sunto.

Cos’è – RiformaBoschi® è un farmaco di grande efficacia, disponibile in pastiglie, gocce e supposte rivestite di propaganda protettiva. Nel caso di pazienti resistenti alle cretinate si consigliano le iniezioni. RiformaBoschi® ha lo stesso principio attivo di RiformaBerlusconi™, che fu ritirata dal mercato dieci anni fa perché tossica. Ora le crisi di rigetto dei pazienti del Pd sembrano in parte risolte. (altro…)

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C’è un passaggio, nel discorso di Matteo Renzi alla direzione del Pd, che illumina tutto come un faro sulla costa, come un flash sparato nel buio. E’ quando dice: “Noi non siamo come gli altri”, una frase che – quando senti l’impellente bisogno di dirla – ti rende esattamente come gli altri. Certo si conoscono le basilari motivazioni psicologiche: se continui a dire come in un mantra “Noi siamo di sinistra”, ripetendolo in ogni istante anche senza assumere la posizione del loto, vuol dire che qualche dubbio ce l’hai. Dunque: “Noi non siamo come gli altri”, non confondeteci, noi siamo quelli bravi, carini, che quando li beccano si dimettono (oddio, non tutti), che fanno le riforme, che sbloccano le opere, eccetera eccetera.

 

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salviniForse un giorno leggeremo su Wikipedia che Matteo Salvini ha creato una nuova corrente filosofica. Il Salvinismo consiste nell’interpretare il Superomismo nietzschiano ebbri di vin brulé, le guance arrossate dal freddo, e lo sguardo determinato in una sola, poderosa, tonante domanda: grappa ce n’è?
Ma mi sbaglio e mi scuso: questo è solo il Salvinismo dei giorni di Pasqua, quando Matteo  abbracciava alcuni pescatori, prima di inerpicarsi in vetta e lanciare   giocherellone! – un concorso fotografico di cime innevate (testo: “Dai, chi pubblica la foto che prende più like vince una cena con la #Boldrini”). (altro…)

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Si intitola #ventiquattro. Dura due minuti e 54 secondi, la musichetta è evocativa e incalzante stile pubblicità delle merendine. È un videoclip per collezionisti di kitsch, estimatori del culto della personalità e renzisti post-ironici. Se non avete ben sviluppate queste caratteristiche riderete un bel po’, perché Kim Jong-Un, Silvio Berlusconi, Maradona, e Gengis Khan, in quanto a ego, ne escono come dilettanti.
Il video è piazzato in bella mostra nel sito ufficiale-ufficialissimo del governo italiano. E “ventiquattro” sarebbero i mesi del governo di Matteo Renzi, che vedrete nel video. Nel senso che uno vorrebbe anche guardare la clip celebrativa di cotanta abilità di comando, ma purtroppo c’è sempre Renzi in primo piano, si finisce a vedere solo lui e vien da dire: oh, spostati, non vedo niente! (altro…)

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renzi-rohani-affari-scatoloni“Pianga, Malaussène, pianga in modo convincente. Sia un buon capro”. Chi ricorda le avventure di Benjamin Malaussène, il capro espiatorio perfetto di Daniel Pennac, può farsi un’idea abbastanza precisa del potere e dei suoi costi umani. Costi per i capri espiatori, ovvio, gente sacrificabile ai piani bassi o medi della piramide, utilissimi per salvare il vertice irritato dagli errori dei sottoposti, che deve risultare intonso. Così, quando riecheggia il classico dei classici, la frase ultimativa e minacciosa “chi ha sbagliato pagherà”, staffilata nei comunicati e nelle dichiarazioni dal Lider Maximo, c’è qualcuno che trema: l’antica saggezza popolare sa che forse qualcuno pagherà, sì, ma non necessariamente chi ha sbagliato. (altro…)

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Elezioni in Spagna? In Francia? Puapua Nuova Guinea? Tranquilli: due compresse di Italicum prima del voto e passa la paura. Il refrain della settimana è questo: siccome il bipolarismo non esiste più (tendenza europea conclamata), facciamo una legge elettorale che lo imponga a martellate alla festante popolazione, che così avrà finalmente in dono il bene che più desidera: la stabilità politica. Risolto con la fiction il problema del bipolarismo, si affiderebbe il potere, con scarsissimi contrappesi, a un partito solo, che a quel punto sarebbe super-maggioritario in Parlamento e decisamente minoritario nel paese. Sembrerebbe la vecchia storia della coperta corta: volete più libertà o più sicurezza?, si chiede per lottare contro il terrorismo. Analogamente nella politica si chiede: volete più stabilità o più rappresentanza?

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Insomma, basta con il Novecento, e “le otto ore vi sembran poche”, chi vi credete di essere, le mondine? Ora, guidata come una trebbiatrice dal ministro Poletti arriva l’idea moderna: pagare a risultato. Una cosa modernissima che si chiama “cottimo”. Nel caso, cottimo e abbondante. Una prassi che cambierà le nostre vite, il linguaggio, i rapporti interpersonali. “A che ora torni, caro?”. “Uh, come sei antica! Ancora legata alle ore! Arrivo quando ho raggiunto il risultato, come impone la nuova etica del lavoro”. “Quindi?”. “Boh, facciamo un giovedì di dicembre, ma non so quale”.

Ecco, niente orari. Preparatevi a un futuro di paste scotte e microonde. Perché ve lo diciamo con una mano sul cuore: in questo modo polettiano di intendere il lavoro, le ore non saranno mai meno, ma sempre di più. Rottamando la paga oraria assisteremo finalmente a una guerra continua con ufficiali e graduati travestiti da capufficio. “Signorina, faccia questi otto miliardi di fotocopie”. “Guardi che io stacco alle sei!”. “No, lei stacca quando ha finito”. Di colpo, in ufficio, si finirà di lavorare quando finirà il toner, mai prima. Bello! Sembrerà di essere nei Marines. (altro…)

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MarinoCampidoglio: farle dopo il voto o anche di consolazione.

Non avevano torto i romani antichi quando dicevano “la verità sta nel mezzo”. Lo capiscono bene i romani moderni: la verità sulle primarie romane del Pd sta da qualche parte tra “Una grande festa della democrazia” (tendenza Renzi 2013) e “Un’immane rottura di coglioni” (tendenza Renzi 2015). Per agevolare i lettori riassumiamo i principali punti del dibattito e le proposte finora emerse.   Primarie di coalizione. Buona idea, che serve al Pd per dimostrare che il candidato sindaco sarà del Pd (indicato da Matteo Renzi), ma facendo finta che lo vogliano anche gli alleati del Pd. (altro…)

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renzi-manganello-terni-tweet-In principio fu: “Arrivo, arrivo!”. Un tweet di burbanzosa, garrula, giovanile allegria lanciato dalle stanze del Quirinale, mentre stava ancora a colloquio con Giorgio Napolitano. Il paese fuori che aspetta, giornalisti e telecamere,losgarroaEnricoLetta appena consumato con abile manovra di Palazzo, e oplà: Matteo Renzi che fa il ragazzino. Visibilio. Da allora – era il 21 febbraio 2014 – l’immagine di Matteo ha fatto qualche giravolta, segnato qualche novità e tanti voti di fiducia senza che nessuno facesse un fiato, Napolitano, per dire, aveva sgridato Monti per molto meno. Mattarella non pervenuto.  (altro…)

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Vorrei pubblicamente ringraziare Jeremy Corbyn per il servizio reso alla politica e all’informazione. No, non alla politica e all’informazione britanniche (questo si vedrà) ma a quelle di casa nostra. Grazie per aver rivelato ancora una volta cometuttoquanto–mapropriotutto, dallo sbarco sulla luna e pure prima – venga distorto e reso caricatura se visto da qui, provincialissima provincia, periferia dell’impero.   Le ironie sul “papa straniero” sono già state fatte, ogni volta identiche. C’è una sinistra culturalmente ostaggio di un centro-centro-centro-sinistra che ogni volta si innamora perdutamente di chiunque sappia fare la sinistra meglio di lei. E prima Zapatero, e poi Tsipras, e ora Corbyn. E così via. Forse aspettando un leader socialista in Kamchatka o alle isole Fiji, in modo che il pellegrinaggio sia più esotico e avventuroso. E vabbè.   (altro…)

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Solenne promessa: non parlerò del meeting di Rimini, di Comunione e Liberazione,degli applausi a Renzi. Cioè, volendolo fare basterebbe fotocopiare gli articoli degli ultimi anni, forse degli ultimi secoli, visto che l’attività prevalente nel noto festival di misticismo&affari è battere le mani. Lì sono stati applauditi e salutati come salvatori della patria, tutti, ma proprio tutti: Berlusconi e Monti, Formigoni e Renzi, il commissario Basettoni, Odoacre re degli Eruli (V secolo d. C), protomartiri, alpinisti, guidatori di carrozze, economisti, gente che fa il cubo di Rubik in sei secondi.   (altro…)

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Un fenomeno che non si riesce a spiegare, che la scienza non sa decifrare, che nemmeno i maghi e i veggenti riescono a interpretare. Come mai, dannazione, invece di cliccare sulla notizia “Suora diventa lapdancer” o sul titolo “Cane lupo di Taiwan sa le tabelline”,gli italiani si siano letti avidamente il carteggio Staino-Cuperlo, una cosa che pesa sulla società italiana come un documentario sull’accoppiamento delle lumache. Masochismo estivo, probabilmente, o meglio ancora un portato delle molte sfumature che si vendono in libreria: “Caro, questa sera ti frusto con il gatto a nove code”. “No, tesoro, fammi più male ancora, leggimi la lettera di Staino a Cuperlo”.   IN OGNI CASO, e al netto dello scambio epistolare tra un gigante della satira (Cuperlo) e un titano del renzismo (Staino), è il caso di dedicare qualche riflessione al succo della questione. (altro…)

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