PER LA SECONDA RATA ANCORA NON CI SONO I SOLDI. DAL 2014 ARRIVA LA TASER.
L’Imu sulla prima casa e sui fabbricati agricoli è stata abolita. Cioè, più o meno: diciamo che è stata abolita a metà. Traduzione: il governo ha trovato i soldi per rinunciare agli incassi della prima rata, quella di giugno, vale a dire circa due miliardi e mezzo di euro. E la seconda rata? Per la seconda i soldi non si sono trovati, però nella relazione tecnica al decreto approvato ieri – spiegano fonti ministeriali – verrà messo nero su bianco “l’accordo politico” per la sua sterilizzazione nella legge di stabilità, il ddl che sostituisce la vecchia Finanziaria e che va presentato in Parlamento il 15 ottobre. Nella stessa sede, ha spiegato Enrico Letta, verrà istituita la service tax comunale che ingloberà Imu e Tares e si pagherà sempre sulla base dei metri quadrati: si chiamerà Taser, come quelle armi che immobilizzano i malcapitati con una scarica elettrica.Niente da fare invece per i capannoni industriali: pagheranno tutto, pagheranno caro (anche se c’è un vago impegno per rendere deducibile l’Ires in futuro). Ai comuni infine, come l’Anci chiedeva a gran voce, viene garantito il rimborso del mancato gettito 2013: in attesa di capire cosa succederà, infine, ai sindaci è consentito dilazionare la presentazione dei bilanci di previsione fino al 30 novembre. Purtroppo il governo non si è fermato alle pur affascinanti alchimie tra i desideri, la realtà e gli “accordi politici”: già che c’era ha pensato bene di annunciare che la Chiesa continuerà a non pagare un euro di Imu più di quanto abbia fatto negli anni scorsi (cioè poco).
Un favore a enti ecclesiastici, scuole e cliniche private.
Il presidente del Consiglio, come niente fosse, in conferenza stampa ha anticipato che la futura service tax non riguarderà il no profit, che “oggi è stato pesantemente penalizzato dall’Imu” e andrà “completamente alleggerito in prospettiva futura” da questo onere improprio. Ebbene, la legge che regola l’Imu per il no profit è quella – varata dal governo Monti per evitare la multa dell’Unione europea – che ha assoggettato al pagamento anche gli immobili di proprietà degli enti ecclesiastici (scuole e cliniche private, alberghi, cioè quasi tutto il no profit italiano) secondo il principio della natura commerciale del-l’utilizzo. È bene ricordare che questa legge non è stata mai applicata, visto che tra ritardi del regolamento applicativo e mancanza della modulistica (ve di Il Fatto quotidiano del 7 giugno) nessuno sapeva se e quanto doveva pagare: per quest’anno fate come credete – fu la soluzione indicata dal Tesoro in una circolare – poi nel 2014 rifacciamo i conti. Saranno particolarmente facili: un liceo privato con una retta a quattro zeri non pagherà nulla esattamente come una mensa della Caritas. È tutto no profit. Va detto che, almeno in questo caso, non c’è da sudare sulle coperture: il governo ci credeva talmente poco che non ha mai messo a bilancio neanche un euro di gettito dalla tassazione di questi immobili.
Esodati, aiuti per la casa e Cassa integrazione.
Nel decreto approvato ieri non si parla solo di Imu. Il governo ha infatti deciso di accontentare il Pd stanziando 700 milioni di euro dal 2014 al 2019 – ha spiegato il ministro del Lavoro Enrico Giovannini – per salvaguardare altri 6.500 esodati. Mezzo miliardo di euro, invece, è stato messo sulla Cassa integrazione, portando gli stanziamenti complessivi per quest’anno a 2,5 miliardi. Disposizioni, “se pur utili e importanti”, su cui è arrivata la mannaia della Cgil: “Così si lasciano irrisolti i temi della cassa integrazione e degli esodati: i fondi sono totalmente esigui, che servono a coprire solo l’immediata emergenza”. Non manca nemmeno l’ennesimo “piano casa”. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato interventi sul tema per 4,4 miliardi: quattro miliardi a carico della Cassa depositi e prestiti e 400 milioni di “interventi sociali”, tra cui le classiche agevolazioni per l’acquisto della prima casa per giovani coppie e lavoratori atipici sotto i 35 anni.
Le coperture vere, quelle “politiche” e il minicondono.
Sono tre le fonti di copertura di questo decreto che vale all’i n-grosso tre miliardi e mezzo. La prima è una, corretta, partita di giro: vengono usati infatti gli incassi Iva dovuti al pagamento dei debiti commerciali della Pubblica amministrazione. A questo fine, è stata aumentata di dieci miliardi la dotazione dell’apposito fondo.
In secondo luogo c’è qualche taglio alle spese intermedie di ministeri ed enti locali e, come avevamo anticipato ieri, non manca nemmeno il condono mascherato a favore delle società concessionarie nel settore dei giochi. In sostanza potranno chiudere la partita pagando il 25% di quanto stabilito dalla condanna in primo grado: significa che le aziende coinvolte nello scandalo delle slot machine scollegate dal fisco tra il 2004 e il 2007 se la caveranno pagando 750 milioni invece di due miliardi e mezzo.
Da Il Fatto Quotidiano del 29/08/2013.
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