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Posts Tagged ‘Carmelo Lopapa’

L’esito tedesco divide il Cavaliere da Salvini, che elogia l’Afd: “Un voto di speranza”. Toti: basta con la grande coalizione.

ROMA – Il “merkeliano” Berlusconi festeggia con Angela. La distanza con Salvini si fa siderale. E per il centrodestra che tutti i sondaggi danno in vantaggio la strada dell’unità si fa sempre più in salita.
«È la conferma che vincono solo i moderati, che vincono i popolari. Il risultato è tutt’altro che fallimentare, vi ricordo che la Merkel governa da dodici anni, quando in Europa chi è al potere perde ovunque», è la prima lettura che il Cavaliere offre solo in privato (nessun commento ufficiale) a chi lo chiama per commentare l’esito del voto di Berlino e cercare di capire dove va il centrodestra italiano.

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Il retroscena.

A settembre l’ex premier lancerà la sua proposta: un “listone civico” alla Camera e una coalizione al Senato. Già individuate le regioni chiave per ipotecare il successo alle politiche del 2018: sono Lazio, Puglia e Piemonte.

ROMA – Una grande lista civica nazionale che vedrà tutti dentro, alla Camera. Da Forza Italia alla Lega, da Fratelli d’Italia ai centristi che ci sono e quelli tornati a casa. Una coalizione invece, una federazione di partiti di centrodestra, alleati ma divisi al Senato.
Eccolo il piano che Silvio Berlusconi ha studiato nei minimi dettagli e che si prepara a lanciare dopo la pausa estiva, soprattutto se dalla prime battute di settembre si capirà che la legge elettorale resterà immutata e che i tentativi di tornare al “tedesco” saranno destinati a fallire.

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Giorgia Meloni.

La leader di Fratelli d’Italia: tra me, Matteo e Toti c’è gioco di squadra, così possiamo vincere alle politiche.

ROMA – «Adesso basta. Basta con gli ammiccamenti a Renzi, con gli inciucismi, col sostegno alle leggi della sinistra a misura di banche e poteri forti. Basta. Io voglio vincere. E come me Matteo Salvini e Giovanni Toti: tra noi c’è gioco di squadra. Chi vuole stare dalla parte degli italiani, bene, le porte sono aperte: ma si faccia chiarezza, una volta per tutte ». È il lunedì da leone di Giorgia Meloni, che piazza sindaci targati Fdi all’Aquila e a Pistoia, strappate alla sinistra. Perfino Sboarina a Verona è un ex An. «Ebbene sì, fatemi autocelebrare per un giorno. Era da quattro anni che aspettavo questo momento».

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L’ex premier non ha nostalgia del vecchio centrodestra: “Bene l’unità a livello locale ma piano a parlare di ritorno del bipolarismo”. Il leghista: sarò io il candidato premier
ROMA – Al capo della Lega che non perde occasione per rilanciare la sua leadership – «Salvini premier rimane la nostra proposta», dice il segretario in conferenza stampa all’indomani del voto – Silvio Berlusconi risponde ormai a brutto muso. Coalizione insieme sì – è la strategia – ma giusto per il secondo turno. Dopo il 25 giugno, ognuno per la sua strada.

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La linea è decisa: “Non sarà Matteo il nostro candidato al governo, sbarramento all’8%”.

ROMA – Buoni rapporti con l’Eliseo, prima di ogni ragion politica. «Perché oggi gli unici guadagni veri li ricavo da La Cinque» traduce in spiccioli il pragmatico patron di Mediaset nel chiuso di Arcore. Detto questo, la svolta di Parigi muta gli scenari e anche l’ottantenne Silvio Berlusconi vede ora meno plumbeo il suo futuro politico.

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Alla convention il primo confronto, Emiliano parla dall’ospedale: “L’elettorato 5Stelle è anche nostro”. Duello su Ue, lavoro e Italicum.

ROMA  – Le parole d’ordine del segretario in pectore. La chiamata a sinistra del futuro capo dell’opposizione interna. «Chi perde non dovrà bombardare il quartier generale nei prossimi quattro anni », mette le mani avanti Matteo Renzi ancora segnato dal logoramento di chi poi ha abbandonato il Pd. «Dal primo maggio si lavora insieme, ma questo non sia il partito della rivincita ma del riscatto », avverte Andrea Orlando non senza infierire con continui richiami al «fallimento del referendum » per lanciare la sua sfida: «Dobbiamo uscire dall’isolamento in cui siamo finiti e ricostruire alleanze, il nostro errore principale è stato fare le riforme senza il popolo».

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Colloquio segreto a Milano tra i due leader, torna l’ipotesi del listone unico ma peserà il risultato di Le Pen in Francia. Accordo per Genova e Verona.

ROMA – Silvio Berlusconi e Matteo Salvini tornano a parlarsi. E a fare sul serio. Il lungo colloquio di mercoledì tra i due – il primo dopo mesi di gelo e sberle a distanza porta alla chiusura dell’intesa per le amministrative (Genova e Verona in testa), ma getta soprattutto le basi per un asse in vista delle politiche.
Fonti attendibili parlano di un incontro destinato a restare top secret e che sarebbe avvenuto nell’appartamento del Cavaliere in via Rovani, nella giornata di mercoledì trascorsa dal capo del Carroccio a Milano per impegni politici.

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ellekappa

Trattativa drammatica. L’appello del segretario: “Ma temo che la minoranza abbia già scelto. Non chiedete di non ricandidarmi”. L’idea di un congresso diluito.

ROMA – «Sono io che faccio appello alla minoranza del partito: partecipino al congresso che loro stessi hanno invocato dopo il referendum. Ma ho l’impressione che abbiano già preso una decisione e che sia in corso solo il gioco del cerino». La clessidra si sta esaurendo e Matteo Renzi osserva sempre con maggiore distacco il balletto delle trattative che si intensifica alla vigilia dell’assemblea di domenica e della convention della sinistra dem di domani.

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berlusconi

Il leader di Forza Italia.

“Se ci sarà discontinuità non saremo noi a intralciare i lavori del nuovo esecutivo”.

ROMA – È il gran ritorno da (co)protagonista di Silvio Berlusconi al Colle, passerella d’onore e scena che il Cavaliere sfrutta da par suo, unico leader tra i big che va di persona dal capo dello Stato. Ma ancora una volta, ecco un leader pubblico e un trattativista privato, che invoca le urne davanti alle telecamere e promette “senso di responsabilità” a porte chiuse, durante i 25 minuti di colloquio, affiancato dai capigruppo Brunetta e Romani.
Berlusconi rompe subito le formalità e l’austerità della consultazione, ormai pensa di avere con Mattarella una cordialità collaudata, dopo il primo incontro di un mese fa. «Vede presidente, io ho una certa esperienza internazionale, ho curato di persona l’organizzazione dei G7 del 2001 a Genova e poi del 2009 all’Aquila.

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berlusconiIl retroscena.

Larghe intese, le richieste di Fi: voto nel 2018, ministri nell’esecutivo e proporzionale.

ROMA – Da Arcore arriva una grossa mano d’aiuto al Quirinale. No a elezioni immediate, prima la nuova legge elettorale, solo dopo al voto. Il comunicato che Silvio Berlusconi fa partire da Villa San Martino, al termine del pranzo con cui riunisce lo stato maggiore di Forza Italia, stoppa i progetti di Renzi ma anche quelli di Salvini e Grillo, sponsor delle «elezioni subito». Il centrodestra si lacera al primo bivio post referendum.
L’ex premier non apre per ora a un governo istituzionale. «Renzi è stato un irresponsabile ad allestire questa sorta di giudizio universale, adesso sentiamo cosa intende fare, dato che aveva preannunciato le dimissioni e ancora non le abbiamo viste», dice il Cavaliere davanti ai capigruppo Romani e Brunetta, Toti e il rientrante Schifani, Carfagna e Gelmini, Bernini e De Girolamo, Gasparri, Biancofiore e Brambilla oltre ai “soliti” Gianni Letta e Niccolò Ghedini.

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i-voti

Boom di votanti ai seggi. Bocciata la riforma costituzionale cui il premier aveva legato la prosecuzione del mandato. Il Sì travolto al Sud, avanti solo in Toscana, Emilia e Trentino. Il capo del governo nella notte parla in tv.

Il No dilaga al 59%. Renzi lascia in lacrime “La sconfitta è mia, ora tocca a chi ha vinto”.

ROMA – Una valanga di No travolge la riforma costituzionale, affonda il governo Renzi, impallina il segretario del Partito democratico. E il capo dell’esecutivo non attende un solo istante, le dimissioni sono immediate, nella notte, il viso segnato dalle lacrime, il nodo in gola: «Io ho perso e lo dico a voce alta. Non si può fare finta di nulla. Domani pomeriggio (oggi,
ndr) riunirò il Consiglio dei ministri e salirò al Quirinale per le dimissioni.

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la-destraIl leader di FI indica le condizioni di un patto post-voto Ma il capo della Lega: così le nostre strade si dividono.

ROMA – Silvio Berlusconi è pronto a siglare un nuovo Patto del Nazareno, «ma a condizioni chiare, molto chiare». Quattro, per l’esattezza, che elenca nel salotto a lui caro di Bruno Vespa (dove dice tra l’altro che «se vincesse il Sì ci sarebbe una dittatura e sarebbe meglio andare in un altro Paese »). Per Matteo Salvini e i suoi è la conferma dell’«inciucio» imminente.
I due leader sono ormai ai ferri corti a ridosso del referendum e, benché schierati entrambi sulla sponda del No, tutto lascia presagire che comunque vada da lunedì sarà Big Bang. Carroccio sulle barricate “populiste” e “sovraniste” per incoronare “Matteo” con le primarie, berlusconiani al lavoro sulla nuova legge elettorale con il pd di Renzi.

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L’ex premier alla conta nel partito, Toti ormai è fuori Attesa per la sentenza della Corte di Strasburgo.

ROMA – «Silvio is back, sì credo proprio che si possa dire così», spiega un compiaciuto Niccolò Ghedini al telefono a chi dal partito lo chiama dopo la mezzora di Berlusconi sulla poltrona bianca di Barbara D’Urso negli studi di Canale5. Per capire se è tutto un bluff, se è fuffa elettorale, o se il capo fa sul serio, se è tornato stavolta per davvero.
E che importa se Matteo Renzi ha chiuso subito dopo con un’intervista più incisiva. Il leader di Forza Italia la sua partita la sta giocando sul fronte tutto interno al centrodestra, c’è una leadership insidiata da difendere. Il passaggio di domenica prossima è una tappa del percorso che – nella strategia messa a punto ad Arcore – dovrebbe portare l’ex premier a riprendersi il “suo”, in termini elettorali. E non solo. Perché il ritorno pianificato è trino. E spazia dal Milan alla trattativa per Mediaset con Vivendì.

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I rimborsi

Tra rimborsi elettorali e contributi ai gruppi in Parlamento sopravvive la metà della quota che le segreterie percepivano prima dell’entrata in vigore della legge Letta.

ROMA.
L’ora X del taglio del cordone ombelicale non è ancora scattata (nel 2017), che i partiti hanno già trovato nuovi canali, altre vie, per accedere comunque ai finanziamenti pubblici. Tutto legittimo e a norma di legge, come si dice in questi casi, ma la sostanza è che lo Stato non ha voltato del tutto le spalle alle tesorerie.

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Il coordinatore scelto dal Cavaliere al lavoro nella sede nazionale del partito: a settembre il piano di rilancio.

ROMA – Stefano Parisi si prende Forza Italia. Su mandato di Silvio Berlusconi. Da oggi chi gli farà la guerra «si metterà fuori dal partito: voglio sapere chi ci sta e chi no», è l’input imposto da Arcore. I vari Toti, Matteoli, Brunetta e Gasparri sono avvisati. La resa dei conti interna, che sa molto di rottamazione, è partita.
L’ex ad di Fastweb si insedia sotto la canicola agostana al quartier generale del partito, via alla consultazione di tutti i coordinatori regionali nella nuova sede forzista al terzo piano di San Lorenzo in Lucina (giusto un piano più su per poco più di 200 metri quadri, al posto degli ormai superflui mille dei tempi d’oro).

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Una pattuglia di otto senatori è pronta a lasciare la maggioranza e a provocare la crisi dell’esecutivo. Il ministro accusa: “Campagna mediatica contro il governo, barbarie su mio padre malato”. L’opposizione: si dimetta.

ROMA – «È una campagna mediatica studiata a tavolino», che avrebbe un suo «regista» e un obiettivo: «Non il ministro dell’Interno ma il governo». Angelino Alfano è circondato dai suoi deputati più fedeli, in un angolo dell’aula di Montecitorio, a margine del question time. In aula Giorgia Meloni, tra gli altri, lo ha incalzato chiedendogli le dimissioni. Vista dall’alto delle tribune la cerchia Ncd ha la forma di una trincea.

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Forza ItaliaIl retroscena.

Il nuovo gruppo dirigente forzista però non accetta più le invasioni di campo di Confalonieri: “Lui pensi solo alle aziende”.

ROMA – Silvio Berlusconi lascia anzitempo il San Raffaele e ritrova quel che resta di Forza Italia spaccato a metà, nella migliore delle ipotesi. Alla tolda di comando sono saliti ormai Gianni Letta con Ennio Doris e Fedele Confalonieri, col supporto di Niccolò Ghedini, pronti a imprimere una svolta anche nella strategia, nella linea politica da tenere nei rapporti col governo Renzi, nella campagna referendaria ormai in pieno svolgimento. E poi c’è una larga fetta che «non vuole morire nel partito azienda» come dicono in tanti in queste ore di nervosismo e frizione anche con l’alleato leghista.

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Salvini
ROMA – Se queste amministrative servivano a stabilire i rapporti di forza tra Lega e Fi, tra Salvini e Berlusconi, allora la partita l’hanno vinta Forza Italia e l’ex Cavaliere. «È tramontata una volta per tutte l’idea che possa esistere un centrodestra senza di noi, senza di me» è il refrain del leader all’indomani del voto e ripetuto perfino nelle telefonate con i big del partito che chiamano all’ospedale San Raffaele dove è ricoverato per accertamenti.

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Passano con un compromesso le mozioni Pd, Ncd e M5S e spianano la strada al via libera sulle Unioni civili.

ROMA.- L’utero in affitto in Italia non viene messo al bando, anche perché già vietato dalla legge 40 sulla fecondazione assistita. Ma non passa nemmeno l’invito al governo a trasformare la pratica, diffusa in diversi paesi, in reato internazionale, come alcuni cattolici e l’ala destra di Montecitorio avevano proposto. Dopo ore di dibattito su un ventaglio di mozioni proposte da quasi tutti i gruppi, alla Camera passa una sorta di grande compromesso. Lo siglano soprattutto Pd e centristi di Ncd, all’interno della maggioranza.

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referendum

Il retroscena.

Nel fronte del No crescono i favorevoli a votare per parti separate. Dai costituzionalisti ai parlamentari d’opposizione. M5S: “Presentiamo un referendum per ogni capitolo”. La minoranza pd: “Sì a comitati anti-riforma”.

ROMA – Spacchettare il quesito referendario di ottobre in quattro, cinque, sei distinti quesiti sulla riforma costituzionale. Obiettivo: «disinnescare» l’effetto plebiscito che il premier Renzi avrebbe generato collegando alla vittoria del “sì” la sua permanenza a Palazzo Chigi.

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