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Posts Tagged ‘Roberto Mania’

Per il Vaticano “è stolta e miope” la società che tiene padri in fabbrica e figli a casa, un’anomalia causata dal Pil che resta basso.

ROMA – Dice Papa Francesco che «è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga un’intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti». È l’anomalia del mercato del lavoro italiano con i giovani disoccupati e gli anziani occupati. Un conflitto generazionale che si trascina ormai da decenni in una cornice fatta di blocco della natalità, allungamento della speranza di vita, frantumazione del mercato del lavoro, innalzamento dell’età pensionabile, rivoluzione tecnologica e politiche di austerity. Ma soprattutto bassissimi tassi di crescita dell’economia, prima, durante e anche dopo la doppia recessione che ci ha colpiti in questo nuovo secolo.

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L’intervista.

Il leader lascia la Fiom “Politicamente non mi sento rappresentato da nessuno, sto con la Cgil. Bisogna recuperare quel 50% che non va a votare”.

ROMA – Maurizio Landini lascia la Fiom di cui aveva assunto la guida nel 2010. L’11 luglio l’assemblea della Cgil lo eleggerà membro della segreteria nazionale della Cgil. Il prossimo anno nel congresso si deciderà anche il successore di Susanna Camusso, Landini è tra i potenziali candidati. Ma in questa intervista ragiona soprattutto della sinistra politica. Anzi, della sinistra che non c’è. «Perché — dice il segretario generale uscente della Fiom — io penso che ci sia ancora una differenza tra destra e sinistra. La discriminante è il lavoro, la rappresentanza del mondo del lavoro. Nessuno rappresenta più questo mondo. Nessuno ha un progetto per cambiare il modello sociale. Per questo non c’è più la sinistra ».

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L’intervista.

La leader della Cgil Susanna Camusso detta le condizioni per evitare il referendum: i buoni lavoro potranno essere distribuiti solo a studenti pensionati e disoccupati di lunga durata per prestazioni occasionali e accessorie.

ROMA – «Non è con un maquillage legislativo che si può pensare di risolvere il problema dei voucher. Noi ne chiediamo l’abrogazione, chiediamo la cancellazione di una forma di precarietà», dice Susanna Camusso, segretaria generale della Cgil in questa intervista in cui sostiene che per evitare il referendum i buoni lavoro dovrebbero poter essere usati «solo dalle famiglie, acquistati all’Inps e non in tabaccheria, per retribuire, infine, la prestazione occasionale e accessoria di disoccupati di lunga durata, pensionati e studenti».

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agricoltura

Nel 2015 il Pil è aumentato dell’1 per cento come il Nord Ovest e più del Nord Est Nelle campagne l’occupazione su del 3,3%, bene anche commercio e costruzioni.

ROMA – Il Sud inverte la rotta. Per la prima volta dopo sette anni di discesa il Pil delle regioni meridionali riprende a crescere. Nel 2015 la ricchezza prodotta è aumentata dell’1 per cento, più del resto del Paese (+0,8 per cento). A trainare questa ripresa meridionale è soprattutto l’agricoltura: +7,3 per cento in un anno. C’è un sud che si muove dove comincia a risalire l’occupazione (+1,5 per cento, pari a centomila posti, contro lo 0,6 per cento delle altre aree) anche se per tornare ai livelli pre-crisi mancano ancora all’appello quasi mezzo milione di posti di lavoro. Perché — va ricordato — la recessione italiana ha picchiato più duramente e più in profondità proprio nelle regioni del Sud. Non era successo in occasione delle crisi precedenti. E la ripresa, certificata ieri dall’Istat, si legge, così, anche come un rimbalzo dall’abisso in cui l’economia meridionale era precipitata. Mai comunque il Sud era andato meglio del Nord.

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Governo all’opera sul piano flessibilità. Boeri: “Massimo contributo dell’Inps ” Confindustria: “Misura positiva per il ricambio generazionale nelle imprese”.

ROMA – Trenta, quarantamila lavoratori dovrebbero utilizzare in media ogni anno il prestito bancario per anticipare il pensionamento. È su questa stima che i tecnici del governo cominceranno nei prossimi giorni ad approfondire le simulazioni per definire tutti gli aspetti del piano triennale 2017-2019 sulla flessibilità pensionistica. Da due giorni la proposta del governo, che farà poi parte della legge di Stabilità del 2017, è formalmente sul tavolo: in pensione anche in anticipo di tre anni, con un prestito bancario che verrà restituito a rate in 20 anni e con il governo che, attraverso le detrazioni fiscali, ridurrà al minimo il peso delle rate per chi sarà costretto ad andare in quiescenza, per esempio chi perderà il lavoro.

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ContrattoPronta la direttiva della Madia all’Aran: priorità al milione con contratti sotto i 26 mila euro annui.

ROMA – Svolta nel pubblico impiego: gli aumenti retributivi nel prossimo rinnovo contrattuale interesseranno solo i lavoratori a basso reddito, sostanzialmente un terzo dei dipendenti pubblici, circa 800 mila, quelli — probabilmente — sotto i 26 mila euro lordi annui. È la linea decisa dal ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia. La direttiva del ministro all’Aran, l’agenzia per la contrattazione nella pubblica amministrazione, arriverà subito dopo il via libera da parte del Consiglio dei ministri (possibile in settimana) all’accordo, tra sindacati e l’Aran stessa, che riduce da undici a quattro i comparti contrattuali nel pubblico impiego.

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AnzianiAnticipare il pensionamento sarà indolore per chi è costretto a subirlo. Gli altri avranno tagli del 3-4% annuo, compensabili con finanziamenti bancari. La misura più onerosa: l’aumento di 80 euro alle minime

Gli interventi.

ROMA – Il “cantiere pensioni” si divide in quattro: introduzione della flessibilità in uscita, aumento dei trattamenti minimi, lavori usuranti e fondi previdenziali integrativi. Ma non è affatto detto che per tutti i capitoli si trovi una soluzione nella prossima legge di stabilità. Se è ormai scontato che dal 2017 si potrà lasciare il lavoro con almeno 63 anni (tre anni prima rispetto a quanto stabilisce la legge Fornero approvata nel 2011), più difficile — per l’effetto pesante che avrebbe sui conti pubblici — che arrivi un incremento generalizzato delle pensioni minime attraverso, per esempio, l’estensione del bonus di 80 euro. Complicata — sempre per ragioni di compatibilità economiche — anche l’operazione di aggiornamento della lista degli impieghi usuranti che consentono di lasciare prima il lavoro.

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L'età pensionabileIl progetto.

Il presidente del Consiglio: ci sono già logo e simbolo del nuovo meccanismo di flessibilità si chiamerà “Ape”. Previsti anche i prestiti bancari.

ROMA – I nati tra il 1951 e il 1953 potranno andare in pensione prima dei 66 anni e sette mesi previsti dalla legge. Sono coloro che sono stati bloccati, e più penalizzati dalla riforma Fornero, che nel 2011 innalzò senza gradualità l’età per l’accesso alla pensione dovendo fronteggiare una situazione di emergenza finanziaria con l’Italia sull’orlo del fallimento. Per chi oggi ha tra i 63 anni e i 65 anni, nel 2017 arriverà l’Ape (che sta per Anticipo PEnsione). Si potrà lasciare prima il lavoro, ma con una penalizzazione sull’assegno proporzionale agli anni dell’anticipo.

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Allarme Inail: incidenti triplicati per le persone retribuite con i ticket Il pagamento risulta sempre lo stesso giorno in cui ci si infortuna.

ROMA – Il voucher per coprire l’infortunio e nascondere il lavoro in nero. All’Inail, l’istituto per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è scattato l’allarme: nel 2012 gli incidenti di lavoratori retribuiti con i ticket erano stati 436, nel 2014 si sono triplicati, arrivando a circa 1.400, per il 2015 non ci sono ancora i numeri definitivi ma tutto fa pensare che siano in crescita marcata. Anche le morti bianche dei voucheristi si sono raddoppiate: due nel 2013, sei nel 2014, quindici, ma le procedure di accertamento sono ancora in corso, nel 2015. E c’è di più: quasi sempre il pagamento del voucher (10 euro lordi di cui 7,5 destinati al lavoratore) coincide con il giorno dell’infortunio mentre in precedenza non risulta alcun rapporto tra il datore di lavoro e il lavoratore.

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Voucher

Entro giugno decreto anti-abusi con la tracciabilità che costringerà i datori di lavoro a uscire dal nero.

ROMA – Entro giugno arriverà la tracciabilità dei voucher. L’obiettivo è contrastare il boom dei ticket lavoro (10 euro lordi), cresciuti in maniera vertiginosa negli ultimi anni (+ 66 per cento solo nel 2015), dietro al quale si nascondono con tutta evidenza forme di economia sommersa. E certamente la nuova precarietà del lavoro, senza alcuna tutela e con retribuzioni vergognose. Una giungla dei lavori. Riguarda soprattutto i giovani (il 31 per cento), poi le donne (oltre il 50 per cento), ma anche fasce di lavoratori maturi. Quasi 1,4 milioni di individui, molti sfruttati.

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La piazza

Lo sciopero.

I metalmeccanici incrociano le braccia per quattro ore con manifestazioni un po’ in tutta Italia dopo la rottura delle trattative sul contratto e animano un nuovo conflitto sociale senza più ideologie.

ROMA – I metalmeccanici si riprendono la scena. Senza più la tuta blu, perché sono sempre meno le aziende che l’adottano, e con l’i-Pad in mano che serve ormai anche a controllare i robot della fabbrica. Questi metalmeccanici (sono ancora oltre 1,6 milioni, nonostante la lunghissima recessione abbia spazzato via circa un terzo della nostra capacità produttiva) hanno scioperato ieri per quattro ore, riempito le piazze un po’ in tutta Italia, rianimato il conflitto sociale.

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l'età pensionabile in italiaL’età minima ha superato i 66 anni ma i vincoli Ue bloccano le ipotesi di ritiro anticipato Si studia la strada meno onerosa.

ROMA – «Il titolo c’è ma manca ancora il copione», dicevano ieri i tecnici del ministero del Lavoro. Sintesi efficace per spiegare che sì il governo vuole introdurre un po’ di flessibilità nei pensionamenti ma non sa quale strada prendere. E forse potrebbe continuare a non imboccarne alcuna. Perché se finora non è stato fatto (nonostante i tanti annunci) è perché costa troppo (dai quattro ai dieci miliardi, a seconda delle ipotesi) e le condizioni della finanza pubblica non permettono strappi tanto più che l’Italia sta già usando tutte le possibili clausole di flessibilità (riforme, investimenti, migranti) consentite dagli accordi europei, sul versante del deficit.

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boeriTito Boeri.

Il presidente dell’Inps: per introdurre l’età pensionabile flessibile Bruxelles va convinta a tener conto del debito futuro, destinato a calare.

ROMA – «Se vogliamo introdurre il pensionamento flessibile dobbiamo cambiare il Patto di stabilità in Europa». Tito Boeri, economista, bocconiano, con una lunga esperienza internazionale, all’Ocse e come consulente del Fondo monetario, è da un anno il presidente dell’Inps, il più grande istituto di previdenza d’Europa. Boeri ha fatto dell’uscita flessibile dal lavoro il centro della sua proposta per riformare («per l’ultima volta») la previdenza.

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I sindacati presentano il piano unitario “Minimi retributivi validi per tutti”.

ROMA – Dal conflitto alla partecipazione. Messi all’angolo dall’azione del governo Renzi, i sindacati tentano la strada dell’autoriforma. Giovedì prossimo, 14 gennaio, gli esecutivi di Cgil, Cisl e Uil vareranno a Roma la proposta unitaria per aggiornare il sistema contrattuale dopo il fallimento alcuni mesi fa della trattativa con la Confindustria. Ma in quel documento (“Un moderno sistema di relazioni industriali”) le novità sono probabilmente altre due: la spinta ad adottare un modello partecipativo con i rappresentanti dei lavoratori coinvolti nella governance e nelle scelte strategiche delle imprese, la richiesta di approvare una legge per rendere validi per tutti i minimi retributivi fissati nei contratti.
Insomma l’attuazione di due articoli della Costituzione, il 39 e il 46, finora inapplicati, anche per la contrarietà dei sindacati.
Dietro la mossa delle tre confederazioni c’è però il timore di essere nuovamente scavalcate dal governo.

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Effetto perverso della legge Fornero su lavori in appalto costi in più fino a 1.470 euro all’anno per dipendente.

ROMA – Coda velenosa della riforma Fornero, questa volta quella del mercato del lavoro del 2012. Prevede una “tassa sui licenziamenti” che serve per finanziare l’estensione della Naspi, la nuova indennità di disoccupazione. Dal prossimo primo gennaio dovranno pagarla anche le imprese che perdono gli appalti i cui lavoratori però non vengono licenziati ma interamente riassorbiti (come prevedono i contratti di lavoro) dall’impresa subentrante nell’appalto. Insomma si paga la tassa senza licenziare. Un paradosso. Che costa: la tassa varia, per ciascun “licenziato”, da un minimo di 490 euro a 1.470 euro l’anno in base all’anzianità di servizio ed alla retribuzione del dipendente.

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La nuova età
ROMA – Ventidue mesi di lavoro in più per le donne: dal primo gennaio scatta il nuovo gradino per l’accesso alla pensione di vecchiaia delle dipendenti del settore privato. Per andare in pensione dovranno aver compiuto 65 anni e sette mesi contro gli attuali 63 e nove mesi. Va meglio agli uomini per i quali ci sarà solo un mini-gradino di quattro mesi che porterà l’età per la pensione a 66 anni e sette mesi (66 e tre mesi fino alla fine di quest’anno). Per gli uomini è l’effetto dell’aumento dell’aspettativa di vita che verrà aggiornato proprio nel 2016, mentre per le donne l’incremento della speranza di vita (sempre quattro mesi) si combina con la riforma Fornero del 2011 che stabilisce un progressivo aumento dell’età pensionabile fino a raggiungere quella prevista per gli uomini nel 2018: 66 anni e sette mesi.

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I numeri
ROMA – «Non cambia nulla. Non è uno 0,8 o un 0,9 a fare la differenza », dicono con distacco a Palazzo Chigi. Eppure non è solo una questione di decimali. La questione è assai più complessa. Ed è per tanti versi un campanello d’allarme per il governo: la ripresa, già debole, sta rallentando. Bene che andrà sarà un ripresina. Ma l’azione di politica economica del governo era fondata su ben altre prospettive interne ed esterne. La trattativa con Bruxelles sulla flessibilità dei parametri parte tutta in salita. La ripresina non spingerà l’occupazione e la crescita dei posti di lavoro a tempo indeterminato rischia di assomigliare ad una “bolla”, come qualcuno aveva previsto, destinata a scoppiare anche se ci costerà più di dieci miliardi di euro per via degli sgravi contributivi e ancora di più se si considera l’abolizione dell’Irap sul costo del lavoro stabile.

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camussoIL COLLOQUIO/LA LEADER CGIL E IL FILM “LA LEGGE DEL MERCATO”

ROMA – «Sì, questo film dovrebbe vederlo pure Renzi. Forse capirebbe che la lotta alla disoccupazione è la vera priorità». Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, ha visto il film “La legge del mercato”. Nanni Moretti, padrone di casa al Nuovo Sacher di Roma, le ha presentato Vincent Lindon, cinquantacinquenne, protagonista del film, vincitore della Palma d’ora a Cannes quale migliore attore. “La legge del mercato” è un film diverso, per costi (solo 1,6 milioni), per attori (solo Lindon è un professionista), per tecnica (il ritorno al cinemascope). È insieme una finzione e un documentario. È un film politico, contro la brutalità dei nostri tempi, contro la disoccupazione che annichilisce la dignità. Contro la disumanità dei target aziendali. Racconta la nuova classe operaia che trasmigra dalla fabbrica ai supermercati, dall’industria al terziario, passando per la disoccupazione.

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camussoSusanna Camusso.

La leader Cgil respinge l’intenzione di introdurre per legge nuove regole di contrattazione.

«Perché fin dall’inizio l’obiettivo di Confindustria era chiaro: abbassare i salari, ridurre il potere d’acquisto dei lavoratori. Le sembra un obiettivo che potevamo condividere? ».
Perché ha definito stranianti le parole di Squinzi sulla fine delle trattative?
«Perché quando si è accorto che le sue idee sul salario non erano condivise ha fatto come quei bambini che si arrabbiamo e portano via il pallone. Non ci si rende conto che i sindacati rappresentano interessi diversi da quelli degli imprenditori. I contratti si costruiscono sulla base delle mediazioni possibili. Ma stiamo su sponde opposte. Mi stupirei se non fosse così, se non ci fosse il confronto e anche il conflitto».

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ROMA – Dopo la legge di Stabilità saranno scritte le nuove regole della contrattazione. A farlo sarà quasi certamente il governo, senza sindacati e Confindustria. Non era mai successo prima. Il modello contrattuale è sempre stato concordato tra le parti sociali sulla base dei rapporti di forza, delle reciproche convenienze ma anche degli obiettivi condivisi. Oggi, in epoca di deflazione, appare impossibile un punto di contatto. E se — come sembra — la palla passerà all’esecutivo si profila una vera svolta: l’introduzione del salario minimo legale (l’Italia è uno dei pochi paesi europei a non averlo, da quest’anno c’è anche in Germania) che finirà per sostituirsi al contratto nazionale (spina dorsale del nostro modello) e il baricentro contrattuale spostato tutto sul livello aziendale e territoriale per facilitare l’incremento della produttività (la bassa produttività è la malattia che ci portiamo ormai dietro da decenni). È questo che ha in mente il governo.

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