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Posts Tagged ‘Carlo Di Foggia’

La nota – “La banca svizzera consigliò di comprare azioni delle Popolari”. Ma non risulta.

La linea di difesa già non dimostrava molto, ma ora si scopre che forse non sta proprio in piedi. Mercoledì, dopo le polemiche per gli acquisti sulle banche popolari alla vigilia della riforma, un portavoce dell’Ingegnere aveva diffuso questa nota: “Non vi è stato alcun abuso di informazione privilegiata da parte sua. L’approvazione della norma era ampiamente nota, al punto che Ubs (colosso bancario svizzero, ndr) aveva tenuto una conferenza stampa sul tema due settimane prima, presso la Borsa di Milano, consigliando di acquistare azioni delle Popolari”. (altro…)

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Il presidente Casini decide di partire dalle popolari venete e poi a ritroso su Mps e l’istituto aretino. Così i rischi maggiori li corrono l’odiata Bankitalia e la Ditta di Bersani e D’Alema.

Il quadro è questo: bene che vada la neonata Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche avrà tempo fino al 15 marzo prossimo, quando terminerà la legislatura. Escludendo pause natalizie, impegni su altri voti fondamentali e quant’altro, restano tre mesi. Troppo poco per ottenere qualsiasi risultato, ma abbastanza forse per regolare qualche conto tra i partiti. Un’arma nucleare in periodo pre-elettorale. (altro…)

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Dietrofront – Nelle bozze del decreto non c’è traccia dei 250 milioni tagliati ai fondi per il sociale trasferiti alle Regioni che il governo s’era impegnato a restituire.

Di tutto di più, tranne i fondi per le categorie più a rischio, in barba alle promesse. La rassicurazione era arrivata il 17 marzo scorso: quel giorno il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, accompagnato dal presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini aveva promesso di ripristinare le risorse destinate al fondo per le non autosufficienze e alle politiche sociali appena tagliate tra polemiche feroci. Nel primo provvedimento utile, però, della misura non c’è traccia: nelle bozze della manovrina del governo, il cui testo ufficiale dovrebbe uscire oggi, lo stanziamento infatti non compare. (altro…)

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Il sistema – I tagli del triennio renziano costringono le Regioni a sforbiciare i fondi sociali. Gli 80 euro pagati dai meno abbienti.

Con una mano dare, con l’altra togliere, e quando scoppia il casino fare finta di indignarsi. Sono giorni in cui il governo dà il meglio di sé su una delle tante eredità lasciate da Matteo Renzi: l’enorme mole di tagli imposti alle Regioni per finanziare le diverse misure varate nei tre anni di governo del fiorentino, che ora presentano il conto. Questa storia è incredibile per l’irresponsabilità mostrata dai suoi protagonisti. (altro…)

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padoan

La trattativa, se mai è iniziata, si è chiusa: l’Italia si adeguerà per intero alla correzione sui conti pubblici da 3,4 miliardi chiesta dalla Commissione europea. A Pier Carlo Padoan resta solo il compito di mediare con Matteo Renzi su dove reperire i soldi (il segretario Pd – lo ha ribadito ieri – non vuole “aumenti di tasse”). Di certo non potrà contare su una robusta crescita economica per allegerirne l’entità. Ieri Bruxelles ha diffuso le sue “Winter forecast”, le previsioni d’inverno sull’economia dei Paesi dell’Unione. “Prendiamo nota positivamente dell’impegno preso di attuare la correzione entro aprile”, si legge nel focus su Roma. (altro…)

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renzi-bonus

Bruxelles formalizza la richiesta di correzione per il deficit eccessivo lasciato dall’ultimo governo con la legge di Stabilità 2017. E non tutte le mance saranno confermate.

Ua risposta “pubblica”, che comprenda “impegni specifici dettagliati e un chiaro calendario per la loro rapida adozione” entro il primo febbraio. L’ultimatum di Bruxelles porta la firma del vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e del commissario Pierre Moscovici. La cifra è a metà della lettera indirizzata a Pier Carlo Padoan: un correzione da fare sui conti pubblici da “0,2 punti di Pil”, cioè 3,2 miliardi. Altrimenti, l’Italia rischia una “procedura d’infrazione per deficit eccessivo”. (altro…)

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Camera dei Deputati. Pier Carlo Padoan in aula per il DDL salva bancheDa Siena può estendersi il contagio. Tesoro e via Nazionale rassicurano ma se i criteri Bce sono quelli di Mps il conto sale: dopo c’è solo la Troika.

La giravolta della vigilanza bancaria europea sul Monte dei Paschi rischia ora di far salire il conto dei salvataggi bancari. Nel silenzio totale del governo, alle 17.18 il ministero dell’Economia fa filtrare alle agenzie – in forma di “fonti del Tesoro” – questa rassicurazione: “Il perimetro del fondo per le crisi bancarie istituito con il decreto salva-risparmi è stato disegnato in modo ampiamente sufficiente a far fronte a tutte le esigenze di intervento che dovessero emergere dalle situazioni sotto osservazione”. Una risposta a una domanda non posta, ma il perché della rassicurazione è evidente dai numeri. (altro…)

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Sviluppo e regole, convegno con Padoan e MorettiI 40 mila piccoli obbligazionisti riavranno i loro soldi alla scadenza dei bond (col rischio di premiare qualche furbo). Per quelli delle 4 banche “aiutate” a novembre 2015 solo un contentino.

Nell’intricata saga bancaria da ieri ci sono tre certezze: Monte dei Paschi di Siena avrà lo Stato come azionista a larga maggioranza (il 62%, secondo gli analisti di Equita Sim); buona parte dei suoi piccoli obbligazionisti sarà tutelata; i risparmiatori truffati di Banca Etruria, Marche, Carife e Carichieti sono figli di un Dio minore. (altro…)

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gentiloniIl conto dei ritardi di Renzi: l’intervento che farà salire il debito dopo il via libera del Parlamento. Servirà a Siena, ma anche per PopVicenza, Veneto Banca, Carige, Etruria & C.

Mesi passati a smentirlo, pochi minuti per approvarlo e presentarlo alla stampa alle nove di sera con una conferenza lampo convocata senza nessun preavviso: il governo approva così la bozza di intervento per soccorrere il sistema bancario. (altro…)

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renzi-slideIl premier magnifica la manovra. E sui 50 milioni tolti alla città pugliese per la sanità dà la colpa alla Commissione Bilancio. Ma è falso. Imbarazzo pure sui soldi per il sisma.

La Camera approva col voto di fiducia la legge di Bilancio 2017. L’occasione è buona per uno show a Palazzo Chigi mentre in aula si vota: attori Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Le slide a fare da sfondo. Inizio e fine coincidono: “È ricca di buone notizie, non è all’Achille Lauro”; “spero che una manovra così bella vi dia argomenti per i vostri lettori”, il congedo dai giornalisti. In mezzo, i tasti noti – pensionati, imprese, sanità, Equitalia etc. – ma difficoltà a illustrare le risorse della manovra sul sisma e qualche bugia, una clamorosa. (altro…)

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lotta-evasione

Cifre sballate. Oggi arriva la lettera Ue coi richiami sulla manovra. Dubbi su migranti e terremoto. Ma sono le coperture “fiscali” (a rischio flop) a spaventare i tecnici.

La lettera della Commissione europea di richiamo sulla manovra finanziaria 2017 – che resta fantasma – arriverà (forse) oggi. Se il governo non si adegua ai rilievi, l’Italia subirà una procedura di infrazione per deficit eccessivo, quello “strutturale”, cioè al netto del ciclo economico, da cui pretende di escludere spese “eccezionali” per oltre 6,4 miliardi (migranti, terremoto, edilizia scolastica e cantieri vari). Cifre che l’Ue non è disposta a far passare per intero, specie quelle per la messa in sicurezza dal rischio sismico. Al netto di questo, la disputa sarebbe sul deficit/Pil previsto al 2,3% nel 2017 secondo i documenti inviati alla Commissione, che chiede invece di scendere al 2,2% (-1,6 miliardi). (altro…)

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le-stesse-cose

Il decreto fiscale – Il colle firma il testo con i condoni, visto che il fisco è paralizzato. Nasce un nuovo ente: farà lo stesso di prima, ma deciderà il premier La manovra resta fantasma.

La domanda è sempre la stessa: cosa ha approvato il Consiglio dei ministri il 15 ottobre? Non quello che prescrive la legge: la manovra finanziaria per il 2017, che resta fantasma, e neanche il decreto fiscale annunciato dal premier (neppure discusso in riunione). Quest’ultimo è arrivato ieri mattina – 7 giorni dopo il suo “varo” – al Quirinale, che l’ha firmato. L’ultima bozza, “bollinata” dalla Ragioneria di Stato, porta la data del 21 ottobre. Di norma nessuna bozza ha una data successiva alla sua approvazione in cdm. (altro…)

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padoanDopo la bocciatura dell’Ufficio parlamentare di bilancio e i dubbi di Bankitalia, Padoan difende i numeri del Def alle Camere. I parlamentari lo attaccano e il Fmi taglia le previsioni.

Il governo ha esagerato nei numeri su cui costruirà la manovra, al punto da renderli non credibili per l’Ufficio parlamentare di bilancio che deve validarli (“troppo ottimistici”) e “ambiziosi” per la Banca d’Italia, ma non importa: tirerà dritto, aprendo uno scontro col Parlamento e facendo storcere il naso sia a Bruxelles sia al Quirinale. A comunicarlo è lo stesso ministro dell’Economia. Pier Carlo Padoan si presenta alle 12 alle commissioni Bilancio delle Camere, il giorno dopo la figuraccia sui numeri: “Questa ambizione è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà un boost, una spinta alla crescita – spiega –. Il Pil programmatico non è una scommessa, ma l’effetto della manovra”. (altro…)

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padoan

Compromesso, Il ministro tratta con l’Ue: +0,6 % il Pil nel 2017 Servono 7-10 miliardi per i bonus elettorali. Rischio tagli alla sanità.

All’insegna dell’austerità, ma solo un po’. È questa la linea del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per la prossima manovra di bilancio, frutto di un compromesso con la Commissione europea con cui si sta chiudendo un difficile compromesso, trattando fino all’ultimo. Stando così le cose, la coperta per coprire le tante promesse fatte da Matteo Renzi per vincere il referendum il prossimo 4 dicembre (quando la legge di Stabilità sarà già passata da un ramo del Parlamento) si accorcia, e infatti la tensione tra il premier e il suo ministro – riferiscono fonti qualificate al Fatto – resta alta. Dal risultato della disputa dipenderà infatti l’entità dei bonus elettorali che il premier potrà spendersi in questi mesi. (altro…)

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Dopo i pessimi segnali degli ultimi mesi, Padoan cede: a settembre taglierà le stime di crescita. Il problema è sul 2017: si rischia un buco da 3-5 miliardi, e ne servono 25 per le promesse.

Finalmente se ne accorge anche il governo: quest’anno il Pil crescerà meno di quanto ha previsto nei documenti di bilancio e dunque dovrà tagliare le sue stime. Ad aprile, il Documento di economia e finanza prevedeva un aumento dell’1,2% nel 2016, bene che vada sarà intorno allo 0,8-0,9% o forse più basso. E la cosa non sarà indolore per i conti pubblici. (altro…)

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ministroQuali sono gli effetti del Jobs act? Ieri il ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti (in foto) ha diffuso i dati sulle “comunicazioni obbligatorie” del secondo trimestre 2016, cioè i contratti attivati e cessati nel settore privato. I numeri, come quelli dell’Inps da mesi (e dell’Istat a luglio sugli occupati) confermano un mercato del lavoro fermo e con segnali preoccupanti riconducibili alla riforma del lavoro.

I rapporti di lavoro attivati sono stati 2,45 milioni, a fronte di 2,19 milioni di cessazioni (in gran parte a tempo determinato): il saldo è quindi positivo per 260 mila contratti (precari anche questi). Le attivazioni di rapporti a tempo indeterminato sono state infatti 392.043, il 29% in meno rispetto al 2015 (per il taglio dei generosi sgravi contributivi del governo, ridotti nel 2016). Al netto delle cessazioni, il saldo è negativo di 78.518 contratti. In generale, i dati mostrano che sia le attivazioni che le cessazioni calano rispetto al secondo trimestre 2015. Se il primo aspetto è fisiologico vista l’assenza di crescita, il secondo va scomposto per capirne le cause. (altro…)

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lavoro

Dopo lo zero del secondo trimestre, non è previsto il rimbalzo. Male consumi e industria. In salita le promesse di Renzi.

Ora arriva anche la conferma dell’Istat: sarà un autunno freddo per l’economia. Esattamente l’opposto di quanto invece potrà avvenire sul fronte lavoro, con migliaia di occupati a rischio, soprattutto nell’industria ma anche nella pubblica amministrazione. Ieri, l’istituto di statistica ha ribadito nella sua nota mensile che la “brusca frenata” della crescita già registrata nel secondo trimestre (Pil fermo rispetto ai tre mesi precedenti) non sarà seguita da un rimbalzo. Questo complica i piani del governo, alle prese con le tante promesse da mantenere nella legge di bilancio d’ottobre e in vista del referendum costituzionale dove però rischia di arrivare sfibrato, sempre che una crisi bancaria non acceleri il declino. (altro…)

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PIL

Economia – Nonostante le pressioni degli ultimi giorni, l’Istat conferma lo zero, ma rivede le stime sull’anno. E Palazzo Chigi respira.

Nel secondo trimestre di quest’anno, l’economia italiana espressa con il Prodotto interno lordo (Pil) è rimasta ferma. A nulla è servita la “spinta” che il governo ha provato a dare ai numeri prima che l’Istat li diffondesse pubblicamente ieri: un’ingerenza che ha avuto il risultato di trasformare un dato atteso in una figuraccia. Tecnicismi a parte, questi numeri sono una pessima notizia e stridono con la narrazione di Palazzo Chigi. (altro…)

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Terremoto

Non si tratta – Il governo vuole che la spesa per il piano di messa in sicurezza degli edifici resti fuori dal deficit, Bruxelles dice no. Il premier: “Ciò che serve ce lo prendiamo”.

L’Italia non può scomputare dal calcolo del deficit i soldi per un grande piano di prevenzione del rischio sismico. Bruxelles chiude a qualsiasi velleità del governo. Chi segue i conti pubblici ai massimi livelli ammette: “Non c’è nessuno spazio, all’interno di quello schema, per ‘Casa Italia’”. Cioè il progetto di investimenti pluriennali per mettere in sicurezza il patrimonio edilizio italiano evocato dal premier dopo il sisma. Ieri Matteo Renzi ha preparato il terreno lanciando minacce a Bruxelles dal Tg1: “All’Europa diciamo che quel che serve per ‘Casa Italia’ lo prendiamo, punto”. (altro…)

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Costi

Dal sisma del Belice continuiamo a spendere soltanto per ricostruire. Pochi spiccioli per rendere le case antisismiche.

Una scia di disastri e occasioni perse lunga i mille chilometri dello Stivale, dal Belice (1968) al risveglio dell’Orcolat, che squassò il Friuli nel ’76, fino a quel 6 aprile 2009 azzoppò L’Aquila. Tutto pagato a caro prezzo: oltre 150 miliardi di euro e il conto salirà ancora. È la storia di una sconfitta, quella della “prevenzione del rischio sismico” che l’Italia, spaventata dai costi, ha derubricato a missione impossibile sul nascere, confinandola alla sola evoluzione normativa. (altro…)

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