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Posts Tagged ‘Tommaso Ciriaco’

Il retroscena.

L’ex sindaco di Milano prepara la convention di “Campo progressista”: probabile la presenza del fondatore dell’Ulivo. Quotidiani i contatti con Orlando Cuperlo in bilico: “Matteo va da un’altra parte”.

ROMA – Sfiancare Matteo Renzi, piegarlo fino a costringerlo a un programma comune e alle primarie di coalizione. Adesso la sfida di Giuliano Pisapia al leader dem è partita per davvero. Con un obiettivo: l’egemonia del campo progressista. «Noi stiamo facendo un progetto che in questo momento, purtroppo, è alternativo al Pd – scandisce l’ex sindaco – perché non ci hanno risposto sull’idea di costruire insieme un nuovo centrosinistra.

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Il retroscena.

Oggi la capigruppo rimanda il voto in aula alla prossima settimana. La mossa di Mdp: “Sia Gentiloni a ritirargli le deleghe”.

ROMA – La trappola del fronte antirenziano è pronta. Studiata nei dettagli da Roberto Speranza, prevede la decapitazione di Luca Lotti, ma senza accodarsi alla mozione di sfiducia dei cinquestelle. L’idea di Mdp è un’altra: un atto parlamentare che impegna Paolo Gentiloni a togliere le deleghe al suo ministro dello Sport. Cosa cambia, rispetto allo strappo grillino? Che la responsabilità ricadrebbe in capo al premier. E non rientrerebbe, ma soltanto sulla carta, nella categoria degli atti ostili contro l’esecutivo. «Il problema è politico – assicura Miguel Gotor – Qua non si tratta di sventolare garantismo o giustizialismo a giorni alterni. È tutto molto più semplice: Lupi non era indagato, eppure fu defenestrato. Da chi? Ma da Renzi, ovviamente… Ecco, chiediamo solo un po’ di coerenza».

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emiliano

Emiliano attacca l’altro candidato Orlando: è in conflitto d’interessi perché decide sui magistrati dell’inchiesta La replica: serve più rispetto nella battaglia. Il governatore della Puglia accusa pure Napolitano e Macaluso.

ROMA – Indagati e magistrati, inchieste e colpi bassi: ecco il menù dello scontro della campagna per le primarie del Pd. A tenere alta la tensione tra i candidati ci pensa Michele Emiliano, ospite di “In mezz’ora”: «Orlando è persona onesta, ma è in situazione di potenziale conflitto di interesse — attacca il candidato — in quanto esercita da ministro della Giustizia il potere disciplinare sui magistrati che stanno indagando sul caso Consip». Di più, questo potere lo esercita anche «su di me», sostiene riferendosi al provvedimento disciplinare in discussione al Csm che lo riguarda in quanto giudice fuori ruolo.

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mattarella

Per evitare un ritorno immediato alle urne il Capo dello Stato esplorerà il tentativo di varare un governo di scopo che assicuri stabilità e affronti il nodo della legge elettorale: l’Italicum non vale per il Senato.

Padoan in pole, ipotesi Grasso le carte in mano a Mattarella.

ROMA – E adesso tocca all’arbitro. Da settimane ogni passo di Sergio Mattarella è orientato alla stabilità, ma lo schiaffo referendario sembra rendere impossibile un governo saldo con Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Intendiamoci: per il Colle è sempre l’attuale capo dell’esecutivo a dover decidere se restare in sella. Non sarebbe certo il Capo dello Stato, insomma, a non favorire un “Renzi bis”. Ma sono la politica, e lo stesso leader, ad essere già passati al piano B. Toccherà allora al Presidente gestire un passaggio così traumatico. A partire dalla scelta del nuovo premier, che potrebbe uscire da una terna di nomi capaci, per ragioni diverse, di sbrogliare questa matassa infernale: Pier Carlo Padoan, Piero Grasso e Graziano Delrio. Con il ministro dell’Economia in pole.

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bersaniPier Luigi Bersani

L’ex segretario avverte: “Io sto cercando di salvarlo dal baratro, ma deve proporre subito la modifica dell’Italicum”.

ROMA – «Io davvero non capisco, non me ne faccio una ragione. Come fa Renzi a non vedere quel che sta succedendo in Europa e nel mondo? Come fa a non sentire quel che ribolle sotto di noi… Io lo sento, lo sento. Si comporta da irresponsabile, così finiamo nel burrone. Eppure il 2018 è lì che arriva. E se lui dice che vince il Sì e tira dritto, senza cambiare l’Italicum, andiamo a finire contro un muro». Pierluigi Bersani conversa mentre scende la scalinata che conduce a un’uscita secondaria di Montecitorio. Discute del futuro, del Pd e del referendum. «Se vince il No Renzi non deve dimettersi, semmai farà un altro governo…». L’ex segretario è preoccupato davvero, soprattutto dall’onda populista che rischia di travolgere tutto. E si sfoga.

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EllekappaIl retroscena

Lo scontro sulle nomine apre la battaglia finale sulla consultazione d’autunno. La minoranza: serve impegno diretto del premier a cambiare la legge elettorale.

ROMA – «Stanno provando di nuovo a farmi cadere. La Rai è solo un pretesto». Non ha più dubbi Matteo Renzi. Ha fiutato la manovra. Si prepara a un autunno d’inferno ed è pronto a difendersi. In fondo, l’aveva avvertito anche il potente sottosegretario Luca Lotti, mettendo in guardia l’amico di una vita un attimo prima del decollo verso Rio: «Questi ci stanno riprovando, guardati le spalle». Il problema è che il pericolo è già dentro il fortino. E non si tratta solo dei bersaniani, pronti a un clamoroso strappo sul referendum.

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Verdini

Il retroscena.

Il leader di Ala irritato per la decisione del presidente del Consiglio di abbandonare l’asse con il suo partito “Non lo aiuteremo più, vediamo se va avanti da solo”.

ROMA – «Da un anno Bersani e Speranza massacrano Renzi, e adesso sarebbe colpa di Ala? L’errore, piuttosto, è stato non partire subito con il partito della Nazione… ». I fedelissimi capiscono immediatamente che la settimana di Denis Verdini è iniziata male. Malissimo, visto che il premier non ha atteso neanche un giorno per individuare nell’alleanza con “Denis” la causa della pessima performance elettorale dei democratici. Però, messa per un attimo da parte la rabbia, l’ex braccio destro del Cavaliere sembra tranquillo soprattutto per un dettaglio: «Al Senato, ormai lo sanno tutti, siamo decisivi.

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Di battistaL’INTERVISTA/ALESSANDRO DI BATTISTA, DEL DIRETTORIO M5S
ROMA.
Un piccolo televisore mostra Matteo Renzi in Aula. Manca il volume, in linea con la scelta dei grillini di disertare l’Aula. Camicia bianca e cravatta blu, Alessandro Di Battista spiega questo “sciopero” parlamentare. Poi, inevitabilmente, si finisce col parlare dei sogni di governo dei cinquestelle. Di chi dovrebbe guidarlo. «Voterei Di Maio». E degli Usa: «Li critico, ma sono un grande Paese alleato».
Lasciando l’Aula non delegittimate la Camera?
«No, è Renzi che è totalmente delegittimato. Non è passato dalle elezioni, riforma la costituzione attraverso un premio di maggioranza abusivo. E fra l’altro è sotto mozione di sfiducia per lo scandalo “Trivellopoli”».

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Il ministroM5S e Lega preparano una mozione di sfiducia contro il ministro Boschi e attaccano Renzi: “Tutti a casa nel governo c’è un mostruoso conflitto di interessi”. La minoranza Pd: “All’esecutivo serve un tagliando”.

L’unico a difendere la Guidi è Berlusconi: “Le intercettazioni sono un vulnus grave”
ROMA – Non basta lo scalpo del ministro Federica Guidi, le opposizioni adesso pretendono un passo indietro di Maria Elena Boschi. E mettono nel mirino anche Matteo Renzi. In prima fila ci sono grillini e leghisti, in contatto per presentare una nuova mozione di sfiducia contro la responsabile delle Riforme. «O, se serve – sostiene il capogruppo leghista Massimiliano Fedriga – contro l’intero esecutivo». (altro…)

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Referendum
L’INTERVISTA EDOARDO ZANCHINI (LEGAMBIENTE)
ROMA – «Non è solo un referendum sulle trivelle, anche se la vittoria del sì bloccherà alcune nuove trivellazioni in Sicilia. Questa è una consultazione sulle politiche energetiche del Paese», giura il viepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini.
Andiamo con ordine.
«I referendum nascono per fermare politiche che mirano a estrarre più petrolio dai mari italiani. Una linea indicata dallo Sblocca Italia. È vero, quella legge è stata modificata, ma il governo ha detto: “Ok, però prolungo a vita le concessioni esistenti”».

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salviniLega e Meloni fanno asse e, dopo Roma, bocciano i candidati azzurri anche a Napoli, Torino e Bologna.

ROMA – Come ti disintegro il centrodestra. Comune dopo Comune, alleanza dopo alleanza va in pezzi la coalizione a trazione berlusconiana. «Siamo sotto assedio – confida Renato Brunetta al direttivo del gruppo – adesso dobbiamo stringerci tutti attorno a Silvio». Roma è il casus belli, Torino e Napoli le rappresaglie. Allargando l’obiettivo, però, si comprende meglio lo sfascio: da Bologna a Novara, passando per Latina e Salerno, è un mondo che va in frantumi. «Più che di esplosione – ironizza il senatore del Carroccio Jonny Crosio – parlerei di smontaggio controllato del centrodestra. Noi meccanici della Lega non usiamo la dinamite, ma il cacciavite. Poi torneremo ad assemblare… ».

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OrfiniSperanza attacca: “Renzi l’ha accolto” E Ala precisa: non andiamo ai gazebo.

Il soccorso dei verdiniani ai candidati renziani alle amministrative manda in tilt il Partito democratico. Troppo ingombrante la figura di Denis Verdini per accettare un impegno diretto di Ala alle primarie dem della Capitale. Intempestiva, di certo, la voglia di “gazebo” confidata da Ignazio Abrignani, fedelissimo del ras toscano: «A Roma io e i miei amici voteremo per Giachetti». E così, fin dal mattino, la sinistra denuncia il legame sempre più stretto tra il Partito democratico e “Denis”, mentre il commissario dem di Roma Matteo Orfini ci mette la faccia per chiudere il caso: «Se davvero Verdini ha voglia di primarie – sostiene – convinca la destra a organizzarle. Le nostre sono off limits per chi non è di centrosinistra».

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Ala verso il primo sì ma non entrerà nel governo I consensi aggiuntivi non saranno decisivi.

ROMA – «Renzi ha chiamato, noi rispondiamo. Dal palco del Pd ci ha riconosciuto dignità politica, noi adesso votiamo la fiducia su una legge giusta come quella sulle unioni civili». Pragmatico come sempre, Denis Verdini percorre l’ultimo miglio che lo separa dalla maggioranza sventolando la bandiera dei diritti. E nel giorno che precede il gran passo, non risparmia lezioni di politica ai parlamentari che lo incrociano. «Certo che la fiducia è un segnale. Di fatto, sancisce l’ingresso in maggioranza.

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ZoggiaSperanza a Renzi: “Non sia la prova generale del partito della Nazione”. Guerini: “Guai a un tifo contro la Ditta”.

È un paziente braccio di ferro, quello immaginato dalla minoranza. Un duello con due passaggi cruciali, già cerchiati di rosso: «Consiglio a Renzi di pensare soprattutto alle amministrative mette in chiaro Davide Zoggia – e di non personalizzare il referendum. Anche perché la situazione non è proprio il massimo, visto che una parte della sinistra sarà impegnata per il “no”, mentre Ncd e Verdini saranno schierati con il “sì”». Ecco il nodo: evitare che il fronte referendario a favore del ddl Boschi si trasformi nella coalizione di governo anche nella prossima legislatura: «Se si pensa di costruire così l’alleanza per le Politiche, abbiamo un grosso problema…».

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vendolaA febbraio la convention per un soggetto unitario tra i distinguo delle varie anime. Il nodo del leader.

ROMA – E adesso, Podemos anche in Italia? «Sì – riflette Nichi Vendola – ci interessa come Iglesias rifonda la sinistra. Non possiamo riesumare la salma di quella novecentesca, dobbiamo metterci in gioco». Per adesso si moltiplicano soltanto le sigle. E si litiga: Sinistra italiana contro la Coalizione sociale di Landini, Possibile contro Sel. Avanti da separati in casa, per non parlare del leader: ancora non c’è, sceglierlo assomiglia a un rebus.

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renzi

Il premier dopo il voto spagnolo: “Sia benedetto il nostro sistema, ci darà un vincitore certo e stabilità” Bersani: “Sbagli, la governabilità non può essere camicia di forza”. Speranza: “La legge è un errore, va cambiata”.

ROMA – Le elezioni di cui si dibatte sono spagnole, ma al centro della contesa c’è la legge elettorale italiana. «È la Spagna di oggi – ragiona Matteo Renzi – ma sembra l’Italia di ieri. Ora abbiamo cancellato ogni balletto post- elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero: ci sarà un vincitore chiaro». Interpretazione diametralmente opposta a quella della minoranza Pd, che si sgola: «Il nostro sistema elettorale va cambiato». E i democratici tornano a dividersi.

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salviniDomani raduno leghista in Piazza Maggiore Il segretario lumbard: Silvio non subalterno.

ROMA – E adesso in Forza Italia è il momento della resa dei conti. «Prima non avevamo una linea – esulta Daniela Santanché – e adesso ce l’abbiamo: sappiamo da che parte stiamo. Sì, lo so, ci sono state resistenze alla piazza di Bologna. Ma Silvio deve fare Silvio, non dare ascolto a chi Berlusconi non è, ma vorrebbe esserlo senza averne le capacità». Nomi non fa, però è chiaro che la pasionaria pensa ai vertici azzurri gelati dalla mossa dell’ex Cavaliere. E in particolare al cerchio magico di Arcore, quell’accrocco di fedelissimi finito nel mirino di Salvini: «Silvio, basta con questi inciucisti che ti hanno ghettizzato – ha detto nella telefonata decisiva in cui ha convinto l’ex Cavaliere – Esci fuori, torna in piazza e parla alla tua gente».

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verdiniDopo la diaspora berlusconiana,moderati senza meta.L’ipotesi del gruppo unico Ncd-Verdini-Fitto.

ROMA – Altro che transfughi, questo è un gigantesco esperimento di trasformismo collettivo. Tutto colpa dell’otto settembre del berlusconismo, che fa rima con poltronismo: «Il sistema è in decomposizione. Qualche collega vive come nel braccio della morte — ammette Carlo Giovanardi — e prova ad allungare la legislatura». Benvenuti al Grand Hotel Senato, dove tutti cercano una camera con vista sul renzismo. Solo a Palazzo Madama centododici cambi di casacca in due anni, un record strabiliante. «Gente disperata — sostiene Umberto Bossi — che difende solo la poltrona». Anime in pena che si offrono a chi promette il sogno migliore. «E invece io resto fermo — sussurra il senatore Antonio Gentile — perché tutti questi movimenti sono votati al suicidio. Sono un mediatore, afferro chi vuole buttarsi dalla finestra…».

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Ma Salvini avverte:intese alle nostre condizioni A giorni il candidato per Milano,in pole Del Debbio.

ROMA  – Una doccia gelida, l’ennesima. «È incredibile – scuote il capo Silvio Berlusconi, dopo un vertice con lo stato maggiore del partito – ho appena saputo che la corte di Starsburgo non si pronuncerà prima del 2016. Altro che ottobre, questa sentenza non arriverà mai. Inutile aspettare, devo tornare». In mancanza di riabilitazione, e per assenza di alternative, l’ex Cavaliere è costretto a simulare una leadership che sa di aver smarrito. C’è da contrastare lo strapotere della Lega e contendere al Carroccio il candidato sindaco di Milano. Il prossimo, vero banco di prova per valutare i nuovi equilibri nel centrodestra.

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BerlusconiROMA . Battere un colpo per non finire stritolati dal Carroccio. «Siamo inchiodati al 10% – ammette sconsolato Silvio Berlusconi, riunendo lo stato maggiore del partito in Sardegna – Renzi perde voti, ma li guadagna Salvini. E noi? Sempre lì, dicono i sondaggi». L’emorragia di consensi, certificata già dalle scorse amministrative, allarma l’ex Cavaliere. Non che le sorti di Forza Italia siano in cima ai suoi pensieri, ma tenere in piedi una struttura dignitosa serve a garantire meglio i suoi interessi. Per questo l’anziano leader chiede al partito di lanciare una campagna d’autunno contro la Lega. Nessuna rottura definitiva, ma un’intensa guerriglia mediatica per evitare l’estinzione. E strappare ai padani alcune delle candidature alla guida delle grandi città chiamate alle urne nel 2016. «E Milano – reclama Berlusconi spetta a noi».

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