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Archive for aprile 2013

Vauro

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#occupy pdGLI ELETTORI CONTESTANO TUTTI I VERTICI E TEMONO L’INCIUCIO COL CAIMANO: “IL VOSTRO È SUICIDIO DI MASSA”.

Twitter non è mai stato il luogo della disperazione a sinistra come ieri notte. É stato lì che #occupypd è diventato il grido di dolore di tutti quelli che, dopo essersi sorbiti due giorni di dirette web e messaggini criptati, hanno deciso molto semplicemente di mandare a quel paese il partito che li teneva faticosamente insieme.

Perchè dopo l’occupazione fisica delle sedi cittadine, dopo le chiacchiere arrabbiate nei circoli di paese, la valanga del dissenso ha invaso definitivamente la rete. La pagina di Pier Luigi Bersani è un cimitero. “Candidare D’Alema alla Presidenza della Repubblica e vederlo votato da Berlusconi e dai suoi ruffiani sarà la cosa più vergognosa che il Pd avrà fatto prima di scomparire. Spero solo che se va via Bersani non arrivi Renzi. Non voglio morire democristiano e il Pd dovrebbe essere un partito di sinistra” scolpisce Stefano Bregliano.  (altro…)

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BerlusconiIL CAVALIERE: “FUORI UN ALTRO” VEDE MONTI PER PROPORRE LA SEVERINO.

Ora “nomi nostri”. Al termine di una riunione fiume a palazzo Grazioli, i colonnelli del Cavaliere si sono detti pronti a “portare un nome di area centrodestra per il Quirinale”. Accadeva nei minuti in cui Berlusconi, uscito in anticipo dalla riunione, si recava a palazzo Chigi per un incontro con Monti. Sul piatto anche la possibilità di convergere sul nome di Anna Maria Cancellieri, bandiera di Scelta Civica. Ma non solo. “Nel Pd ormai ci sono solo macerie, dobbiamo avere la responsabilità di trovare una soluzione a questo guazzabuglio che ha creato la sinistra …da non crederci”.

Già. Se glielo avessero detto solo qualche giorno fa, il Cavaliere non ci avrebbe creduto.  (altro…)

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Rodotà PresidenteGIOIA E SOSPIRO DI SOLLIEVO DEI GRILLINI: I CARNEFICI DI PRODI SONO I DEMOCRATICI STESSI. “ADESSO SI SALVINO CON RODOTÀ”.

L’assemblea più breve della storia dei 5 Stelle dura mezz’ora. Il tempo di fare una domanda e una telefonata. Il quesito è netto: “C’è qualcuno che ha dei dubbi, che vede dei risvolti che non abbiamo considerato?”. Nessuno si alza in piedi. Allora, Vito Crimi prende in mano il cellulare, fa il numero di Stefano Rodotà e chiama il professore. Ormai si danno del tu: “Siamo qui con tutti i cittadini che ti hanno votato. Volevo farti sentire tutto il nostro calore. Nella sala di via Campo Marzio scatta l’ovazione. Tutti applaudono. Tutti scandiscono “Ro-do-tà”. Tutti. Di fronte allo sgretolamento democratico, il Movimento ferma fronde e dissidenti. I trenta che sembravano pronti a votare Prodi dopo la quarta votazione, non hanno più bisogno di rischiare la scomunica del gruppo. Prodi lo hanno fatto fuori gli altri. Che respiro di sollievo.  (altro…)

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QUEI numeri sul tabellone non sono la fotografia del Pd, sono la sua autopsia. I parlamentari escono dall’aula come da una camera ardente, i leader dalle porte laterali per non attraversare il Transatlantico: muti, a testa bassa, nessuno che vada a raccogliere le loro dichiarazioni e d’altra parte che cosa potrebbero dire? È tutto scritto nei numeri. Il primo giorno, giovedì, più di duecento voti sono mancati a Marini: quasi la metà del partito non ha seguito
le indicazioni di Bersani. Il secondo, ieri – presidente eleggibile a maggioranza semplice di 504 voti – il Pd ne ha fatti mancare a Prodi più di 100. Al fondatore dell’Ulivo, al suo “padre nobile”. All’uomo che la mattina era stato accolto dal gruppo come candidato al Colle con un applauso all’unanimità. Figuriamoci cosa sarebbe successo se non fossero stati unanimi. Prodi è rimasto sotto quota 400 – 395 voti – una vergogna. Rodotà, che – per motivi che nel Pd nessuno è riuscito ancora ad illustrare in pubblico con esattezza – non è considerato affidabile, ne ha avuti invece 50 in più. (altro…)

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BindiIL SEGRETARIO LASCIA E SI SFOGA. ANCHE ROSY BINDI SE NE VA RESA NEI CONTI NEL PARTITO. AI CAPIGRUPPO LE NUOVE TRATTATIVE.

È stata una vicenda di una gravità assoluta. Sono saltati i meccanismi di solidarietà interna. Abbiamo preso Prodi e lo abbiamo portato in questa vicenda di cui parlerà l’Europa. Quest’assemblea davanti alla mia proposta di voto segreto ha preferito l’ovazione e 1 su 4 di questi che sono qui ha tradito. Una vergogna”. Sono le 22 e 25 quando Pier Luigi Bersani davanti all’assemblea dei gruppi del Pd annuncia le sue dimissioni. “Io questa cosa di oggi non la posso accettare. Quindi consegno al mio partito le dimissioni che saranno operative un secondo dopo l’elezione”. Con un atto d’accusa, il segretario dice basta. Dopo 50 giorni dalle elezioni getta la spugna: non ce l’ha fatta, non è riuscito a gestire questa fase politica, ha perso il partito. (altro…)

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IL GIORNO DELLE VENDETTE E DELLA VERGOGNA: NEL TRANSATLANTICO IL PD SI TRASFORMA IN UNA CASBAH. I SUOI: “QUESTO È UN ASSASSINIO POLITICO”.

Chi mi ha portato a queste decisioni se ne assuma la responsabilità”. Nel giorno in cui il Pd sotterra sotto i colpi di 101 voti nemici la figura e la storia di Romano Prodi, il de cuius decide di trascinare l’intera classe dirigente nel luogo dell’oblìo. Questa breve e definitiva accusa di alto tradimento giunge alle otto di sera dal Mali, dal fronte caldo della guerra sahariana. È un giorno orribile per il professore, cade lui proprio mentre muore il suo più fraterno amico e collaboratore politico, Angelo Rovati. È insieme disfatta politica e tragedia umana, letterale e teatrale cupio dissolvi degli eredi della sinistra italiana. Corpicini che escono dall’aula coperti dalla vergogna sottile di chi ha ormai un conto aperto e una ostilità dichiarata con la reputazione. Le mani nei capelli di Rosy Bindi, figura emblematica di un potere declinato nella farsa, segnano l’atto finale della decimazione alla quale non sembra esserci riparo.  (altro…)

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Verso il dodicesimo presidente

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Bersani-prodiIL FONDATORE, LANCIATO ALL’UNANIMITÀ, SI FERMA A 395 VOTI OGGI IL PD FA SCHEDA BIANCA E C’È CHI PUNTA AL NAPOLITANO BIS.

Cui Prodest?”. Il cortile di Montecitorio è già buio da un pezzo. La battuta, amarissima, deforma il viso di un parlamentare renziano leale che ha votato Romano Prodi in una delle quattro urne dentro l’aula. “Cui Prodest?”. A chi giova aver fatto saltare pure Romano Prodi? Era difficile, se non impossibile fare peggio del disastro su Franco Marini di giovedì scorso. Il Pd di Pier Luigi Bersani c’è riuscito con una tempesta perfetta, con centouno franchi tiratori che mettono insieme tutto e il contrario di tutto.

L’ennesimo cambio di strategia ha affondato l’ex premier e l’ex presidente della commissione europea in meno di diciotto ore. Era l’una e mezza della scorsa notte quando Bersani ha dato la certezza a Nichi Vendola che dopo Marini c’era Prodi. Sulla carta i 496 voti dei grandi elettori del centrosinistra al quarto scrutinio, quando scatta il meccanismo della maggioranza assoluta, fissata a 504. (altro…)

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L’unico consiglio che ci sentiamo di dare al Pd (o forse all’ex Pd) è quello di evitare con tutti i mezzi e in tutti i modi nuove elezioni, barricandosi magari tra le macerie di largo del Nazareno, poiché a questo punto per Berlusconi e per Grillo sarebbe un gioco da ragazzi spartirsi le spoglie di un partito tenacemente proiettato verso un suicidio politico collettivo. Con l’imperdonabile colpa di aver coinvolto nella propria autodissoluzione la passione e le speranze di milioni di elettori e militanti che da giorni assistono sgomenti a quella specie di vendetta tribale che è diventata l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Un “tutti contro tutti” dove killer e vittime si scambiano di ruolo a giorni alterni con il risultato condiviso di sputtanarsi (e sputtanarci) davanti al mondo intero. (altro…)

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Io ho un’idea. Il Pd non propone più nessuno, anche perché qualunque nome faccia, fosse anche George Washington o Batman, finisce impallinato pochi istanti dopo. È scientifico. Restano così in campo la Cancellieri presentata dai montiani e votabilissima anche dal centrodestra, e Rodotà proposto dalle Cinque Stelle e da Sel. Ai mille e rotti grandi elettori il compito di decidere il ballottaggio tra queste due degnissime personalità, il cui senso delle istituzioni basta e avanza per garantire tutti quanti e per assicurare al paese una guida onesta e autorevole.
Finalmente dispensato dal compito di massacrare con le proprie mani i propri candidati, l’esercito del Pd sarà finalmente libero di godersi queste presidenziali come meritano. (altro…)

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RodotàA questo punto, con tutto il rispetto che si deve agli infermi, chi vuol bene a Pier Luigi Bersani dovrebbe mettergli accanto un pool di infermieri e di sanitari per assicurargli le cure e le assistenze del caso. Il pover’uomo, dopo aver perso le elezioni già vinte regalando agli avversari una dozzina di punti in due mesi, anziché dimettersi all’indomani del voto è rimasto al suo posto fino a ieri notte per propiziare un’altra ragguardevole serie di catastrofi. Prima s’è accaparrato le presidenze di due Camere senz’avere nemmeno un terzo dei voti. Poi ha preteso di guidare il governo senz’avere i numeri al Senato. Infine ha mandato al macello due fondatori del Pd, Marini e Prodi, senza preoccuparsi di garantire loro neppure l’appoggio dei suoi (figurarsi quello di altri). (altro…)

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rodota-bersani

Perché il no inflessibile a Rodotà da parte di Bersani? E’ una bella domanda. Un quesito a cui non c’è risposta, della serie chi siamo? dove andiamo? esiste l’intelligenza sugli altri pianeti e nel pdmenoelle? Ieri notte i gloriosi resti dello “squadrone” (copyright Bersani) si sono riuniti per valutare una rosa di nomi. Si dice che abbiano spaziato da D’Alema a Amato, da Mattarella a un Marini redivivo, a Prodi, gli unici esclusi sono stati Renzi, il sindaco fantasma di Firenze, per motivi di età, Berlusconi perché ufficialmente di un altro partito e Stefano Rodotà per motivi sconosciuti, forse perché non corruttibile. Un peccato mortale in politica. Il suo curriculum è di tutto rispetto:
Ha insegnato nelle università di Macerata, Genova e Roma, dove è stato professore ordinario di diritto civile e gli è stato conferito il titolo di professore emerito. Ha insegnato in molte università europee, Stati Uniti d’America, America Latina, Canada, Australia e India. Professore invitato presso l’All Souls College di Oxford e la Stanford School of Law. (altro…)

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Bersani

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PDL

I berlusconiani annunciano le barricate per impedire lo slittamento della quarta votazione. “Il nostro candidato resta Marini: i numeri ci sono”.

Il leader Pdl: la Sinistra vuole prendersi tutto. Contestazioni a Udine: “Buffone”.

ROMA— «Si eleggano pure Prodi e allora andremo dritti al voto. Occupano tutto, vogliono portare il Paese allo scontro, protesteremo anche in piazza». Rientrato a Roma in serata dal blitz elettorale di Udine, Silvio Berlusconi è già sul piede di guerra: intravede la tenaglia che potrebbe stringersi già dalla quarta votazione. Il progetto del candidato condiviso appare ormai arenato.
La linea, fino alla terza di questa mattina, resterà quella concordata con Pierluigi Bersani, nel faccia a faccia avuto dal Cavaliere a ora di pranzo (quando lo spoglio era ancora in corso ma era già palese l’impallinamento di Franco Marini): scheda bianca. «Ci sono i numeri per eleggerlo alla quarta votazione, proteggiamolo e lo riproponiamo alla quarta», è la proposta di Berlusconi. (altro…)

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PD

Da Torino a Bari, i militanti processano la linea-Bersani. Molte sedi invase dai militanti. A Roma bruciate tessere in piazza. “Cambiate o non vi rivotiamo”.

Grandi manovre tra capicorrente. Letta a Renzi: è urgente ricucire.

ROMA— La protesta si accende lungo la dorsale appenninica, nell’Emilia bersaniana, e si estende a macchia d’olio. La prima votazione è ancora in corso quando i “grandi elettori” modenesi del Pd, una decina, decidono di rendere pubblico il loro dissenso: «Voteremo scheda bianca, Marini è una persona di sicuro prestigio ma non è questa la strada del cambiamento». A fine giornata poi, tutti gli emiliani, dalla vice presidente del gruppo Paola De Micheli al giovane ex segretario modenese del Pd, Davide Baruffi al cattolico Edo Patriarca (in tutto sono 54) si riuniscono per riemergere dal «disastro Pd». (altro…)

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Doppio flop di Marini.

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Il borsinoIL PD CAMBIA METODO: PRIMA SI SCEGLIE ALL’INTERNO POI SI CONDIVIDE IL PROPRIO NOME CON LA COALIZIONE E CON LE OPPOSIZIONI. DIFFICILE L’ACCORDO CON IL PDL.

Le prime due votazioni per la presidenza della Repubblica hanno fornito due dati e tre vie d’uscita, quasi tutte impervie, per il Pd.

Il primo dato è che l’ex Popolare Franco Marini, il candidato lanciato mercoledì da Pier Luigi Bersani, e impallinato ieri dai franchi tiratori del suo e degli altri partiti nel-l’aula di Montecitorio, difficilmente riuscirà a trovare i voti delle Camere riunite per arrivare al Quirinale. Anche se sulla carta i 521 consensi raccolti alla prima chiama sono più dei 504 necessari a farsi eleggere presidente della Repubblica, e nonostante il fatto che Marini un passo indietro non sembra intenzionato a farlo, è difficile immaginare che il Pd lo rimetta in pista. L’altro dato è che la contestazione della base Democratica non ha bruciato solo il nome dell’ex sindacalista Cisl, ma anche l’ipotesi che dietro ci fosse un accordo con il Pdl di Silvio Berlusconi.  (altro…)

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RodotàA metà strada tra la piazza e l’Aula, nella terra di mezzo che separa le persone che gridano “Ro-do-tà” e le schede che cadono nell’urna con scritto sopra il nome di Franco Marini, lì, nel cortile di Montecitorio, al senatore Cinque Stelle Andrea Cioffi viene in mente un funerale di vent’anni fa: “Te la ricordi la moglie dell’agente della scorta di Falcone cosa diceva? Io vi perdono , diceva, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare”.

La metafora è decisamente tragica. Eppure, racchiude in pieno il senso delle tre ore di assemblea con cui i grillini hanno chiuso la prima giornata di votazioni per il Presidente della Repubblica: i Cinque Stelle questa volta fanno sul serio. Se il Pd dovesse chiamarli, oggi, sentirebbe parole mai udite: “Se votate Rodotà – questo il senso del ragionamento – Noi facciamo il governo con voi”. È la prima, ed evidentemente anche ultima, offerta concreta che il Movimento mette sul piatto della XVII legislatura. E i Cinque Stelle sarebbero disposti a farla anche rinunciando alla diretta streaming. Vogliono far capire ai democratici che la questione è seria, che non ci sono trappole, che si devono fidare. (altro…)

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Manifestanti PD.LA PROTESTA DAVANTI A MONTECITORIO: “NOI UMILIATI, CON QUESTI ABBIAMO CHIUSO”.

Pier Luigi “mezza scoreggia”. Perché “la scoreggia intera è Berlusconi, e Bersani – a furia di andargli dietro – puzza di …”. Solo che l’impietoso epiteto non arriva dagli elettori a Cinque Stelle, e nemmeno dai sostenitori di Renzi. Sono i bersaniani furenti che – raggruppati ieri davanti alla Camera – si accaniscono più di tutti contro il loro segretario. E mentre una tessera del Pd viene data alle fiamme (“perché ho resistito a tutto: a D’Alema, a Roma consegnata ad Alemanno, alle primarie losche; ma candidare Marini accordandosi sottobanco con Silvio, questo mai, Bersani è il sicario del Pd”, dice Claudia Costa, tra i volti della protesta), la signora Giuseppina srotola uno striscione scritto a penna (“Prima solo Berlusconi mi faceva vomitare, adesso anche tu Bersani”) e i ragazzi fanno partire un coro: “Marini, D’Alema, Amato… Bersani: ma che ti sei fumato?!”. Però sono proprio loro, i giovani del Pd, quelli in fondo più diplomatici. (altro…)

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