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Posts Tagged ‘presidente della repubblica’

NardiRiusciranno i nostri eroi a ritrovare il terzo fratello?.

NELLE AGIOGRAFIE PROLIFERATE IN POCHE ORE SU TUTTI I GIORNALONI D’ITALIA NON VIENE MAI CITATO L’ALTRO MATTARELLA: L’ANTONINO RACCONTATO DAL FATTO.

La lingua, per il giornalista italiano medio, è un muscolo involontario molto più di quell’altro. Quindi è naturale che, dopo aver leccato per nove anni consecutivi Re Giorgio I e II, dopo la sua abdicazione avvertisse un grande vuoto e garrisse all’impazzata alla ricerca di un altro leccalecca. L’horror vacui, per fortuna, è durato meno di due settimane. Poi, al primo affacciarsi di Sergio Mattarella, la Lingua Unica della stampa italiana s’è subito riposizionata umettando le grisaglie del Candidato senza neppure aspettare l’elezione. Mal che vada, si son detti i leccatori, facciamo un po’ di allenamento in attesa del prossimo. Non sia mai che il muscolo, a causa dell’inazione, si atrofizzi e si lasci cogliere impreparato alla bisogna. (altro…)

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Il voto
La vigilia
Nell’attesa della votazione di domani mattina, che potrebbe essere decisiva, ciò che Renzi deve temere è che i suoi avversari nel Pd tentino la rivincita, e che Alfano e Berlusconi non cerchino di far saltare il banco.
PAURA , molta paura. Trenta ore – a contare da adesso – non passano mai. Due notti – a contare da ieri – possono portare nei sonni di mille persone qualsiasi sogno, o di incubo. Se si tratta di eleggere il presidente della Repubblica possono logorare il più degno dei nomi, il più nitido dei disegni. Matteo Renzi avrebbe voluto la quarta votazione stasera, dalle sette a mezzanotte. Subito, si chiuda subito. Gli addetti alla buvette di Montecitorio erano già allertati: turno extra di piadine e supplì, straordinario garantito. Invece no, le sabbie mobili delle procedure che tutto ingoiano e rallentano hanno inflitto all’Uomo dell’Attimo – così lo chiamano, Renzi, in tanti anche fra gli amici: il mago della gestione dell’attimo – la consueta tortura. Bisogna aspettare domani.

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Le forze in campo

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Il colle-di-babele

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Da più parti si sente dire che il presidente della Repubblica debba avere un profilo di “padre”. Non so quanto sia costituzionalmente congruo, certo lo è psicologicamente. Ricordo lo scompiglio e il malessere indotti dalle intemperanze di Cossiga: pareva impossibile, e faceva paura, che al Quirinale abitasse un non-saggio, un destabilizzatore. “Padre” (e allo stesso modo “madre”) significa punto fermo, certezza, affidabilità. E significa (o dovrebbe significare) anche autorevolezza, facoltà di ricondurre alla Legge — la Costituzione repubblicana — anche i dissidi più animosi. Mi chiedo di quanti “padri” e di quante “madri” disponiamo, qui e oggi, noi italiani. (altro…)

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ProdiBindi: ok al Professore, va sanata la ferita dei 101 L’ex segretario Pd attacca Renzi anche sul “Salva-Silvio”.  
ROMA – Pierluigi Bersani candida Romano Prodi per il Quirinale e bacchetta Matteo Renzi sulla vicenda del “salva Silvio”. L’ex segretario del Pd esce allo scoperto sul candidato al Colle e dice: «Non voglio fare nomi, ma io sono quello lì. È immaginabile ripartire da dove ci si è fermati. Non ho bisogno di dire niente altrimenti poi Prodi si arrabbia». Rosy Bindi prende la palla al balzo e rilancia anche lei l’idea del Professore presidente: «Non faccio nomi e cognomi, — dice — ma bisogna ripartire da lì, dalla vicenda dei 101, da quella ferita che sanguina ancora».

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renzi-napolitano-berlusconi-verdini

L’altro giorno, fra le notizie in breve, i giornali hanno riferito dell’arresto a Podgorica (Montenegro) di Massimo Romagnoli, 43 anni, e di due suoi presunti complici romeni, per ordine del procuratore distrettuale di New York Preet Bhararaa, al termine di un’indagine della Dea, l’agenzia statunitense antidroga. Le accuse vanno dal terrorismo internazionale alla cospirazione al traffico d’armi per la vendita, fra l’altro, di lanciamissili e mitragliatori ai terroristi colombiani delle Farc (con tanto di certificati d’acquisto fasulli per far passare la merce alla dogana). L’aspetto avvincente dell’operazione è che Romagnoli è stato dal 2006 al 2008 un deputato italiano, ovviamente di Forza Italia, nonché responsabile del gruppo degli europarlamentari forzisti e sei anni fa, scaduto il mandato, l’allora ministro degli Esteri Franco Frattini lo inserì nel direttivo della Conferenza dei giovani italiani nel mondo; nell’aprile scorso infine Romagnoli fu promosso sul campo vicepresidente del Club Italiani nel Mondo e membro del Comitato di presidenza di Forza Italia in Sicilia, presentato da Silvio B. in persona. (altro…)

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Veltroni

SI È AUTOROTTAMATO, PERÒ ADESSO POTREBBE TOCCARE A LUI GIOVANE QUANTO BASTA, TONI MORBIDI E PROFILO EUROPEO IL PRIMO SEGRETARIO DEL PD GARANTE IDEALE DEL RENZUSCONI.

Chi è il Candidato, con la maiuscola, su cui il Condannato ha iniziato a ragionare domenica scorsa ad Arcore con i suoi fedelissimi? Il Candidato per il Quirinale, naturalmente. La successione a Giorgio Napolitano è il Grande Gioco innescato dalle indiscrezioni di sabato scorso sulla “stanchezza” di Re Giorgio e dalla conseguente ipotesi delle sue dimissioni nel bimestre gennaio-febbraio del ‘15. E il “ragionamento” aperto dall’ex Cavaliere è la prova regina che il patto del Nazareno con Matteo Renzi reggerà nonostante l’ammuina sull’Italicum su soglie di sbarramento e compromessi sulle quote di nominati. Come vanno spiegando, sino allo sfinimento, le colombe forziste “la pietra angolare su cui poggia il Nazareno è l’elezione del capo dello Stato ed è impensabile che Berlusconi si tiri fuori”. (altro…)

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NatangeloIL CAPO DEL GOVERNO SI AFFANNA INVANO: “NAPOLITANO È E RESTA UN’ASSOLUTA GARANZIA PER QUESTO PAESE”. MA PARTE LA CACCIA ALL’IDENTIKIT “GRADITO”. UN DEBOLE O UN FORTE COME VELTRONI?.

Giorgio Napolitano è e resta un’assoluta garanzia per questo Paese e un punto di riferimento molto importante”. Matteo Renzi sulle probabili imminenti dimissioni del capo dello Stato è nettissimo. In privato più di una volta gli ha chiesto di restare. Raccontano che abbia smesso solo recentemente, visto che il presidente è deciso a lasciare. Ma ancora spera che cambi idea. Contro le previsioni della vigilia, l’inquilino del Colle per lui è stato un alleato prezioso: l’ha assecondato sulle questioni principali, è intervenuto dove lui non arrivava, gli ha persino corretto provvedimenti scritti in maniera confusa. Certo, ogni tanto qualcosa il giovane Matteo ha dovuto cedere. Ma molto meno di quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Il punto, però, non è il presente, quanto il futuro.   (altro…)

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“In Francia è prevista l’immunità, così c’è la pacificazione”.

ROMA— «Senza presidenzialismo non ci sarà mai alcuna riforma elettorale, se lo mettano in testa ». A chi tratta per cambiare la Costituzione, Silvio Berlusconi ha iniziato a intimarlo perché il concetto sia ben chiaro. Elezione diretta del capo dello Stato, subito. Ma ancora una volta, la svolta istituzionale nei piani del Cavaliere finisce col coincidere con una personale via di fuga dai guai giudiziari, nel momento in cui la situazione per lui si fa assai complicata. «Sono l’unico che può farcela, se riuscissimo a votare col nuovo sistema, anche tra uno o due anni, posso ancora spuntarla e salvarmi».
Ne è convinto e lo ha ripetuto martedì notte nel vertice di Palazzo Grazioli col segretario Alfano, il coordinatore Verdini, i capigruppo Schifani e Brunetta, pochi altri dirigenti tra i quali Gasparri, Cicchitto e Fitto. Squadra ristretta per parlare di partito da snellire e rilanciare. Di governo da tenere in vita, salvo contrordine. E di possibile voto a ottobre. (altro…)

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Italy's newly re-elected president Napolitano speaks at the lower house of the parliament in RomeIl Capo dello Stato accusa i partiti colpevoli di non esser stati capaci di porre mano alle riforme, plaude al lavoro dei saggi, ma invita a passare ai fatti. La prima cosa da fare è, però, “procedere senza indugio alla formazione dell’esecutivo”. Nel discorso anche un apprezzamento (e un avvertimento) all’impegno del M5S: “Quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento”.

Sfiducia nelle capacità dei partiti,  ma anche sponsor alle larghe intese. Con questa premessa Giorgio Napolitano si è presentato davanti alle Camere riunite con un discorso di insediamento che ha il sapore del “commissariamento”. Tanto da promuovere, in maniera esplicita, l’agenda per il prossimo governo, da portare avanti nel solco del lavoro dei saggi da lui nominati. Un discorso ben oltre le prerogative del custode della Costituzione. Con diverse stoccate ai partiti per i moniti inascoltati e in particolare per “l’imperdonabile nulla di fatto sulla riforma elettorale”. Perché “convenienze, tatticismi e strumentalismi hanno condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche sulle riforme”. Gruppi politici redarguiti duramente anche quando lo applaudivano (“nessuno si chiami fuori da queste responsabilità”) e momenti di visibile commozione nei momenti in cui ha ripercorso la sua vita e la sua carriera politica. (altro…)

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La candidatura di Giorgio Napolitano, 87 anni, alla presidenza della Repubblica certifica il comatoso delirio di onnipotenza in cui si trovano i partiti. Di fronte alla decomposizione economica e sociale del Paese una classe politica di nominati è capace solo di replicare lo status quo. In molti gridano al golpe. E non è difficile capire perchè.

I cittadini chiedevano il cambiamento: volevano nelle istituzioni uomini e idee nuove perché quelle vecchie avevano portato l’Italia alla deriva. Invece, dopo il Colle, ci sarà un governo con tutti dentro:seguendo il programma dei 10 saggi. Nessun taglio al finanziamento pubblico ai partiti, riforme contro giudici, stampa e intercettazioni. Niente colpi d’ala nell’economia. (altro…)

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Il nuovo che avanza

Governo, l’ipotesi con Enrico Letta premier. Alfano vice e Monti agli Esteri.

I partiti hanno già pronta la squadra per un esecutivo di larghe intese. L’ossatura è quella dei “saggi” (ma non quelli tecnici). Agli Interni resterebbe la Cancellieri, Quagliariello alle Riforme, Violante alla Giustizia. Ma Napolitano potrebbe scegliere un’opzione pienamente “istituzionale”.

Enrico Letta presidente del Consiglio, Angelino Alfano vicepremier, Luciano Violante alla Giustizia, Mario Monti agli Esteri, Giancarlo Giorgetti viceministro all’Economia, Gaetano Quagliariello alle Riforme. Non è uno scherzo. Forse una provocazione, ma non uno scherzo. E’ la rosa di nomi che i partiti avrebbero pronta per formare il governo di transizione, possibile con il secondo mandato di Giorgio Napolitano che – cosa non secondaria – fino a qualche settimana fa non aveva la possibilità di scogliere le Camere, ma ora da “nuovo” capo dello Stato riassume la pienezza dei poteri. (altro…)

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elezione-quirinale

Bersani sconfitto, il candidato Pd-Pdl di poco sopra il 50% (leggi la cronaca ora per ora) Rodotà – sostenuto da M5S, Sel e dissidenti democratici – arriva a 243 voti. Alle 16 nuova chiama.

Dopo giorni di trattative serrate e una sfilza di nomi più o meno credibili, è arrivato il giorno dell’elezione del successore di Giorgio Napolitano alla guida del Quirinale. Dalle 10, i 1007 grandi elettori sono riuniti in seduta comune per votare il nuovo Presidente della Repubblica, il tutto dopo una nottata convulsa, caratterizzata dalla riunione dei gruppi parlamentari del Pd, in cui Bersani ha ufficializzato la candidatura al Colle di Franco Marini, nome assai gradito a Silvio Berlusconi e a una parte di Scelta Civica, ma non a tutte le anime del Partito Democratico. All’interno del Pd, infatti, sono letteralmente esplose le divisioni, con i renziani che hanno detto a chiare lettere che non voteranno per l’ex presidente del Senato. (altro…)

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bersani-nerone

Mi è stato segnalato un commento da l’Espresso sulle elezioni del presidente della Repubblica:
Qui è in gioco la sopravvivenza dello Stato Repubblicano italiano. Il pd ne ha la responsabilità. Eleggete un mostro e questa nazione cadrà.” Inviato da emadeca.
Bersani ha ignorato i nomi proposti dal MoVimento 5 Stelle per un semplice motivo. Gargamella ha già deciso. Ha fatto le Berlusconarie. I votanti erano due: lui e lo psiconano durante un colloquio intimo. Trasparenza e condivisione, queste sono le parole d’ordine del pdmenoelle. Sono stati scelti in particolare due nomi: D’Alema e Amato. Due personaggi di garanzia giudiziaria al posto di una figura di garanzia istituzionale. (altro…)

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I totnomine

In corsa i due ex popolari. Entro martedì un solo nome.

Nel Pd c´è anche chi propone il nome di Mario Segni, l´ex leader referendario
Il segretario pd: “I nomi fatti in questi giorni sono perfetti ma manca un pizzico di fantasia”.
Casini: “Più il capo dello Stato è di sinistra, più sarà difficile per Bersani fare il premier”.

La pista per il Quirinale curva adesso verso il nome di un cattolico. Della “rosa” avanzata ieri con i petali Giuliano Amato, Pietro Grasso, Anna Finocchiaro e Franco Marini rimane solo quello dell´ex segretario del Ppi ed ex presidente del Senato. «Una traccia debole», confidano gli ambasciatori del Partito democratico. Ma l´unica sulla quale è possibile intavolare una trattativa col centrodestra. Marini è gradito al Pdl. (altro…)

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Natangelo

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I papabili

È vero che nei Conclavi soffia lo Spirito Santo, mentre di solito la battaglia per il Quirinale è scossa da ben altre ventilazioni, per non dire flatulenze. Ma la classe politica, quando c’era, ha sempre cercato di cogliere lo spirito del tempo nella scelta di chi per sette anni deve rappresentare la Nazione. Nel 1946, dopo la guerra civile armata tra fascisti e antifascisti e poi referendaria tra monarchici e repubblicani, si optò per una nobile e antica figura di giurista meridionale e monarchico: De Nicola. Due anni dopo, per l’avvio della ricostruzione, fu scelto Einaudi, purissimo intellettuale liberale. Poi toccò a un alfiere dell’apertura al centrosinistra Dc-Psi: Gronchi. E, dopo gli eccessi di quest’ultimo, si passò a un conservatore illuminato, autore della riforma agraria: Segni. Poi fu la volta di un socialista riformista, Saragat. (altro…)

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Bersani-BerlusconiNella non sempre nobile, anzi quasi sempre ignobile, battaglia per il Quirinale, in questi primi 67 anni di storia repubblicana, s’è visto di tutto. Pugnali, veleni, franchi tiratori e franchissimi traditori, inciuci, lacrime, sangue, merda. Ma non s’era ancora visto un presidente della Repubblica scelto da chi ha perso le elezioni. Ma, siccome c’è sempre una prima volta, pare che sia proprio questo lo scenario che la sorte potrebbe riservarci di qui a una settimana, quando le Camere riunite cominceranno a votare per il nuovo capo dello Stato. Quaranta e rotti giorni fa gli elettori hanno issato sul podio tre partiti minoritari, in quest’ordine: Pd, M5S, Pdl. Ora il leader del primo, che ha perso 3,5 milioni di voti in cinque anni, ha deciso di chiedere al terzo, che ne ha persi 6,5, di concordare insieme una rosa di nomi fra i quali eleggere un nuovo capo dello Stato “condiviso”. Un modo elegante per riconoscere al terzo partito il diritto di veto sui nomi sgraditi al suo capo, il noto B. (altro…)

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