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Posts Tagged ‘germania’

Di MaioDa Creta a Santorini, da Mykonos a Salonicco, è ufficiale: quattordici aeroporti greci, tra i più redditizi, saranno ceduti alla Germania fino al 2055.
Prima le conquiste avvenivano con le guerre, oggi si fanno con l’Euro.

In Italia la Lamborghini, la Ducati, Italcementi e altri colossi sono in mani tedesche da oltre un anno.
Parmalat, Galbani, Eridania, Bulgari, Gucci, Buitoni, Sanpellegrino, Perugina, Motta sono tutte finite in mani francesi.
Tra il 2008 e il 2013, 437 tra i più famosi marchi italiani sono finiti in mani straniere. Ci hanno trasformato in un outlet, dove da tutto il mondo si viene a fare shopping senza che il governo batta ciglio.
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Baraldi

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Nardi

NEL SECONDO TRIMESTRE PIL -0,2 %, COME IL NOSTRO. LA LOCOMOTIVA IN REALTÀ È UN VAGONE E ORA SCATTA L’ALLARME CRESCITA IN TUTTA L’EUROPA.

Indietro tutta. La locomotiva tedesca si scopre vagone di un treno che sta rallentando, forse si ferma e rischia anche di scivolare all’indietro. Alla fine, il dato sul Pil (prodotto interno lordo) dei grandi d’Europa è arrivato, e il responso supera le peggiori previsioni: una battuta d’arresto delle due più grandi economie dell’eurozona. Nel secondo trimestre 2014 la Francia registra crescita zero rispetto al trimestre precedente, la Germania subisce una contrazione dello 0,2 per cento: era dal 2009 che il gigante tedesco non tirava il freno in maniera così decisa. È una seria ipoteca sul raggiungimento di una crescita vicina al 2 per cento prevista per il 2014 dal governo di Angela Merkel.   Se si aggiunge la terza economia dell’Eurozona, l’Italia, inchiodata per il terzo anno consecutivo alla recessione, il quadro europeo è desolante. Rispetto al 2008 – anno d’inizio della crisi – l’area euro ha perso il 2,4 per cento del suo prodotto internolordo (l’Italia il 9,1), cioè della ricchezza prodotta nell’anno. (altro…)

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merkel-hollande

Crisi: dopo 2 anni Pil cala in Germania. Bce: “In Eurozona ripresa disomogenea”.

Il Prodotto interno lordo tedesco cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. Francia ferma per il secondo trimestre consecutivo. Ministro Spain: “Ue allenti la stretta”. Borse europee aprono in rosso. Banca centrale europea: “Finora riforme strutturale in Paesi euro insufficienti”. Rendimento Bund crolla sotto 1%, prima volta nella storia. Portogallo cresce il Pil dello 0,6% nel secondo trimestre.

Non succedeva dal 2012: l’economia tedesca arretra. Il Pil della Germania cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggiore delle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. La crescita del primo trimestre rispetto all’ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%. Anche in Francia l’economia è ferma per il secondo trimestre consecutivo. Notizie che hanno avuto ripercussioni negative sulle borse europee. E a pochi giorni dalle parole del governatore Mario Draghi, che ha chiesto agli stati di “cedere un pezzo di sovranità, arriva un nuovo monito da parte della Banca centrale europea che torna a a chiedere ai Paesi dell’Eurozona riforme strutturali. Perché quelle fatte finora sono insufficienti e costituiscono “un altro rischio al ribasso” per le prospettive economiche. (altro…)

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Brasile

L’incredulità, l’umiliazione, le lacrime di un popolo e la rabbia per i tedeschi spietati. Ma poi torna l’orgoglio

La festa tragica del Paese umiliato “Perché? Perché?”.

IO DE JANEIRO COSÌ – no. Così no. Così è una violenza feroce e crudele che infierisce su un corpo, una squadra, un Paese steso a terra in lacrime, al buio nella pioggia, rannicchiato sotto i colpi. Perché non si fermano? chiede un tifoso olandese alla sua ragazza, il bambino che piange a sua madre.

no. Così no. Così è una violenza feroce e crudele che infierisce su un corpo, una squadra, un Paese steso a terra in lacrime, al buio nella pioggia, rannicchiato sotto i colpi. Perché non si fermano? chiede un tifoso olandese alla sua ragazza, il bambino che piange a sua madre, Dilma a sua figlia, perché non la smettono, come possono. Non la smettono. Sono il popolo che non smette. Non la smettono. (altro…)

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Germania pro e contro

C’ERA UNA VOLTA IL MITO DI “ITALIA-GERMANIA, 4 A 3”. OGGI LO SCARTO TRA I DUE PAESI SEMBRA INCOLMABILE. LORO HANNO BENEFICIATO DELL’EURO MA IL PRIMATO SE LO SONO CONQUISTATO. E ORA INCASSANO.

Italia-Germania 4 a 3” è più di un simbolo. Oltre l’amore per il gioco del calcio è l’emblema di un riscatto personale che in quel 1970 coincideva con un futuro di speranze. L’Italia si è crogiolata a lungo sul senso di quella partita e si è baloccatanell’idea che quel risultato continuasse a segnare i rapporti tra i due paesi. Che quelle cifre costituissero la giusta ripartizione dei meriti e delle colpe. 

   L’ultimo ventennio ha rappresentato invece una doccia fredda. La Germania si è confermata quello che è quasi sempre stata, una potenza economica mondiale mentre l’Italia ha perso quota, andando in affanno nel processo di unificazione europea e accumulando un ritardo forse incolmabile. I numeri sono impietosi.   (altro…)

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Non mi considero un fan della rigidità tedesca, ma ci sono secoli di storia e di riforma protestante dietro le parole pronunciate da Uli Hoeness, campione del mondo di calcio nel 1974 e presidente del Bayern Monaco condannato in primo grado a tre anni e mezzo di carcere per evasione fiscale. «Ho chiesto ai miei avvocati di non presentare appello, in linea con la mia idea di decenza, comportamento e responsabilità personale. Evadere le tasse è stato l’errore della mia vita. Affronto le conseguenze di questo errore». Letto da qui, sembra uno squarcio di fantascienza, ma questo signore ha dato davvero le dimissioni e ora si accinge a entrare in carcere.   (altro…)

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La Germania

Aperta un’inchiesta sui surplus tedeschi, l’Europa richiama il governo Merkel al principio di solidarietà. Quello che ha salvato i tedeschi dopo il ’45. 

Dopo il ’45 la Germania fu riaccolta dalle democrazie
Oggi impone agli altri Paesi dogmi economici insopportabili
DIMENTICA QUELLA SOLIDARIETÀ E E COMINCIÒ UN’ASCESA CHE HA TOCCATO L’ACME IN QUESTI ANNI DI GRANDE CRISI
Perché l’Europa ha paura di Berlino. Processo.

CONVIENE sempre guardarsi indietro e riscoprire da dove veniamo, quando una crisi economica, politica, anche mentale, tende ad avvitarsi e incancrenire. Conviene sapere come e perché ebbe inizio l’unificazione europea, dopo una guerra che devastò il continente. Come la Germania fu riaccolta dalle democrazie, rilegittimata, e potendo rialzarsi conobbe una formidabile ascesa economica. Come infine quest’ascesa ha toccato l’acme, nella grande crisi degli ultimi anni. Una crisi che minaccia l’Unione, la sua moneta unica, e perfino la sua pace interna. (altro…)

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MerkelLA COMMISSIONE EUROPEA: “LA POLITICA DI EXPORT DELLA GERMANIA HA AZZOPPATO I PARTNER DELL’UNIONE”. MA NON HA LA FORZA PER IMPORSI.

Buona ultima – dopo economisti d’ogni corrente ideologica, il Tesoro Usa e il Fmi – anche la Commissione Ue s’è accorta che gli squilibri regionali dell’eurozona sono un problema e che, in particolare, il surplus commerciale della Germania (oltre il limite del 6 per cento negli ultimi tre anni) ha finito per azzoppare i suoi presunti partner europei. Ha spiegato il governo americano: “La crescita anemica della domanda interna tedesca e la dipendenza dalle esportazioni hanno ostacolato un riequilibrio in un momento in cui altri paesi dall’area euro erano sotto forte pressione per rallentare la domanda e contenere le importazioni per promuovere aggiustamenti”. (altro…)

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In Germania l’Spd ha messo, tra le condizioni per la sua partecipazione alla grande coalizione, un investimento di 18 miliardi per la scuola pubblica, più 15 miliardi per il reddito minimo garantito, altri 10 miliardi per il sostegno alle madri in difficoltà economica e 7,5 miliardi in più per gli assegni familiari.

Dato per scontato quindi lo sfondamento del patto di stabilità nel 2014, si scommette tuttavia che gli investimenti di Stato producano una crescita economica che consentirà maggiori entrate nel 2015 e quindi il successivo rientro nei parametri.

Proprio come le larghe intese da noi, insomma: uguale uguale.

Da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it

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MannelliC’è una sola categoria che, sulle elezioni tedesche, riesce a essere più ridicola dei politici: i giornalisti. Siccome la legge elettorale tedesca è davvero democratica, dunque non prevede mostruosi premi di maggioranza come il Porcellum, alla Merkel non basta aver ottenuto il maggior trionfo dai tempi di Adenauer: mancandole un pugno di seggi, deve coalizzarsi coi Verdi o coi Socialdemocratici. Dunque, secondo i trombettieri italioti dell’inciucio – gli stessi che per vent’anni l’hanno menata con la “religione del maggioritario” (o di qua o di là) – questa sarebbe la prova che le larghe intese sono cosa buona e giusta in tutta Europa, e dunque in Italia. Ma i fautori di questa presunta “lezione tedesca” fingono di ignorare chi sono i protagonisti delle grandi coalizioni in Germania e altrove: partiti normali, guidati da politici normali, che prendono un sacco di voti e poi mettono insieme i punti comuni dei loro programmi in ampie discussioni, alla luce del sole, sotto gli occhi degli elettori. (altro…)

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Ellekappa

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Viste da qui, le elezioni tedesche sono state un fenomeno paranormale. Alle sei le urne erano chiuse, alle sei e un quarto si sapeva già chi aveva vinto, alle sei e mezza Merkel si concedeva un colpo di vita e stiracchiava le labbra in un sorriso, alle sette meno un quarto il suo rivale socialdemocratico riconosceva la sconfitta e alle sette tutti andavano a cena perché si era fatta una cert’ora.

Qualsiasi paragone con le drammatiche veglie elettorali di casa nostra – gli exit poll bugiardi, le famigerate «forchette», le dirette televisive spalancate sul nulla, le vittorie contestate o millantate e la cronica, desolante assenza di sconfitti – sarebbe persino crudele.    (altro…)

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Il nuovo Buntestag

Ma ora la cancelliera può frenare i falchi
Le reazioni.

LO STRAORDINARIO successo che gli elettori tedeschi hanno attribuito ad Angela Merkel premia i risultati tangibili ottenuti nel governare il Paese ma anche il fatto che, sotto la guida della cancelliera, la Germania è diventata indiscutibilmente la potenza egemone del Continente. Un risultato che la nazione tedesca ha vanamente inseguito per 150 anni al prezzo di stragi e distruzioni, e che ora ha ottenuto in modo pacifico, e tutto sommato consensuale, grazie all’esistenza della Ue. (altro…)

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merkel-elezioni

Elezioni Germania, exit poll: Cdu al 42,3%, Spd al 26,5. Possibile monocolore.

Trionfo della Merkel che raccoglie l’8,5% in più rispetto al 2009. La cancelliera verso il terzo mandato: “Un super risultato”. Potrebbe avere la maggioranza assoluta nel Bundestag. Fuori gli storici alleati della Fdp, sotto il 5%: non accadeva dal 1949. Crescono (di poco) i socialdemocratici, Steinbrück: “Ora trovino una maggioranza”. La Linke è il terzo partito. Gli “anti euro” della AfD a un filo dall’ingresso in Parlamento. (altro…)

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UNA potenza egemone, ma timorosa di dominare perché memore della propria storia. Volitiva, ma temporeggiatrice fino all’abulia. Difficile afferrare la Germania, alla vigilia delle elezioni, e per questo abbondano i luoghi comuni, le definizioni elusive.

Sono i tentativi di psicologizzare un potere evidente, invadente, che Berlino dissimula con cura e che nelle capitali dell’Unione non si sa come contrastare. L’Europa intera si nutre di questi stereotipi, da quando la crisi l’ha assalita, e aspetta ammaliata, inerte, l’esito del voto. Spera che tutto cambierà dopo il 22 settembre, ma il tutto che promette lo affida a Berlino. Il rinnovo del Parlamento tedesco precede di pochi mesi le elezioni europee. Nell’Unione è vissuto come il primo atto di un dramma che concerne il continente, e che ha per protagonista la malata democrazia d’Europa. (altro…)

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Il 27 gennaio del 1945 furono abbattuti i cancelli di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa. Dal 2000, quella data viene ricordata ogni anno in quello che stato definito il Giorno della Memoria. Una ricorrenza nata per commemorare, appunto, la Shoah e tutto quello che di disumano ha comportato. Sono infatti oltre sei milioni gli ebrei uccisi a causa del progetto di sterminio nazifascista.
Nei campi trovano la morte oltre 3 milioni di ebrei (che tra fucilati e morti nei ghetti diventano circa 6 milioni), 3.300.000 prigionieri di guerra sovietici (anche sugli slavi piomba la politica di annientamento), 1 milione di oppositori politici, 500.000 zingari Rom (Porajamos = distruzione nel linguaggio Romanès), circa 9.000 omosessuali, 2.250 testimoni di Geova oltre a 270.000 morti tra disabili e malati di mente.
Anche il testo dell’articolo 1 della legge italiana definisce così le finalità del Giorno della Memoria: «La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.» 
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A confronto le buste paga erogate dai due grandi gruppi automobilistici: 2600 euro netti contro 1.400. Il lavoratore italiano prende di meno, paga più tasse e si ritrova welfare e servizi più scadenti. Eppure i bilanci della casa di Wolfsburg battono alla grande quelli del concorrente torinese. Intanto Marchionne chiede nuovi sacrifici e aiuti all’Europa.

Marta Cevasco e Jurgen Schmitt sono due operai metalmeccanici. Hanno quasi la stessa età: 52 anni la signora italiana e 50 il suo collega tedesco, un’anzianità di servizio simile, entrambi tengono famiglia (coniuge e un figlio) e fanno più o meno lo stesso lavoro non specializzato. Qual è la differenza tra i due colleghi? Semplice: lo stipendio. Jurgen guadagna molto di più. A fine mese l’operaia italiana arriva a 1.436 euro, quasi la metà rispetto al metalmeccanico tedesco, che porta a casa una retribuzione 2.685 euro. A conti fatti, Marta e Jurgen sono divisi da 1. 250 euro. Chiamatelo, se volete, lo spread del lavoro. E anche qui, come succede per la finanza pubblica, vince la Germania. O meglio vince Volkswagen e perde Fiat, perché i due operai che abbiamo scelto per questo confronto sono dipendenti delle due più importanti aziende automobilistiche dei rispettivi Paesi. Jurgen passa le sue giornate alla catena di montaggio dello stabilimento di Wolfsburg. Marta invece lavora in una fabbrica del gruppo del Lingotto. (altro…)

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La Grecia mette in vendita le sue ricchezze ma compra armamenti da Francia e Germania. È ricatto internazionale?

Fra poche ore i cittadini greci sapranno la risposta definitiva. Se quellacarneficina di diritti, ricchezza e democrazia che sono state le ultime manovre varate dal governo Papademos sono valse almeno a sbloccare il prestito di 130 miliardi di euro – utile giusto per prolungare l’agonia ellenica – oppure no.  Stasera infatti l’Eurogruppo, composto dai ministri delle finanze della Unione europea, si riunirà a Bruxelles per decidere sul prestito alla Grecia. Dopo mesi di rinvii, di richieste di sacrifici economici e sociali, di ricatti e minacce operati sventolando lo spauracchio del default, sembra infine giunta l’ora di prendere una decisione definitiva. Secondo le indiscrezioni emerse nei giorni scorsi, l’Eurogruppo sembra orientato per il sì agli aiuti. “A questo momento sembra che si vada proprio in questa direzione”, ha dichiarato in un’intervista televisiva Maria Fekter, ministro austriaco delle Finanze. “Non credo che ci sia una maggioranza che vada in una direzione diversa perché una strada diversa è enormemente ardua e costa molti molti soldi”. (altro…)

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